Siamo lieti che il commissario alla Sanità Scura ci faccia i conti in tasca, così, forse, comincerà a capire quanto gli stiamo dicendo da anni. Del resto, mai perdere la (nostra) speranza, non è così? Ordunque, andiamo al (nuovo) problema del “nostro”. L’ingegnere Scura stavolta ci accusa di eludere le normative sulle prestazioni. Atteso che siamo sempre molto lieti di imparare qualcosa di nuovo, anche stavolta, purtroppo, come già in passato, il commissario si appalesa impreparato.
Anni fa una norma nazionale introdusse il superticket, vale a dire una quota fissa a carico del cittadino non esente, in pochi casi anche per l’esente, per ciascuna richiesta/impegnativa del Servizio sanitario nazionale di esami ambulatoriali, che si aggiunge alla franchigia. Cioè il cittadino non esente paga le tariffe delle prestazioni riportate in ricetta fino ad un massimo di 45 euro (questa è la franchigia, il resto è a carico del Sistema sanitario nazionale), cui si aggiunge una quota fissa, variabile a seconda della regione, che in Calabria ammonta a 11 euro. Ciò riguarda i non esenti, cioè circa 1 calabrese su 3, cosa che pare sia dovuta al fatto che la Calabria è la regione più povera d’Italia.
Primo punto: è il caso che qualcuno dica a Scura che la Calabria non è ricca come la Toscana da dove proviene? Parrebbe proprio di sì.
Sin dall’entrata in vigore della legge, l’allora presidente nazionale di FederAnisap pubblicò un articolo sul Sole 24ore Sanità, ripreso dai media tv nazionali, con cui criticava proprio l’applicabilità della norma nella quale è evidente che il cittadino pagante avrebbe trovato conveniente rivolgersi ad un privato accreditato e non esibire la ricetta Ssn, ma chiedere le stesse prestazioni in essa riportate in regime privato, alla stessa tariffa o giù di lì, così risparmiando la quota fissa.
Nessuna ricetta del Servizio sanitario nazionale viene quindi cestinata, essa viene solo trattenuta dall’assistito che dovrebbe restituirla al medico prescrittore.
Secondo punto: Nessuna elusione quindi da parte dei laboratori, è la norma che nasce così. Ed a dirlo per primo pubblicamente è stato il più importante rappresentante di categoria dei laboratori privati accreditati.
Con Decreto Commissario ad Acta 142/2017, alla pagina 7 dell’allegato 1, è stabilito lo schema di rilevazione dati relativi alle prestazioni rese dagli erogatori al di fuori del Ssn, pagate, quindi, di tasca propria dal cittadino. Ancora non è vigente in quanto la Regione Calabria non ha definito tutto quanto previsto nel citato decreto, che è firmato dal commissario Scura.
Terzo punto: la Regione Calabria non sa quante prestazioni i cittadini pagano di tasca propria perché solo ora il commissario Scura ha stabilito che bisogna rilevarle, così come accade in altre regioni. L’iniziativa però non parte dal commissario, ma dagli ambulatori privati, le cui associazioni hanno fortemente voluto tale rilevazione al fine di dimostrare quanto importante fosse il loro apporto all’assistenza della popolazione.
Nel 2017, il commissario Scura pubblica il decreto con cui stabilisce tetti di spesa e contratti per gli ambulatori privati il giorno 30 ottobre. I tetti di spesa riportati coprono la produzione di prestazioni neanche fino a tutto settembre. I direttori generali si trovano nell’impossibilità di proporre i contratti agli erogatori perché, come dice il TAR Calabria con sentenza 1076 del 16/5/2018, al punto 2.5 : “nel provvedimento impugnato è espressamente stabilito che “i limiti di spesa per l’anno 2017 per l’acquisto di prestazioni di specialistica ambulatoriale da privato accreditato … devono comunque riassorbire la produzione erogata nei mesi precedenti alla determinazione dei limiti medesimi”, ciò che vale ad introdurre una clausola di salvaguardia a tutela della riscossione dei crediti derivanti da prestazioni già erogate in epoca antecedente rispetto alla fissazione dei tetti di spesa…”.
Ciò che precisa il giudice amministrativo, quindi, non era rispettato, da qui l’inerzia dei manager aziendali, poi obbligati da Scura a formulare comunque delle convocazioni ai privati, slittate al 2018, a seguito delle ripetute intimazioni.
Quarto punto: i contratti 2017 non sono stati firmati perché inapplicabili, benché il Tar abbia riconosciuto al Commissario i suoi poteri. Fermo restando che tale esercizio avvenga nel rispetto delle regole stabilite dalla legge, non dal commissario.
È per tali motivi che gli ambulatori privati accreditati hanno sempre operato legittimamente ed altrettanto legittimamente pretendono il pagamento fino al primo trimestre del corrente 2018.
Da ultimo la sospensiva sui decreti di Scura, che stabiliscono i tetti 2018 per gli ambulatori (DCA 72/2018) e cliniche (DCA 87/2018). Si tratta di una procedura di urgenza con cui il giudice ha sospeso l’efficacia della nota di Scura n. 183821/18, con cui il commissario ha intimato ai direttori generali delle ASP calabresi di convocare gli erogatori privati per la firma dei contratti secondo quanto previsto nei due citati decreti.
Quinto ed ultimo punto: il TAR ritiene che quanto predisposto da Scura per i contratti 2018 vada verificato legalmente (forse già nella camera di Consiglio fissata il prossimo 26 giugno), atteso che con la sospensiva conferma la fondatezza delle riserve e delle contestazioni proposte dai privati, paralizzando ogni contrattazione.
A questo punto appare evidente che sia il commissario Scura ad aver bisogno di schiarirsi le idee, cosa per la quale noi associazioni di categoria dei privati continuiamo a dare piena disponibilità, a fronte del suo arroccamento e della sua insistenza a non convocarci, atteggiamento che, temiamo, terminerà solo col suo prossimo licenziamento da parte del nuovo Governo nazionale. Insistiamo allora ad invocare l’intervento del Presidente e dell’intera Giunta regionale non perché interferiscano nella programmazione sanitaria, compito esclusivo del commissario, ma perché subentrino nello sblocco dei pagamenti agli erogatori fermi già da quasi un anno, grazie alle pronunzie del Tar ed ai pareri già espressi dall’Avvocatura regionale.
Già oggi gli ambulatori privati sono impossibilitati ad erogare prestazioni se non a pagamento ed a breve dovranno inesorabilmente procedere alla chiusura dell’attività, coi conseguenti danni irreversibili all’economia regionale, alla occupazione ed alla assistenza sanitaria per i calabresi.
*presidente Asa Calabria
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