Carabinieri e Guardia di Finanza di Bergamo hanno arrestato alcuni appartenenti all’Amministrazione penitenziaria di Bergamo e alcuni imprenditori della provincia bergamasca accusati, tra le altre cose, di turbativa d’asta, falso e corruzione, mentre le ordinanze di custodia cautelare sarebbero sei e tutte ai domiciliari.
Gli arresti nascono da un’inchiesta coordinata dai pm Maria Cristina Rota ed Emanuele Marchisio, condotta dai carabinieri della Compagnia di Clusone con la collaborazione di personale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Bergamo ed era nata per far luce sul trattamento carcerario “di favore” garantito a Gregorio Cavalleri, imprenditore arrestato, nell’aprile 2017, dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia, nell’ambito di indagini sulla realizzazione dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. L’uomo, detenuto a Bergamo, aveva usufruito di un lungo ricovero all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, grazie a certificazioni mediche che attestavano un grave shock emotivo che invece non aveva subito.
Le indagini hanno fatto emergere il coinvolgimento nella vicenda, dell’attuale comandante della Polizia Penitenziaria di Bergamo, e hanno fatto emergere false attestazioni sanitarie per far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all’atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) all’ex direttore del carcere di via Gleno, da pochi giorni in pensione, Antonino Porcino, originario di Reggio Calabria.
Vi è poi l’accusa di corruzione relativa al contratto di fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi, nella casa circondariale di Monza e l’utilizzo di personale della Polizia penitenziaria e di materiali di proprietà dell’Amministrazione per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato dell’ex direttore.
Sono 27 le persone complessivamente coinvolte nelle indagini alcune delle quali sono anche state perquisite.
Porcino, stando alle indagini, si sarebbe appropriato «a fini personali e di profitto» di alcuni beni dell’Amministrazione penitenziaria tra i quali «due water nuovi ed imballati e un circuito DVR ad otto canali (un videoregistratore digitale, ndr.)» e, il giorno prima di andare in pensione, «di plurime risme di carta», sempre di proprietà dell’Amministrazione Penitenziaria.
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