SAN FERDINANDO La Pacchia è un grosso agglomerato di baracche sudicie, ricoperte di lamiere e di stracci. La Pacchia è puntellata qua e là da cumuli di rifiuti bruciati, da biciclette abbandonate. All’entrata della Pacchia, incollata su un pezzo di cartone, risalta la foto di Sacko Soumayla, ucciso nella fornace di San Calogero a 29 anni. Una folta delegazione del Pd è venuta qui, nella tendopoli abitata dai nuovi schiavi, per constatare dal vivo le condizioni di vita dei migranti, per dare solidarietà e per offrire aiuto; ma la visita è anche un primo atto di opposizione al nuovo governo e al suo irruente ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Che anche nelle ultime ore – dopo aver detto che la «pacchia è finita» – non ha perso l’occasione di usare una volta di più l’arma del sarcasmo: una visita nei territori che ospitano i migranti? «Vado a prendere mia figlia all’asilo che è vicino, e quindi mi è più comodo Como che Vibo».
«SALVINI DISUMANO» Sortita che ha scatenato le parole indignate del presidente del Pd Matteo Orfini, a capo della delegazione dem che ha ispezionato le baracche e la tendopoli di San Ferdinando: «Siamo qui anche per chi sarebbe dovuto esserci e non c’è. Anche Sacko aveva una bambina di 5 anni che ora non ha più un padre. Matteo Salvini non è solo indegno del suo ruolo, è disumano».
Altrettanto dura la senatrice Teresa Bellanova: «È evidente che chi dice che la pacchia è finita e che bisogna rimandare indietro i migranti non vuole affrontare il fatto che queste persone sono necessarie per la cura delle campagne e per l’assistenza alle nostre famiglie. Non sono solo dichiarazioni razziste, ma di complicità con la criminalità organizzata. Chi non vuole che i lavoratori siano rispettati e regolarizzati ha fatto un patto degenere con la criminalità».
La spedizione del Pd, spiega il deputato Antonio Viscomi, «è una presa di coscienza della situazione reale, perché spesso si parla di immigrazione per slogan. Qui la situazione si è incancrenita e non è più tollerabile rinunciare alla sovranità del territorio. La nostra presenza significa che vogliamo riprendere in mano la situazione, tenendo presente che immigrati, migranti e residenti sono due lembi della stessa ferita che deve rimarginarsi». Le parole di Salvini? «Il gusto della battuta crea danni. La campagna elettorale è finita e noi abbiamo bisogno di meno slogan e di più governo».
È ancora Orfini a chiarire il senso della visita del Pd: «Siamo qui non solo per esprimere la nostra solidarietà per quanto accaduto, ma anche per ribadire il nostro impegno per cercare di risolvere una situazione di sofferenza che qui si vede a occhio nudo».
AIUTO AI PARENTI Il presidente dem ha anche incontrato un parente di Sacko che ha chiesto aiuto al Pd per consentire il rimpatrio della salma e per la moglie e la figlia del giovane sindacalista. Orfini ha assicurato che il Pd farà qualcosa per andare incontro alle loro richieste. La tendopoli – ha detto ancora – «non può rappresentare la soluzione e questa baraccopoli poi è un luogo inaccettabile. Abbiamo incontrato dei lavoratori, che avrebbero diritto a condizioni di vita migliori, che vengono sfruttati dalla criminalità organizzata. C’è bisogno di maggiore contrasto al caporalato».
Della delegazione hanno fatto parte anche i deputati Gennaro Migliore, Enza Bruno Bossio, Massimo Ungaro, l’europarlamentare Andrea Cozzolino e il senatore Ernesto Magorno. Proprio l’ex segretario calabrese ha specificato che «quella di oggi è la strada che il Pd deve percorrere, cioè quella dei valori della solidarietà e dell’accoglienza. Se questa è la pacchia, speriamo sia finita veramente e che il nuovo governo faccia più di quanto abbiamo fatto noi. Siamo disponibili a dare una mano alla famiglia di Sacko, nella consapevolezza che nessuno vivrebbe in queste baracche se non stesse peggio nei propri Paesi. Dobbiamo integrare queste persone: non è un’affermazione di principio ma un modo di fare politica diverso da quello di chi oggi ci governa. E Salvini non sa nemmeno di cosa parla quando parla di pacchia».
«Qui – dice Bruno Bossio – ci sono migliaia di uomini, braccianti sfruttati, che sopravvivono in condizioni disumane, non degne di un Paese sviluppato. Il fatto che nessun membro del governo si sia sentito in dovere di visitare il campo la dice lunga sulla logica con cui questa maggioranza sta affrontando il compito di guidare il Paese: dimenticarsi degli ultimi, dei derelitti, che con il loro lavoro, ai limiti della schiavitù, garantiscono un ciclo economico».
ORBAN L’eurodeputato Cozzolino, da parte sua, contesta i nuovi orientamenti di politica estera del governo: «Se ti allei con Orban (primo ministro dell’Ungheria, ndr), che è nemico della riforma di Dublino, fai un torto all’Italia, il primo Paese che ospita migliaia di migranti ogni anno. Il tema è come il nuovo governo intende affrontare la sfida e con quale forze allearsi. Un conto è farlo con Francia e Spagna, un altro è farlo con i Paesi che in questi anni hanno ostacolato la politica europea per l’immigrazione. Avremmo fatto molte più cose se non avessimo avuto veti nel Consiglio europeo. E l’Italia sarebbe stata meno sola».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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