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Crotone, villette abusive abbattute a 25 anni dalla sentenza

Al via la demolizione nei pressi di Capocolonna, in una zona confinante con l’area archeologica. Legambiente: «Una bella notizia»

Pubblicato il: 25/06/2018 – 12:19
Crotone, villette abusive abbattute a 25 anni dalla sentenza

CROTONE «Nella mattinata odierna, la ditta incaricata dal Comune di Crotone (la Socea, ndr) sta procedendo alla demolizione di venti villette edificate in località Campione, di cui era stata ordinata la demolizione con una sentenza emessa nel lontano 1993». È quanto si legge in una nota diffusa dalla Procura di Crotone. «L’operazione – prosegue la nota –, si inquadra nell’ambito della convenzione siglata dalla Procura della Repubblica con il Comune di Crotone per l’esecuzione delle sentenze che dispongono la demolizione degli immobili abusivi». Le ruspe, dunque, sono entrate in azione, come avevamo anticipato lo scorso 5 giugno. In quella data, il dirigente del settore Lavori pubblici e Urbanistica del Comune di Crotone, Giuseppe Germinara, ha concluso la gara d’appalto assegnando i lavori alla ditta risultata vincitrice. 
Le villette costruite in un’area a inedificabilità assoluta sono state realizzate in località Campione (Capocolonna), zona confinante con l’area archeologica. Si tratta di un’area di particolare interesse paesaggistico. Il primo decreto di demolizione era stato emanato dal Comune di Crotone nel lontano 1992, ma non si era mosso nulla perché i proprietari avevano fatto opposizione presentando, tra l’altro, anche un ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Calabria, che non aveva accolto la richiesta dei ricorrenti. La questione è stata ripresa dall’attuale procuratore di Crotone, Giuseppa Capoccia, che ha fatto pressione al Comune per l’abbattimento dei manufatti abusivi. Le villette, anche se erano state costruite in ordine sparso e da diversi proprietari, avevano assunto l’immagine di un complesso residenziale organizzato.
LEGAMBIENTE: «UNA BELLA NOTIZIA» «Con l’avvio delle demolizioni si dà seguito all’affermazione della legalità. Una bella notizia contro gli abusivismi. Contrastare il cemento illegale ed il consumo di suolo contro “I ladri di futuro” è quello che la nostra associazione si augura». Così in una nota il presidente di Legambiente Calabria, Francesco Falcone, commenta la notizia della demolizione di venti villette edificate abusivamente a Crotone. L’operazione messa in atto dalla Procura di Crotone si inquadra nell’ambito della convenzione siglata dalla Procura della Repubblica con il Comune di Crotone per l’esecuzione delle sentenze che dispongono la demolizione degli immobili abusivi. Le villette in questione erano state costruite in un’area a inedificabilità assoluta in località Campione (Capocolonna), zona confinante con l’area archeologica di particolare interesse paesaggistico.
Dopo tanti anni, (il primo decreto di demolizione era stato emanato dal Comune di Crotone nel lontano 1992), «Legambiente accoglie molto bene la notizia della demolizione di quello che si presentava come un vero e proprio scempio contro la natura e coglie l’occasione per chiedere alle diverse procure calabresi di monitorare l’operato dei Comuni in tema di abusivismo edilizio. In particolare per quanto riguarda l’abbattimento degli edifici abusivi su cui si è già pronunciata la Magistratura in via definitiva e dei quali si aspettano solo i provvedimenti di demolizione».
«Rispetto alle situazioni più critiche di cui si è a conoscenza – aggiunge l’associazione ambientalista – Legambiente Calabria chiede alla Procura di Cosenza di sollecitare il comune di San Giovanni in Fiore a rendere esecutive le oltre 500 ordinanze di demolizione di costruzioni abusive presenti nel territorio urbano ed extraurbano del centro silano, che il Tribunale ha dichiarato esecutive da qualche anno e che l’amministrazione comunale fa finta di non conoscere. Alla Procura di Crotone, invece, si chiede di prendere in esame le situazioni di abusivismo nel territorio dell’Alto Marchesato crotonese e in particolar modo nel petilino. Ci si augura che in una città come Petilia Policastro, con grossi problemi idrogeologici e di abusivismo, si cominci quanto meno a geolocalizzare gli illeciti edilizi».

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