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“Uno di famiglia”, una 'ndrangheta da ridere

Commedia in arrivo nelle sale cinematografiche il 22 novembre. Sul set Frassica, Sermonti e Ocone. «Chi fa la malavita è scemo»

Pubblicato il: 17/06/2018 – 10:42
“Uno di famiglia”, una 'ndrangheta da ridere

ROMA Una grande e lussuosa villa nel verde, a Roma Nord, interno giorno. Arriva il proprietario di casa, un boss della ‘ndrangheta, don Peppino (Nino Frassica), accolto dall’elegante e volitiva sorella Angela (Lucia Ocone) e il timido e riluttante Luca (Pietro Sermonti), maestro di dizione, preoccupato per il guaio in cui si è cacciato. È una delle scene, girate con pochi ciak, vista la bravura degli attori, da Alessio Maria Federici, per la sua nuova commedia, “Uno di famiglia”, in arrivo nelle sale il 22 novembre con Warner Bros (anche coproduttrice con Cinemaundici). Un “fish out of the water movie” come si direbbe a Hollywood (cioè su un pesce fuor d’acqua, un personaggio che deve confrontarsi con un contesto che gli è totalmente estraneo), attraversato da situazioni comiche e frecciate ironiche sui lacci famigliari e malavitosi. Frassica, parlando con l’Ansa sul set, traccia un parallelo con la serie “La mafia uccide solo d’estate”, della quale su Rai1 è andata da poco in onda la seconda stagione: «C’è di simile il grottesco. Finalmente prendiamo in giro la mafia. Invece di disegnare questi personaggi cattivi, li disegniamo scemi, che è molto meglio. Il cattivo affascina, mentre nessuno vuole essere scemo. Chi fa la malavita poi è scemo, vive il lusso un paio d’ore e poi per tutto il resto della vita deve stare attento a non essere ammazzato o a non finire in carcere. Abbasso la ‘ndrangheta, viva il cinema». 
A portare Luca nel mondo dei Serranò è l’aver salvato, un giorno, per caso, da un “attentato” stradale un proprio allievo, Mario (Moisè Curia), figlio di don Peppino, che vuole allontanarsi dalla “famigghia” e fare l’attore. Angela, detta “della morte”, («vedova che si concede molti sfizi» dice Lucia Ocone), zia di Mario, è pronta, come il boss, a ripagare Luca in ogni modo, anche contro la sua volontà. 
«Siamo partiti da un paradigma – spiega Federici, anche coautore della sceneggiatura con Andrea Garello e Giacomo Ciarrapico -. Cosa c’è nella vita che ti invischia come la carta moschicida, oltre alla malavita? La famiglia. Su questo abbiamo giocato. Qualcuno che sta prendendo un calcio in faccia dopo l’altro, come reagisce quando improvvisamente delle persone gli iniziano a fare favori a ripetizione? Se li accetta, cosa cambia nella sua vita, nel rapporto con la fidanzata (Sarah Felberbaum), nei suoi valori? Cosa guadagna e cosa perde?». Luca «è un uomo qualunque, onesto e candido che vive una vita tiepida. Finisce risucchiato dalle sabbie mobili di questa famiglia morbosa – dice Pietro Sermonti, già protagonista per Federici di “Terapia di coppia per amanti” -. Nell’incontro con i Serranò, prima è incredulo poi si preoccupa seriamente, ma subisce anche il fascino del torbido. La generosità di questi criminali è violenta, è difficile sottrarsi». Anche perché «a Luca risolviamo vari problemi – aggiunge sorridendo Lucia Ocone -. Sto amando tantissimo il mio personaggio, Angela. È la prima volta che interpreto un ruolo totalmente lontano da me. Io nella vita sono un po’ Pinocchio, lei è una gatta, molto seduttiva, ma anche fredda, senza cuore, arrogante, prepotente. Si prende quello che vuole e tratta le persone come oggetti. Ha deciso che vuole Luca e non molla». 
Per la parte le è servito vedere «un bel documentario, Lady ‘Ndrangheta, dove si spiega che in realtà a comandare in quei contesti sono spesso le donne». Anche se in commedia, «non ci distacchiamo mai del tutto dalla realtà e la verità». Per “Uno di famiglia” l’attrice ha anche studiato per mesi il calabrese, «con un attore fenomenale, Massimo De Lorenzo, che nel film interpreta un altro dei figli di Don Peppino. Mi dice cose tipo qui togli la u, lì metti tre b… è molto divertente».

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