CATANZARO Tutti i protagonisti professano tranquillità e invitano alla calma, dicendosi sicuri che sarà raggiunto il traguardo della creazione dell’azienda ospedaliera unica di Catanzaro, frutto della fusione tra il “Pugliese” e il Policlinico “Mater Domini”. Ma, al di là delle dichiarazioni di facciata, il fatto che ieri nel Consiglio comunale straordinario con la presenza del governatore Mario Oliverio ci si sia aggiornati sul punto non appare un fatto rassicurante. Perché in realtà la vicenda, già di per sé complicata sembra essersi ulteriormente “aggrovigliata”, oltre che rallentata.
L’ATTESA DELLA VIGILIA Alla vigilia della seduta consiliare, grazie anche al lavoro “diplomatico” tra la parte Regione, rappresentata dal delegato del governatore per la sanità, Franco Pacenza, e il Comune, si erano convenuti di predisporre tutto l’occorrente affinché, al termine del Consiglio sulla mobilità, si procedesse alla sottoscrizione da parte del presidente Oliverio della pre-intesa con l’Università, primo “step” dell’intero procedimento teso all’integrazione tra le due aziende ospedaliere del capoluogo. Addirittura, nel testo scritto del suo intervento di saluto, il sindaco Abramo si era spinto a dare per certa la firma, salvo poi correggersi e allungare la tempistica “ai prossimi giorni”. E lo stesso Oliverio sul punto dell’integrazione si è limitato a qualche cenno fugace anche se ha manifestato la disponibilità a ritornare in Consiglio comunale per la bisogna. Ovviamente, gli osservatori politici hanno iniziato a congetturare sul perché di questo rinvio, che in realtà potrebbe avere motivazioni solide e finanche giuste.
RESISTENZE E INCOGNITE Ferme restando le incrollabili “resistenze” all’integrazione, resistenze politiche ma anche “tecniche” – il timore di parte universitaria di “ammucchiarsi” con quella ospedaliera, il timore di quella ospedaliera di essere “schiacciata” dalla parte universitaria – è evidente che alla base dello slittamento c’è anche, e soprattutto, un quadro politico diverso rispetto a qualche tempo fa, un quadro politico che induce a molta cautela, e che di fatto frena ulteriormente il processo di creazione dell’azienda unica. In estrema sintesi, la sempre più probabile rimozione del commissario della sanità calabrese, Massimo Scura, che sull’integrazione ha spinto moltissimo anche perché sollecitato dai tecnici dei ministeri affiancanti la Calabria in Piano di rientro, è destinata ad alterare gli equilibri in campo in questa partita che riguarda la sanità non solo catanzarese ma regionale. La presenza al governo, e alla guida del ministero della sanità, del Movimento 5 Stelle, che potrebbe sostituire Scura con un suo “fiduciario”, è un elemento decisivo in questo contesto, perché non è un mistero la posizione dei grillini sulla fusione tra “Pugliese” e Policlinico universitario “Mater Domini”. Per farsi un’idea di questa posizione, basta solo ricordare cosa ha detto proprio ieri, nel Consiglio comunale straordinario, il deputato catanzarese del M5S Paolo Parentela: «Sull’integrazione tra le aziende ospedaliere di Catanzaro – ha rilevato Parentela – non abbiamo mai detto di essere contro a prescindere, invece siamo contrari al modo e alla forma giuridica che si vuole perseguire, perché stiamo parlando di soggetti giuridici diversi e non si può fare l’integrazione tra “quattro amici al bar”».
“GROVIGLIO” POLITICO E NORMATIVO Insomma, è questa l’aria (un po’ pesante) che tira sull’integrazione ospedaliera a Catanzaro, e probabilmente è questa aria che ha indotto anche il governatore Mario Oliverio a prendere tempo, in modo da capire come evolvono gli eventi, e ha indotto anche gli altri attori della vicenda a prendere atto che non c’erano le condizioni minime per firmare alcunché: non c’era fisicamente il rettore dell’Università, Giovanbattista De Sarro, e non c’era Scura, che è comunque un commissario sull’orlo del “licenziamento”. Ne deriva che il rischio del flop dell’azienda unica resta sempre attuale e concreto, né probabilmente basta a scongiurarlo l’appello del sindaco Abramo, che, in sede di replica a Parentela, con il suo solito piglio pragmatico ha ricordato che, se l’integrazione tra “Pugliese” e “Mater Domini” non dovesse concretizzarsi, se ne andranno in fumo, una volta per tutte, i 120 milioni disponibili per costruire il nuovo ospedale di Catanzaro. La realtà, al momento, è che quello che sembrava un percorso ormai in dirittura d’arrivo ha di nuovo preso il giro largo. In Consiglio regionale è deposita, da alcuni giorni, la proposta di legge regionale sull’integrazione presentata dal presidente della commissione anti-‘ndrangheta Arturo Bova, che per rompere l’”impasse” si è deciso in autonomia senza aspettare gli altri consiglieri regionali del territorio Enzo Ciconte, Baldo Esposito, Tonino Scalzo e Mimmo Tallini: una mossa finalizzata a smuovere le acque stagnanti ma che potrebbe aver ulteriormente “ingessato” l’iter, anche perché in realtà non tutti i consiglieri regionali fanno salti di gioia davanti alla prospettiva di creare un’azienda ospedaliera unica (che significa anche meno primariati, per dirla tutta…). E così il processo di integrazione al momento è solo un “groviglio”, quasi inestricabile.
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
x
x