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Legge sui teatri, un anno di stop e compagnie nel limbo

La norma è stata approvata a maggio 2017, ma gli adempimenti burocratici sono fermi. La protesta del coordinamento all’Unical. Pisano: «Fantastico mettere i soldi, ma così non servono a niente». Cr…

Pubblicato il: 25/06/2018 – 13:14
Legge sui teatri, un anno di stop e compagnie nel limbo

RENDE Il copione scritto a quattro mani tra Regione Calabria ed esponenti del mondo del teatro calabrese ha un finale amaro. La trama era di una storia d’amore, magari tormentata, ma adesso tutto cambia trasformandosi in tragedia. La legge regionale sui teatri calabresi è stata approvata nel 2017 ma tutti gli adempimenti amministrativi e burocratici non hanno trovato piena attuazione. In buona sostanza per il triennio 2018-2020 gli operatori del teatro calabrese, siano essi già affermati o giovani compagnie, rimangono nel limbo di un “pagherò secondo legge” tutt’altro che chiaro. Questa la denuncia che viene fatta pubblicamente nel corso della conferenza stampa nel foyer del Piccolo teatro dell’Unical dal direttivo del coordinamento dei teatri calabresi.
PRIMO SEMESTRE DEL TRIENNIO L’adunata ha una scadenza ben precisa. Al 30 giugno finiranno infatti i primi sei mesi del primo triennio che avrebbe dovuto avere piena attuazione e regolamentazione con la nuova legge regionale sui teatri. «Mancano i formulari, la commissione di esperti per la valutazione dei progetti, la modalità di presentazione delle domande, i tempi, le regole e le risorse – dice Fabio Vincenzi, membro del direttivo -. Noi ringraziamo la Regione per quanto fatto in questi quattro anni ma adesso è arrivato il momento di trovare piena attuazione alla legge, altrimenti tutto è vanificato. Dalla promulgazione di maggio 2017 tutto è fermo e questo non è accettabile se vogliamo colmare il gap che abbiamo non solo con le regioni del Nord ma anche con quelle limitrofe alla nostra come Puglia e Basilicata». Se, forse, al teatro in Calabria non si dà poi tanta importanza, nonostante il grande fermento, un motivo c’è ed emerge a denti stretti: «Il valore del teatro è di 10 centesimi a calabrese – aggiunge Vincenzi». L’obiettivo principale della legge è quello di creare una rete dei teatri calabresi, ma tutto passa anche dai soldi che vengono elargiti dalla Regione e dai tempi in cui la liquidità arriva nelle casse delle compagnie. «Ci sono dei fondi regionali, poi ci sono quelli del fondo Pac che vengono spostati come le “vacche del Ventennio” – dice Claudio Rombolà -. Tutto viene gestito dalla Regione affinché tutto si procrastini per poi realizzarlo in fretta e male». Il cappello lo mette Settimio Pisano, altro membro del direttivo: «Fantastico mettere i soldi, ma se non abbiamo un processo amministrativo, non serve a niente».
POLITICA E POLITICHE L’intervento sulla legge dei teatri da parte dell’assessore Maria Francesca Corigliano non placa gli animi, tutt’altro. Quello che si chiedono i membri del direttivo è come mai il neo assessore abbia parlato di residenze artistiche, previste nella legge, senza un preciso riferimento al disposto normativo. «La Corigliano non ci ha consultato, non ha tenuto conto di quello che dice la legge e di quanto in Calabria sia difficile fare una residenza artistica. In realtà ci deve spiegare come mai siano stati presi i soldi dal fondo – chiedono i tre membri del direttivo – senza che il testo sia entrato in vigore». Ma non c’è solo l’intervento dell’assessore che ha assunto le deleghe che Oliverio ha mantenuto per i primi quattro anni, ma anche gli altri progetti che sono stati presentati alla Cittadella, su tutti quello sui borghi antichi. «Non abbiamo ricevuto neanche una comunicazione informale sul finanziamento dei Borghi Antichi – conclude Vincenti – si parla di performance teatrali e attività culturali e noi siamo tagliati fuori».

Michele Presta
m.presta@corrierecal.it

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