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Va in ospedale dopo un malore, latitante arrestato

Giovanni Sposato, sfuggito alla cattura nell’operazione “Terramara-Closed”, è stato rintracciato dalla polizia dopo essersi recato in ospedale

Pubblicato il: 07/06/2018 – 21:44
Va in ospedale dopo un malore, latitante arrestato

TAURIANOVA Finisce a causa di un malore la latitanza di Giovanni Sposato, elemento di vertice dell’omonimo clan di Taurianova, arrestato questa mattina dagli uomini della Squadra mobile e dei commissariati di Cittanova e Taurianova. L’uomo era latitante dal dicembre scorso, quando si è sottratto alla cattura nell’ambito dell’operazione Terramara-closed, che ha svelato come nel piccolo centro della Piana he per quasi un decennio la democrazia sia stata scippata perché  tutto, dall’amministrazione, all’economia, all’ordine pubblico, è stato in mano alla criminalità.  Gli investigatori erano da tempo sulle sue tracce, da mesi monitoravano da vicino parenti e amici in moda da ricostruire la rete che ne copriva la latitanza, ma questa mattina le indagini hanno subito una brusca accelerazione.
Sposato si è infatti presentato all’ospedale di Polistena lamentando gravi malesseri ed è stato subito ricoverato. È lì che gli investigatori lo hanno rintracciato ed arrestato. Espressione di vertice di uno dei clan che da sempre controllano Taurianova, Sposato è accusato di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Per gli inquirenti era lui uno dei reali titolari delle ditte del “cartello di imprese” del clan, che spaziava dalla costruzione di edifici, alla commercializzazione all’ingrosso di materiali per l’edilizia e la produzione del calcestruzzo al settore alimentare. Tutte imprese che lavoravano anche grazie agli addentellati della famiglia con la politica. Ma gli Sposato non erano che una faccia della ‘ndrangheta a Taurianova. Il piccolo centro della Piana è sempre stata “affidata in gestione” a due famiglie di ‘ndrangheta: gli Sposato-Tallarida da una parte e i Maio-Cianci dall’altra. Due facce della medesima medaglia di sopraffazione e violenza, che per anni si sono spartite tutto: il Comune e i suoi appalti. Anche l’amministrazione – ha svelato l’indagine – è sempre stata equamente divisa e «improntata a soddisfare gli interessi e le istanze provenienti dalle cosche della ‘ndrangheta».

a. c.

 

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