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Sanità sepolta dai pignoramenti

Sono 3.430 le procedure registrate nel 2017 per Asp e Aziende ospedaliere, per un totale di 638 milioni di euro. Il fenomeno dei ritardi “storici” nei pagamenti

Pubblicato il: 27/06/2018 – 19:11
Sanità sepolta dai pignoramenti

LAMEZIA TERME Da una parte c’è la sfida politica per il controllo della sanità, dall’altra ci sono i numeri. Da un lato è Scura contro tutti (contro il governatore Oliverio, che vorrebbe sostituirlo, i laboratori privati e il M5S che ne ha chiesto la rimozione al ministro della Sanità), dall’altro la banale burocrazia. Che sarà pure fredda ma, con le sue cifre, restituisce la cifra delle difficoltà del sistema. E la cifra più importante, tra quelle che emergono dall’analisi del servizio unico di tesoreria degli enti del Servizio sanitario regionale, è quella che riguarda i pignoramenti. Che nel 2017 sono stati «circa 3.430» per un importo monstre di 638 milioni di euro. Effetti di una crisi che si trascina da anni e di un trend duro da invertire: quello dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Un dato che peggiora quando viene valutato in Calabria e diventa ancora più drammatico quando si sposta nel settore sanitario, dove gli enti calabresi – cioè Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere pubbliche – stabiliscono i primati nazionali per ritardo nei pagamenti delle fatture commerciali.
Secondo l’ultimo report di Confartigianato i tempi medi di pagamento superano i 100 giorni, ma in alcuni casi si arriva a numeri ancora più estremi. E la situazione dell’Asp di Reggio – la più ingarbugliata – è la punta di un iceberg di fatture non pagate e inseguimenti da parte dei creditori (e anche presunti doppi pagamenti, per la verità). Tutto riassunto in una paginetta che offre anche altri spunti interessanti. Come le (tante) richieste di anticipazioni di tesoreria: superano il mezzo miliardo di euro, e gli enti che le hanno utilizzate «non sono rientrati entro la fine dell’esercizio».
Altro dato: il 60% degli enti analizzati (cioè 5 su 9) si trovano con l’appalto del servizio di tesoreria scaduto e in regine di prorogatio. È la spia di un’altra questione: le banche ormai si “sfilano” quando si tratta di gestire le casse degli enti pubblici (e non accade soltanto in Calabria); si limitano a svolgere la prorogatio ma non fanno a gara per accaparrarsi un servizio che non considerano più remunerativo.
Questo nonostante le grandi cifre che girano attorno al settore. Gli 86mila mandati di pagamento emessi da Asp e Aziende ospedaliere superano i 4,9 miliardi di euro. E i 52mila reversali (le somme in ingresso) arrivano a un totale di 5,2 miliardi. Come dire: ci sono più denari in arrivo che in uscita. Eppure i creditori aspettano per mesi. E poi vanno a bussare alle porte della Tesoreria. Il copione si è ripetuto per 3.430 volte.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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