COSENZA La Corte di Assise del tribunale di Cosenza ha condannato a 24 anni di reclusione Angelo Brogno. Il collegio giudicante ha così accolto la tesi del pubblico ministero Donatella Donato che aveva chiesto, al termine dell’istruttoria dibattimentale, la reclusione per 26 anni. Per l’uomo, oggi ottantenne, l’accusa per l’omicidio pluriaggravato della sua badante di 50 anni è stata dunque ritenuta valida.
I FATTI Secondo quanto ricostruito nella vari fasi del processo, Angelo Brogno, all’epoca del delitto, conduceva la sua vita di pensionato in contrada Scura nell’aperta campagna del comune di Acri. Nella notte dell’8 luglio del 2016 l’uomo avrebbe ucciso, stando alla sentenza dei giudici della Corte d’Assise, la sua badante accoltellandola più volte. Una tesi a cui l’imputato si è sempre opposto, l’ottantenne infatti continua a professare la propria innocenza.
Nel corso delle ultime udienze Angelo Brogno, raccontò alla Corte presieduta dal giudice Garofalo, la sua versione dei fatti. L’omicidio della sua badante, di origini bulgare, non sarebbe stata – sostiene il condannato – opera sua ma di due persone che si sarebbero intrufolate nella casa per compiere una rapina. Brogno, però, non è stato in grado di riconoscere i due malviventi, né è riuscito ad indicarne le caratteristiche che in qualche modo potessero aiutare gli inquirenti ad identificarli.
Una ricostruzione dei fatti che, oltre a non convincere il pm della Procura di Castrovillari, non ha convinto neanche i giudici. Ad essere viceversa ritenuto più valido, stando alla sentenza del Tribunale, è stato il movente del delitto passionale. La badante bulgara non avrebbe ceduto alle avances dell’uomo il quale per queste ragioni l’avrebbe uccisa.
A dare l’allarme ai sanitari del 118 quella notte fu proprio l’uomo che si accasciò in giardino, in gravi condizioni, a seguito delle ferite da arma da taglio riportate sul proprio corpo che per l’ottantenne sarebbero state inflitte dai malviventi.
Ferite che però, secondo la linea del pm Donato, l’uomo invece si sarebbe cagionato, creando così tutte le condizioni per sviare le indagini nei suoi confronti.
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