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Il Prc scrive a Mattarella: «Non lasciate soli i Vinci-Scarpulla»

Gli esponenti nazionali e regionali di Rifondazione comunista invocano l’intervento del presidente della Repubblica: «A Limbadi è mancato lo Stato»

Pubblicato il: 28/06/2018 – 9:06
Il Prc scrive a Mattarella: «Non lasciate soli i Vinci-Scarpulla»

I vertici nazionali e locali di Rifondazione comunista scrivono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per invocare la vicinanza dello Stato a Rosaria Scarpulla e Francesco Vinci, genitori di Matteo, ucciso il 9 aprile scorso a Limbadi da un’autobomba che, stando alle indagini dei carabinieri e della Dda di Catanzaro, sarebbe stata piazzata per volere di alcuni componenti della famiglia Mancuso, noto clan che ha il su feudo nel Vibonese.
L’accorato appello è firmato da Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc, Eleonora Forenza, europarlamentare gruppo Gue/Ngl, Paolo Ferrero, vicepresidente del Partito della Sinistra europea, Pino Scarpelli, Mimmo Serrao e Francesco Saccomanno, della segreteria regionale del Prc: «La Calabria vive un momento particolarissimo, in cui alle ataviche problematiche della regione si sommano le conseguenze dell’abbandono di molti giovani per studio e/o lavoro e dell’arrivo di uomini e donne migranti che in migliaia subiscono l’iper-sfruttamento bracciantile; in tali condizioni, in cui la ‘ndrangheta svolge un ruolo attivo nel sistema economico regionale, operando una pressione forte sulle comunità locali, la vita stessa delle persone pare non aver più alcun valore, come dimostra l’uccisione del sindacalista Sacko Soumaila. Per giunta, per quello che si è potuto leggere in alcune inchieste giornalistiche di testate nazionali, paiono emergere ombre in merito ad un presunto ruolo attivo svolto dalle organizzazioni criminali anche nelle recenti elezioni politiche. In questo contesto – scrivono gli esponenti del Prc – la vicenda in oggetto è balzata agli onori della cronaca, oltre che per le modalità con cui è stato portato a termine il crimine, soprattutto per la pronta, forte, coraggiosa e tenace reazione della madre di Matteo, la signora Rosaria Scarpulla, che ha dato, alla regione ed alla nazione, uno straordinario ed inconsueto segnale di resistenza civile».
«Quanti hanno avuto la possibilità di parlare con la signora Rosaria, e con il suo legale avvocato Giuseppe De Pace (unico, tra i tanti contattati, ad accettare la difesa!), sono rimasti fortemente colpiti – si legge ancora nella lettera – sia per la sua determinazione a volersi opporre alla prepotenza mafiosa, atteso che da tempo qualcuno ha deciso di volersi impossessare, con efferata prepotenza, di un fondo agricolo di proprietà della famiglia Vinci, che, soprattutto, per la gravità del contesto in cui è avvenuto il feroce delitto. Quella di Matteo Vinci, Signor Presidente, è stata di fatto – scrivono gli esponenti del Prc a Mattarella – una “Cronaca di una morte annunciata”, perché a Limbadi, in particolare rispetto a questa vicenda, è mancato, e lo diciamo con tutta la consapevolezza e la lucidità necessaria, lo Stato, sì, lo Stato attraverso le sue articolazioni territoriali, del tutto incapaci di garantire e di difendere le libertà ed i diritti fondamentali dei cittadini. Come chiaramente racconta la Signora, già nel marzo del 2014 i componenti della famiglia Vinci-Scarpulla sono stati brutalmente aggrediti da ben sei soggetti, riportando gravi ferite ma ritrovandosi, incredibilmente, posti agli arresti domiciliari ed accusati addirittura di rissa. Successivamente, alla fine del mese di ottobre del 2017, mentre si trovava nel suo fondo, il signor Francesco Antonio Vinci è stato minacciato con una pistola e sottoposto ad una selvaggia aggressione con un forcone ed un’ascia, riportando gravissime ferite e, soprattutto, non ricevendo alcun segnale rispetto alla sacrosanta richiesta di ottenere giustizia. Per queste motivazioni gli scriventi parlano di una morte annunciata: certamente, se lo Stato fosse intervenuto immediatamente, cogliendo le circostanziate e pronte denunce dei Vinci-Scarpulla del 2014 e del 2017 e ponendo in essere i necessari interventi, Matteo Vinci sarebbe ancora vivo ed una stanca, addolorata e spossata madre non sarebbe tale avendo ancora un sostegno cui appoggiarsi».
«Alla luce di tutto ciò, mentre pare che la giustizia stia finalmente facendo il suo corso avendo individuato i presunti responsabili tra i componenti della pericolosissima cosca dei Mancuso, ancor di più necessita rivolgersi a Lei, nella qualità di massimo garante dei diritti costituzionali, per chiederLe un intervento forte – conclude la lettera – affinché alla Signora Scarpulla ed al marito, ritenuti ormai un riferimento ed un esempio positivo per tanti calabresi, sia assicurata la necessaria protezione e sia garantita la possibilità di vivere liberamente la loro vita. Inoltre, si ritiene che anche ai funerali di Matteo Vinci, che ancora non si sono tenuti, lo Stato a Limbadi dovrebbe dare dei segnali forti, a titolo di una qualche forma di riparazione, evidentemente impossibile da realizzare appieno rispetto alla gravità dell’accaduto, possibilmente con una Sua presenza diretta e, comunque, dichiarandoli funerali di Stato».

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