RENDE Cosa rimane del Partito democratico? La domanda rimane in sospeso perché tutti i dirigenti, gli eletti e chi ha avuto velleità di essere inserito nelle strutture di partito preferisce il neutro del civismo. Tra i primi a porre le basi di una struttura che fosse capace di adattarsi ai cambiamenti e agli tsunami elettorali è stato Carlo Guccione. E il consigliere regionale ospita per la seconda volta in pochi mesi Andrea Orlando ex ministro della Giustizia con cui condivide l’esperienza di Dems.
Certo c’è l’apertura alla società civile, ma anche l’ultimo disperato tentativo di tenere in vita il Partito democratico, sempre di più partito amorfo nonostante il seppur minimo scatto d’orgoglio dell’ultima tornata delle elezioni amministrative. «Dobbiamo dire che l’ex segretario del Pd in Calabria è stato un ottimo vigile urbano – dice Guccione -. Ha federato, negli anni in cui ha guidato il partito gestendo i gruppi di potere e di tessere. Adesso abbiamo una commissione congressuale che però non ci permette ne di capire chi governa attualmente il partito e soprattutto che fine farà questo partito». Non ci gira attorno il consigliere regionale e dice: «Dobbiamo fare in modo che il prossimo congresso sia forte quasi come quello fondativo, altrimenti sarà vero che sarà il nostro ultimo congresso. Se si continua così siamo destinati a scomparire». Riportando indietro le lancette dell’orologio fino ai giorni della DemSchool le cose sono cambiate molto.
Ad ottobre i militanti di Dems sognavano di essere connettore all’interno del Piddì con la società civile ma dopo lo strappo con il segretario Guglielmelli e le elezioni del 4 marzo adesso i Dems sono pronti, se necessario, a sostituirsi al Piddì come hanno fatto (lo rivendicano con forza, ndr) per la fusione delle due città di Rossano e Corigliano.
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I BIG All’incontro dei Dems con Andrea Orlando hanno presenziato anche Brunello Censore, Enzo Ciconte e Franco Sergio. Per gli esponenti politici di area dem le parole di Carlo Guccione sono “grasso che cola”. «Il nostro capogruppo alla Regione non convoca una riunione del gruppo da tre anni e adesso dice di fare delle alleanze allargate da Musumeci a Emiliano. Facendo così – aggiunge Guccione – saremo definitivamente cancellati dalla storia di questo Paese».
Tutto ruota intorno agli organismi di base, ormai smarriti secondo Franco Sergio, ma che sono alla base di ogni comunità quella che manca oggi al Pd. Più deciso è invece Enzo Ciconte soprattutto sui profili della rappresentatività politica negli organismi di governo. «Abbiamo smarrito la bussola, diciamo di voler cambiare le cose ma poi ai “caminetti” siedono sempre gli stessi». Citazione renziana dura a morire quella di Ciconte che poi passa nello specifico di quello che sta succedendo alla Cittadella regionale. «Abbiamo paura di mettere delle persone espressione del partito nel ruolo di assessore solo perché poi si raddoppia il bottino di voti. Invece di essere contenti di questo scegliamo persone che nella fase della campagna elettorale fanno di tutto tranne che metterci la faccia». E sull’ordine di “abbandonare la nave” da parte di molti simpatizzanti di partito riflette anche Bruno Censore. «Diamo il merito a Guccione di averci dato uno spazio per capire dove il Pd ha sbagliato e come deve affrontare alcune tematiche. Da quando si è dimesso Magorno e si è insediato il comitato commissariale noi non abbiamo più un spazio di discussione e non facciamo altro che continuare a mettere da parte chi ci guarda da fuori».
LE BARRICATE E LA FORTEZZA Andrea Orlando ha le idee chiare. «Non dobbiamo fare in modo che la dialettica politica si riduca tra populisti e antipopulisti ma tra ideologia di destra e ideologia di sinistra». Nelle scorse settimane l’ex candidato alla segreteria del Pd nel corso di una intervista aveva lasciato intendere senza troppi giri di parole che il Pd non esiste più e che dove c’è forse sarebbe meglio che non esistesse. «Aspetto ancora qualche lanciafiamme che è stato promosso per il Mezzogiorno – dice Orlando -. La nostra sconfitta viene banalizzata giustificandola solo con la proposta del Movimento 5 stelle sul reddito di cittadinanza. Ci ostiniamo a non voler ammettere che gli elettori hanno bocciato il nostro operato come elettori e le nostre proposte».
Michele Presta
m.presta@corrierecal.it
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