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“Stige”, il Riesame scarcera imprenditore Tucci

Titolare dell’impresa “La Quercia srl”, per l’accusa avrebbe turbato «lo svolgimento della gara per pubblici incanti bandita dal comune di Colosimi del maggio 2015»

Pubblicato il: 16/06/2018 – 11:38
“Stige”, il Riesame scarcera imprenditore Tucci

CATANZARO È stato scarcerato Bruno Tucci, 56 anni, imprenditore titolare dell’impresa “La Quercia srl”, arrestato a gennaio scorso nel corso dell’operazione antimafia “Stige” messa in atto contro capi, sodali e intranei alla cosca Farao-Marincola di Cirò.
L’accusa nei confronti di Tucci è di due capi di imputazione per turbata libertà degli incanti perché, in concorso con altri indagati avrebbero turbato «il regolare svolgimento della gara per pubblici incanti bandita dal comune di Colosimi (CS), svoltasi nel maggio del 2015, avente ad oggetto la vendita del materiale legnoso derivante dal taglio del bosco di proprietà comunale, sito in località Spineto», riuscendo ad aggiudicarsi i lavori che «sarebbero stati poi svolti effettivamente e materialmente lucrati anche dalla ditta boschiva “F.lli Spadafora S.r.l.” di San Giovanni in Fiore» e da Luigino Comberiati, «minacciando ulteriormente l’imprenditore Pasquale Sacchetta al fine di allontanarlo dalla gara». La ditta “La Quercia” di Tucci e Vincenzo Zampetti, sarebbe dunque stata un partecipante fittizio. L’illecito si sarebbe svolto con la connivenza del geometra del Comune, Paolo Maletta.
Secondo un altro capo d’accusa, invece, Tucci e il suo socio, titolari della società, “Il Tronco srl”, si sarebbero aggiudicati i lavori per il «taglio e la vendita del materiale legnatico presente nel terreno comunale sito in località Caporosa Bosco Fiumarella, gara disposta con delibera n.94 del 31/07/2008 e prevedente una base d’asta di 133.200,00 euro». L’aggiudicazione sarebbe stata pilotata da Adolfo D’Ambrosio e Angelo Cofone, esponenti della cosca Lanzino, operante nel territorio cosentino che avrebbero pilotato l’aggiudicazione. Successivamente, secondo l’accusa, Tucci e Zampelli avrebbero corrisposto a D’Ambrosio e Cofone «somme di danaro quale prezzo dell’illecita collusione».
Il tribunale del Riesame di Catanzaro, su rinvio della Cassazione, ha scarcerato Bruno Tucci – difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Roberto Le Pera – per mancanza di indizi.

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