L’esito delle elezioni politiche del 4 marzo, il perfezionamento di un Governo da parte delle formazioni populiste, che ha fatto proprio un consistente voto di fiducia, il saldo venuto fuori dalle recenti elezioni amministrative hanno dimostrato alcune cose.
I SOGGETTI DELLA POLITICA La prima: la Nazione è stanca e, proprio per questo, continuerà a assicurare (ahinoi) il consenso a chi appare platealmente il vero «avvocato del popolo», Matteo Salvini, dando l’impressione di difendere le povertà degli italiani contrapposte alla «pacchia» degli immigrati.
La seconda: i due grandi ceppi politici, sui quali si contendeva l’aggregazione del consenso elettorale – il Pd e Fi – sono pressoché morenti. Fanno fatica e respirare, ma anche ad essere rappresentati da protagonisti credibili e da fisionomie che arrivano persino ad infastidire, a capitalizzare antipatia a quintali.
La terza: i partiti è da tempo che non ci sono più. Quelli chiamati tali appaiono sempre di più simili a quei condomìni che sogliono riunirsi in assemblee celebrate da due o tre condòmini pieni zeppi di deleghe che decidono tutto per tutti, salvo poi essere criticati nel momento del pagamento delle bollette. La conclusione è che: il partito nato dalle ceneri di Berlinguer e Moro sembra felice semplicemente perché ancora respira, dopo la fesseria di non avere partecipato ad un governo con il M5s; l’altro, venuto fuori dall’iniziativa del Cavaliere sui resti della prima Repubblica, è al traguardo finale, facendo da spalla alla crescita di Salvini, il quale pagherà di certo a Berlusconi qualche cambiale di troppo.
La quarta: la Nazione, con le sue virtù e i suoi difetti, ma soprattutto con il suo radicale cambiamento, è divenuta più reattiva e forse consapevole.
CUORE, PANCIA E TESTA I partiti e l’elettorato sono stati retti da sempre da «patti», alcuni più rispettati di altri. Invero lo sono anche oggi, da qui il neologismo di «contratto», tirato fuori da Berlusconi nel 2001, da Angela Merkel, Horst Seehofer e Olaf Scholz lo scorso marzo, infine, dai partner dell’attuale Governo con l’impegno del cambiamento.
Le differenze tra l’altro ieri e l’oggi sono determinate dalle fondamentali motivazioni.
Nel passato i partiti erano animati e traevano il loro consenso su componenti ideologiche, quindi parlavano al cuore dei cittadini, che votavano per storia personale, passione, convincimento politico, tutela sociale, solidarietà, priorità e gradualità dei traguardi da conseguire.
Nel contemporaneo i partiti/movimenti raccolgono consenso all’ingrosso parlando alla pancia dei cittadini, reclamizzando rimedi alle loro paure, mettendo in guardia dagli «untori», promettendo sicurezza e giustizia sociale, così come pulizia dai tanti guasti che hanno generato i partiti, nelle istituzioni e fuori, spesso tutelando se stessi e i loro rappresentanti con indebite percezioni di somme e con concentrazioni di potere da spendere privatamente.
Domani, ovverosia nell’immediato futuro, vincerà chi saprà parlare alla testa dell’elettorato. I cittadini sono oramai consci degli attuali drammi, e l’esito del vigente Governo andrà a consolidare gli attuali problemi piuttosto che risolverli.
Le soluzione da ricercare saranno, infatti, mirate al ripianamento del debito pubblico, insopportabile agli attuali livelli, alla convivenza nell’Ue e alla sua trasformazione in istituzione politica, alla riforme strutturali indispensabili per un reale godimento dei diritti sociali (sanità, assistenza e previdenza in primis), ad una riformulazione delle norme poste a tutela dei diritti civili non ancora godibili, ad una riscrittura delle regole del lavoro e tutto quanto utile a delineare il nuovo concetto di Paese nell’ambito di una sorta di nazionalità comunitaria.
IL CIVISMO POLITICO Funzionale a tutto questo, è il superamento degli attuali partiti, oramai in coma irreversibile, e la spontanea formazione di un civismo organizzato, soprattutto in ambito regionale da federare con le analoghe iniziative sviluppate nel Paese.
Una forma di partecipazione e di governo della cosa pubblica che si autopropone attraverso aggregazioni più o meno spontanee generative di liste dalla composizione trasversale che abbiano lo scopo di ottimizzare, attraverso la redazione di un «patto di gestione», l’esercizio delle politiche. In una tale ottica un esperimento simile, prescindendo da chi portato avanti, potrà rappresentare per la Calabria l’agognata soluzione politica.
Sempreché si mettano da parte le inadeguatezze di sempre e ci si attrezzi delle novità realisticamente attrattive.
*docente Unical
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