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‘Ndrangheta sul “tetto” di Milano, chiuso il ristorante chic

Il ristorante al ventesimo piano del grattacielo Wjc finisce nel mirino dell’Antimafia per i presunti rapporti tra il suo proprietario e il clan Piromalli-Molè

Pubblicato il: 21/06/2018 – 16:34
‘Ndrangheta sul “tetto” di Milano, chiuso il ristorante chic

Dal ventesimo piano della torre Wjc, costruita nel 2009, si vede tutta la città. È uno dei valori aggiunti di “Unico Milano”, prestigioso locale di Portello, che – lo racconta il Corriere della Sera – ha chiuso i battenti per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta dopo alcuni accertamenti dell’Antimafia. Il provvedimento ricalca, dal punto di vista amministrativo, quello che nelle scorse settimane ha portato alla chiusura della Farmacia Caiazzo. Ma è la prima volta che tocca a un ristorante tra i più noti della città. Uno di quelli osannati persino dalla guida Michelin 2018. Da qualche giorno, però, lo storytelling attorno al locale non è soltanto glamour e cucina. C’è anche una narrazione giudiziaria, attesa da riscontri e verifiche, che getta un’ombra sinistra sull’attività. 
Il provvedimento è stato inviato al Comune dalla Prefettura lo scorso 13 giugno e ordina la revoca della licenza agli amministratori della società, si parla di ben altro.
Il documento – scrive Cesare Giuzzi – è indirizzato all’attuale amministratore della “Unico Milano”, Pietro Genovese, nato 63 anni fa a Simeri Crichi in provincia di Catanzaro e residente nel Varesotto. Ma non è Genovese ad aver attirato l’attenzione della Direzione investigativa antimafia di Milano. Il provvedimento riguarda il proprietario (socio di maggioranza col 55% delle quote) Massimiliano Ficarra, detto Giovanni. Commercialista, Ficarra, 49 anni, è nato a Gioia Tauro ed è considerato dagli investigatori come «contiguo» alla cosca Piromalli-Molé. Questioni di famiglia: i Ficarra sono stati al centro di un’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Como sulla ‘ndrangheta nelle terre lariane, insieme a Bartolomeo Iaconis, ex capolocale di Fino Mornasco così come Massimiliano Chindamo, Luciano Nocera, Salvatore «satana» La Rosa e Gaetano Mazzitelli, uomo dei Molè.
Un’indagine archiviata, anche se alcuni dei denunciati saranno arrestati in altre inchieste della Dda Milanese. Ficarra, invece, verrà coinvolto in una recente indagine della Procura di Como per frodi fiscali e societarie. Tanto che nei suoi confronti lo scorso 28 maggio il Tribunale ha emesso un decreto di sequestro preventivo, già confermato dal Riesame. La Dia però utilizza gli atti di «Arcobaleno» e le frequentazioni del professionista per motivare il provvediento. Scrivevano i carabinieri di Como: «Massimiliano Ficarra è un ragioniere affidabile e ubiquo, al servizio di varie famiglie criminali di accreditata appartenenza ‘ndranghetista. Emerge da subito come individuo assolutamente affidabile e abituato a manovrare in quegli ambienti. Membro principale di una organizzata ed efficace attività di riciclaggio di denaro, con particolare attenzione al reimpiego, in attività economiche, del denaro proveniente dall’associazione mafiosa dei Molè Piromalli».

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