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Politica, finanziarie e truffe, il "sistema Martorano"

L’ex consigliere provinciale di Reggio Calabria per i magistrati ha truffato banche e istituti di credito, facendo sparire oltre 17 milioni di euro. Anche grazie agli agganci con una deputata georg…

Pubblicato il: 20/06/2018 – 12:53
Politica, finanziarie e truffe, il "sistema Martorano"

REGGIO CALABRIA Un sofisticato gioco delle tre carte costruito solo per truffare istituti di credito e risparmiatori, costruendo sempre nuove società per svuotare quelle a cui le banche andavano a bussare per avere indietro i milioni che erano stati loro concessi. Un nascondino finanziario che ha permesso di accumulare e nascondere oltre 17 milioni di euro. È una vera e propria truffa milionaria quella messa in piedi dall’ex consigliere provinciale Alfonso Santo Martorano, arrestato oggi per riciclaggio, autoriciclaggio e una serie pressoché infinita di episodi di reati finanziari. Per il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e il pm Romano Gallo era lui il capo di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla truffa sistematica di banche e istituti di credito che negli anni è stata in grado di sottrarre, far sparire e reinvestire milioni di euro.
L’EX POLITICO, FRA NOMINE, AUTO D’EPOCA E INCARICHI Noto legale, da tempo attivo nel settore della mediazione del credito, quello di Martorano è da tempo un nome noto a Reggio Calabria. E non solo per le velleità politiche di famiglia, che hanno catapultato lui in consiglio provinciale dal 2002 al 2005, mentre il fratello diventava assessore comunale negli anni della Giunta Scopelliti. Presidente della locale sezione dell’Automobile club, come della Federazione nazionale delle società finanziarie, persino vicepresidente con delega all’internazionalizzazione delle aziende di non ben precisato istituto italo – tunisino, il legale in passato si è fatto conoscere anche per le amicizie non proprio qualificate, come quella con gli imprenditori Barbieri, ritenuti vicini ai clan.
AMICIZIE INGOMBRANTI Non a caso il nome di Martorano è saltato fuori nell’indagine antimafia Meta come «soggetto – si legge nelle carte – contiguo ad ambienti malavitosi reggini, in particolar modo vicino alle cosche Condello, De Stefano, Libri ed Alvaro», con cui i Barbieri hanno sempre avuto solidi rapporti. E altrettanto saldi sembrano essere sempre stati quelli che hanno legato i due imprenditori e Martorano, che avrebbe assunto uno dei tre, Carmelo, nella sua “Finanziaria M3”.
METODO COLLAUDATO È proprio questa una delle società finita al centro della maxitruffa scoperchiata dalla Guardia di Finanza, che per anni – su ordine del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Romano Gallo – ha indagato per ricostruire tutti i vorticosi passaggi di denaro, concesso dalle banche e poi sparito in un labirinto di società. Il metodo era collaudato, tanto per la M3, come per le altre società riferibili al legale. Le finanziarie stringevano accordi con diversi istituti di credito per poter “piazzare” per loro finanziamenti, prestiti e cessioni del quinto dello stipendio e per questo ricevevano un plafond. In cambio, quanto meno sulla carta, avrebbero poi dovuto restituire quelle somme, incassando le rate dai soggetti finanziati. Ma questo solo di rado è successo. Il più delle volte invece, le società che avrebbero dovuto restituire il denaro venivano svuotate in tempi utili, mentre il denaro veniva distratto anche con l’aiuto, consapevole o inconsapevole, di complici blasonati.
DENARO NASCOSTO IN GEORGIA È quanto successo ad esempio con la deputata georgiana Daniela Soso, membro del corpo diplomatico della Geogia alla Santa Sede, divenuta procuratore speciale della “Santa Venere srl”. A dispetto del nome, una società di diritto georgiano a tutti gli effetti, con sede legale a Tbilisi, che nel dicembre 2015, tre giorni dopo Natale, ha inglobato la Euro Capital, altra società riferibile a Martorano, per poco più di 62mila euro, per giunta mai versati. Una transazione fittizia secondo gli investigatori, utile solo ad impedire alle banche di recuperare i crediti concessi alla società di Martorano.
LA CASA FANTASMA In un altro caso invece, l’ex consigliere provinciale, grazie alla complicità dell’ex direttore di una filiale di Mps, Francesco Malara, attuale sindaco di Santo Stefano d’Aspromonte, è riuscito a farsi staccare quattro assegni da 500mila euro destinati -quanto meno ufficialmente – all’acquisto di un locale per le attività della società. Peccato – e questa è la ragione dei guai del primo cittadino del Comune aspromontano – che probabilmente quell’immobile non sia stato neanche mai cercato, tant’è che non risulta che sia stato presentato neanche uno straccio di carta per provare il presunto acquisto. Eppure il finanziamento è stato concesso senza intoppo alcuno.
I PROGRAMMI DI ESPANSIONE A MALTA «L’intera vicenda – si legge nel provvedimento – pone in luce la personalità connotata negativamente dell’indagato, propenso al coinvolgimento in vicende antigiuridiche di significativo respiro» e – spiega il giudice – pericoloso perché ancora in attività. Martorano ha infatti «continuato pervicacemente e in modo reiterato a promuovere l’organizzazione criminosa investigata anche in tempi recenti» e aveva programmi anche per l’immediato futuro. L’ex consigliere provinciale progettava infatti di entrare in affari con società estere (francesi e lituane) e costituire un fondo di investimento a Malta, «allontanando in tal modo le eventuali attività di indagine e le richieste restitutorie dei soggetti danneggiati».
SOCIALMENTE PERICOLOSO Ma queste non sono che alcuni degli elementi che hanno indotto il gip a considerare Martorano «socialmente pericoloso» e ad ordinarne l’arresto. A detta del giudice infatti, gli elementi raccolti inducono a ritenere che «se non attinto da misura cautelare, possa continuare ad usufruire della rete collaudata di creazione, occultamento, ripulitura dei profitti illeciati, anche per interposta persona, riuscendo a trovare, in modo immediato, persone disponibili a fungere da rappresentanti legali o soci nelle proprie attività finanziarie e imprenditoriali».

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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