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Il Comune di Pentone ricorda Calipari, calabrese del mondo

Intitolata una strada all’agente del Sismi ucciso a Baghdad. Il toccante messaggio della moglie Rossa Villecco: «Verità e giustizia negate per accordi tra Stati»

Pubblicato il: 30/06/2018 – 14:00
Il Comune di Pentone ricorda Calipari, calabrese del mondo

PENTONE Lavorava per lo Stato e la legalità in un duro contesto di ‘ndrangheta qual è la Calabria, lavorava per lo Stato e per la pace in un duro contesto di guerra qual era l’Afghanistan: Nicola Calipari era davvero un calabrese del mondo, e forse è proprio questo il senso della commemorazione, con l’intitolazione di una strada, che il Comune di Pentone, centro presilano alle porte a nord di Catanzaro, ha voluto dedicare all’agente del Sismi rimasto ucciso a Baghdad nelle fasi successive alla liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Un modo concreto per ricordare una figura quasi d’altri tempi e anche per non dimenticare una vicenda, quella della sua morte, che è ancora una ferita aperta, come scrive la moglie, Rosa Villecco, in uno struggente e denso messaggio fatto pervenire agli amministratori pentonesi.
IL MESSAGGIO DELLA MOGLIE «La verità, e ancor di più la giustizia, non è stato possibile ottenerla all’interno di un processo negato per motivazioni di accordi tra Stati, che eccedevano il diritto della vittima e della sua famiglia»: così ha scritto Rosa Villecco nel testo letto nel corso del dibattito sulla figura di Nicola Calipari. Il momento sicuramente più intenso di una giornata che è stata scandita da una sorta di “corteo” silenzioso che dal palazzo comunale di Pentone ha portato il sindaco Michele Merante, la vicesindaco Giuditta Mattace, altri amministratori ed esponenti politici del territorio, autorità civili, militari e religiose e semplici cittadini alla strada che d’ora in poi porterà il nome dell’agente del Sismi, nato a Reggio Calabria il 23 giugno 1953.
IL RICORDO DEL GIUDICE AMELIO A irrobustire l’omaggio a Calipari è il giudice Erminio Amelio, che ha curato l’istruttoria sulla morte dell’agente del Sismi alla Procura di Roma e autore dell’opera teatrale “L’omicidio di Nicola Calipari” presentata nel corso della cerimonia . «Con questa commemorazione – ha detto Amelio, originario di San Pietro Magisano, paese confinante con Pentone – si dà un senso alla grande azione di Nicola Calipari, che ho sempre definito non un eroe ma un uomo giusto, che è un concetto ancora più alto». Amelio ha poi osservato: «Purtroppo Nicola Calipari è una figura dimenticata: chi ne parla più? C’è qualcuno che si è indignato per quello che successo? Certo, c’è l’indignazione della famiglia, ma in realtà – ha spiegato il magistrato – dovremmo essere tutti indignati perché certi atti colpiscono tutti noi». Un concetto che fa da ponte con le parole di Rosa Villecco, che nel suo messaggio, letto nel corso del dibattito moderato dalla giornalista Teresa Benincasa, ha infatti citato l’amicizia con Erminio Amelio, un’amicizia – ha proseguito – che «nasce nelle aule giudiziarie, quando io con determinazione e forse con un po’ di ingenuità pensavo fosse possibile conoscere la verità sulla morte di mio marito, mediatore nel sequestro Sgrena, come in altre precedenti trattative per la liberazione di ostaggi in territorio iracheno. Ma – ha rimarcato Rosa Villecco – la verità, e ancor di più la giustizia, non è stato possibile ottenerla all’interno di un processo negato per motivazioni di accordi tra Stati, che eccedevano il diritto della vittima e della sua famiglia. Il grande dilemma che da Sofocle in poi – ha aggiunto la moglie di Calipari, che è stata anche parlamentare del Pd – contrappone leggi morali e norme giuridiche, Antigone e Creonte, diritti umani e ragion di Stato. Il lavoro teatrale spiega egregiamente questa dicotomia e dà una spiegazione del fallito tentativo di una moglie ostinata di ottenere giustizia dallo Stato, per cui Nicola in quel contesto di guerra svolgeva un ruolo di mediatore di pace».
IL VALORE DELLA MEMORIA Toccante il ringraziamento di Rosa Villecco agli amministratori di Pentone, per una commemorazione che vuole essere anche una sfida, «la sfida di far rivivere la memoria», perché la memoria «svolge una funzione quando, raccontando le vite di tanti uomini normali, che hanno svolto con dignità e coerenza il loro lavoro, produce valori positivi tra i giovani. Penso sia questa – ha concluso nel suo messaggio la moglie di Calipari – l’eredità di Nicola e dei tanti che hanno dato la loro vita per difendere la legalità e la giustizia».
IL PERCORSO DI LEGALITÀ Ringraziamento che il sindaco di Pentone Merante raccoglie con emozione. «Questa commemorazione nasce da un percorso di legalità e di trasparenza che abbiamo avviato fin dall’inizio della nostra azione amministrativa, ottenendo anche un riconoscimento nazionale per i Comuni sotto i 5mila abitanti. La figura di Calipari – ha rilevato Merante – trasmette un potente messaggio di legalità, libertà, difesa della democrazia e pace che sono valori fondanti della nostra comunità, e trasmette anche un grande messaggio di umanità, un messaggio che auspichiamo sia recepito anche da altri centri della Calabria».
L’iniziativa, voluta dall’amministrazione comunale e patrocinata dalla Regione Calabria, rientra in un programma di educazione alla memoria ed alla legalità, presentato dalle esponenti di Giunta Giuditta Mattace, con delega alla Cultura e Politiche sociali, e Angelina Capicotto, assessore alla Pubblica istruzione.«Abbiamo voluto fortemente ricordare Calipari – ha concluso Giuditta Mattace – perché a nostro avviso è un grande esempio per le future generazioni affinché possano comprendere che legalità e giustizia devono andare in sincronia».

Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it

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