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Legnini: «In Calabria picco di pensionamenti dei magistrati»

Il vicepresidente del Csm a Crotone. «Priorità per gli organici dei territori dove sono presenti massicciamente le mafie». Plauso per l’ultima operazione della Dda di Catanzaro: «Qui una battaglia …

Pubblicato il: 29/06/2018 – 14:02
Legnini: «In Calabria picco di pensionamenti dei magistrati»

CROTONE «In questi anni si è registrato un picco di scoperture, in Calabria come in Italia, derivante dal pensionamento anticipato di molti magistrati in conseguenza della riduzione del limite massimo di età pensionabile da 75 a 70 anni». Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini che questa mattina a Crotone ha preso parte al convegno organizzato dalla locale Camera di commercio sul tema dell’impatto delle nuove tecnologie sulla giustizia e gli effetti sull’economia locale. «Da alcuni anni, però, vi sono numerose procedure concorsuali espletate ed in corso di espletamento – ha aggiunto Legnini – che ci stanno consentendo gradualmente di riaprire gli organici. In generale posso dire che il Csm ha riservato, come era doveroso che facesse, una grande attenzione verso questi territori». E a proposito di quelle regioni nelle quali sono massicciamente presenti le mafie, Legnini ha aggiunto che esiste una «priorità per gli organici nei territori pervasi dalla criminalità organizzata. Prestiamo attenzione molto particolare, molto vigile agli uffici ad alta intensità criminale. Nel recente passato il ministero della Giustizia e il Csm hanno effettuato una revisione degli organici accrescendone il numero laddove si manifestavano le emergenze più significative e più rilevanti tra le quali quelle ad alta densità di presenza criminale». Organici che comunque non riguardano solo giudici e procuratori. «Il ruolo degli amministrativi nei Tribunali – ha detto in proposito Legnini – è un problema che negli anni si è fatto drammatico. Poco più di un anno fa il Csm adottò una delibera molto forte per chiedere al governo di accelerare nella copertura degli organici della magistratura e, soprattutto, di assumere giovani: amministrativi, cancellieri, tecnici di cui il sistema giudiziario italiano ha fortissimo bisogno. Negli ultimi due anni sono state assunte circa 5 mila persone, vi è un concorso aperto, espletato, con graduatoria aperta di idonei e mi auguro che il nuovo governo voglia proseguire verso l’immissione di risorse professionali giovani nelle cancellerie dei tribunali e delle procure italiane».
«NOTEVOLISSIMO L’IMPATTO DELLE NUOVE TECNOLOGIE» «È un impatto notevolissimo – ha detto Legnini – quello che le nuove tecnologie stanno producendo sul mondo della giustizia, in particolare la digitalizzazione del processo, in fase di avanzatissima attuazione, sta portando benefici all’efficienza e tempestività della definizione dello stesso processo». «Una parte importante delle comunicazioni, delle trattazioni economico finanziarie – ha sottolineato ancora Legnini – si è trasferita sul web e, quindi, le attività di accertamento dei reati, di risoluzione dei conflitti devono necessariamente misurarsi con la digitalizzazione della vita economica e della vita quotidiana. Tra gli aspetti più rilevanti l’immagazzinamento dei dati favorisce a volte l’utilizzo distorto della tecnologia e la manipolazione dell’informazione. Questo è un fenomeno ormai affermatosi che rischia di inquinare anche la nostra vita democratica, gli orientamenti dell’opinione pubblica». Entrando nello specifico del tema Legnini ha spiegato che «nel nostro Paese da alcuni anni è funzionante pressoché integralmente il processo civile digitale che ha consentito una riduzione dei costi notevolissima, una velocizzazione dei tempi, pensiamo ad esempio all’emanazione dei decreti ingiutivi, delle ingiunzioni di pagamento. Mentre la digitalizzazione del processo penale è ancora in una fase iniziale e però è in atto una programmazione e la disponibilità di risorse. Sull’economia legale gli effetti della digitalizzazione sono notevolissimi. I territori le economie locali diventano più attrattivi, più efficienti se vi è un sistema giudiziario efficiente, tempestivo e trasparente. La giustizia è una infrastruttura immateriale, essenziale anche per il funzionamento dei mercati, anche per lo sviluppo delle economie locali».
«PLAUSO PER IL LAVORO DELLA DDA» Il vice presidente del Csm Giovanni Legnini si è soffermato sul rapporto di fiducia tra magistratura e cittadini che negli ultimi anni sembrava essersi incrinato. «Il dato della fiducia – attenzione, non del consenso perché la magistratura non deve espletare le sue prerogative e le sue funzioni per il consenso ma per accrescere la fiducia sì – è un dato essenziale. Purtroppo negli ultimi anni vi è stata un’attenuazione di questo rapporto di fiducia per una parte dipendente dalla generale sfiducia nelle istituzioni e che ha finito per coinvolgere anche le istituzioni giudiziarie, per un’altra parte discendente da inefficienze del sistema giudiziario. Per fortuna le riforme, le attività, le decisioni che il parlamento, il governo ma anche noi abbiamo assunto in questi anni hanno segnato un’inversione di tendenza. Adesso si tratta di proseguire per questa via perché siamo appena all’inizio». Un cenno, infine, Legnini lo ha riservato all’operazione antimafia che ieri è stata portata a termine a Crotone della Polizia di Stato con il coordinamento della Dda di Catanzaro. «Formulo un ringraziamento e grande apprezzamento per la magistratura e le forze dell’ordine che qui conducono una battaglia contro la criminalità molto difficile ma anche densa di risultati» ha detto Legnini.
OLIVERIO: «GIUSTIZIA LENTA FRENA ECONOMIA» «Una giustizia lenta e farraginosa è sicuramente un fattore frenante per l’economia di un Paese e di una regione come la nostra». Lo ha detto il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, che questa mattina è intervenuto al convegno promosso dalla Camera di commercio di Crotone sul tema: “Impatto delle nuove tecnologie sulla giustizia e gli effetti sull’economia locale”, concluso dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini.
«Il funzionamento della giustizia – ha aggiunto – è un fattore fondamentale per un Paese che voglia crescere in un’era, che è quella della globalizzazione, in cui gli investitori chiedono innanzitutto massima efficienza e velocità nella formazione delle decisioni. Certamente una cosa è agire nel Veneto, altra cosa è farlo in Calabria o in Sicilia, ma rispetto al contesto in cui si agisce è necessaria anche una forte volontà tesa a modificare le cose che non vanno e che impediscono un’amministrazione della giustizia rapida ed efficiente. Alcune cose, per fortuna, in questi anni sono cambiate e hanno contribuito, in parte, a recuperare ritardi enormi. Ora, però, è necessario fare un ulteriore passo in avanti. Bisogna recuperare una funzione dei corpi intermedi che consenta di spostare la soluzione dei problemi dal contenzioso giudiziario alla conciliazione. Nel gap che condiziona una serie di contenziosi civili in Calabria ci sono una serie di fattori che non sono comuni ad altre aree del Paese. Penso, ad esempio, ai contenziosi che riguardano le assicurazioni o altre questioni similari. Su questi fattori, a mio parere, bisogna agire rapidamente e con determinazione perseguendo la strada della mediazione e della conciliazione, che è l’unica che può accelerare e risolvere in tempi più accettabili le questioni da affrontare».
«La seconda questione – ha proseguito Oliverio – riguarda, a mio parere, il problema della organizzazione del sistema. Credo che informatizzazione e digitalizzazione non rappresentino la soluzione di tutti i problemi, ma certamente possono contribuire a snellire e a rendere più efficiente il sistema, a condizione che non si cammini su strade e binari sfalsati. Non si può investire, per esempio, sulla banda ultra-larga se poi mancano i profili professionali necessari per l’uso di questa grande conquista tecnologica. È necessario accompagnare i processi di cambiamento sia nella pubblica amministrazione, sia per quanto riguarda il sistema delle imprese. Non a caso, come Regione Calabria, proprio in questi giorni abbiamo pubblicato un bando di Alta formazione per formare duemila giovani in competenze digitali. Costruire un percorso che sia collocato dentro una visione di sistema è di fondamentale importanza, soprattutto in un Paese come il nostro in cui la burocrazia ha un peso assai rilevante C’è un problema, quindi, molto ma molto serio che va affrontato in termini di snellimenti procedurali e normativi ma anche sulla base di nuovi modelli organizzativi, investendo adeguatamente in volontà e risorse».
«A chi si chiede se le nuove tecnologie rappresentano la fine del lavoro o del diritto del lavoro – ha rimarcato il presidente della Giunta regionale – credo di poter dire che esse dovrebbero determinare una diversa qualità del lavoro e, quindi, della vita. Purtroppo dobbiamo prendere atto che così non è, perché la dimensione globale del diritto del lavoro e dell’economia ha già determinato una accentuata concentrazione della ricchezza e, quindi, del prodotto del lavoro rispetto ad un’area sempre più larga di sofferenza sociale e povertà. Il tema è troppo importante e delicato e non tocca a me affrontarlo, anche perché presupporrebbe un governo mondiale dell’economia, con regole certe a tutela del lavoro, tenendo in particolare conto che l’innovazione tecnologica è un fattore di decisiva importanza, che ha modificato radicalmente le relazioni economiche e sociali e anche i rapporti di lavoro e presupporrebbe, ancor più, una risposta che oggi non c’è e che, anzi, ci costringe a muoverci a tentoni in una giungla nella quale, come è noto, il potere del più forte prevale spesso a scapito del più debole e, soprattutto, nei confronti del lavoro, che paga costi altissimi».
«Iniziative come questa – ha concluso Oliverio – sono comunque molto importanti, perché contribuiscono non solo ad accrescere la consapevolezza rispetto a questioni cruciali della nostra vita, ma determinano anche una condizione per poter agire e cambiare le cose che non vanno».

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