CATANZARO Da quasi 200mila euro di indennizzo ottenuti in primo grado all’azzeramento della somma, condito dal pagamento delle spese legali. La Corte d’appello di Catanzaro (giudice Emilio Sirianni) ha capovolto la sentenza che, in primo grado, aveva premiato il ricorso dell’ex direttore generale all’Ambiente della Regione, Bruno Gualtieri. Da vittima dello spoils system della giunta Oliverio a beneficiario di un incarico “nullo”. La decisione non ha nulla a che vedere con la politica, ma le censure tecniche colpiscono il meccanismo delle nomine adottato dall’esecutivo di centrodestra nei primi anni del governo regionale targato Scopelliti. Lo chiariscono le motivazioni della sentenza (la decisione era stata resa nota il 23 maggio scorso).
La spunta, dunque, la tesi dell’Avvocatura regionale, per la quale Gualtieri non avrebbe avuto diritto ad alcun risarcimento (quantificato in 191.797 euro in primo grado) proprio perché la sua prima nomina sarebbe stata nulla.
La sentenza d’appello è chiarissima: «Non è in discussione tra le parti che il primo incarico di dirigente generale del dipartimento “Politiche dell’Ambiente” sia stato illegittimamente conferito al Gualtieri nel 2010 dalla Regione Calabria». Non è in discussione la competenza di Gualtieri, ma l’iter seguito. L’incarico, riepiloga il giudice, gli fu conferito «senza la preventiva, motivata verifica dell’assenza nei ruoli regionali della particolare e comprovata qualificazione professionale occorrente», condizione senza la quale non si può cercare un manager all’esterno dei ruoli regionali. E anche «senza il rispetto dell’evidenza pubblica e della selettività». D’altra parte, queste “carenze” sono presenti nella delibera di giunta del 2010 che ufficializza la scelta del dirigente, delibera «che di nessuno dei predetti adempimenti dà conto».
Il resto è una conseguenza logica: l’atto di conferimento dell’incarico è nullo, e inficia il contratto di lavoro dell’ex dg. Da questo presupposto, i giudici partono per considerare la consistenza del secondo contratto stipulato tra Gualtieri e la Regione nel 2013, una proroga poi interrotta dall’intervento della (all’epoca) neo insediata giunta di centrosinistra. «L’incarico di dirigente di dipartimento illegittimamente affidato a Gualtieri nel 2010 – è uno stralcio della sentenza – non avrebbe potuto essere considerato ai fini dell’attribuzione del nuovo incarico di dirigente dello stesso dipartimento che gli fu conferito nel 2013». Lo prova «la nota del presidente della giunta regionale del 17 giugno 2013, richiamata dalla delibera di conferimento dell’incarico, nella quale la scelta del Gualtieri si giustifica in relazione alla “esperienza pluriennale nella materia, desumibile dagli incarichi avuti negli enti locali e da ultimo nella Regione Calabria dove attualmente ricopre dal 2010 l’incarico oggetto dell’avviso; è in possesso di un pertinente titolo di studio e di una specifica e approfondita conoscenza della materia relativa alla tutela delle acque ed alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti, desumibile dalla complessità dei vari provvedimenti redatti durante l’espletamento dell’incarico di dirigente generale presso la giunta regionale…».
Nullo il primo conferimento dell’incarico e nullo anche il secondo «perché in parte è immotivato e, in altra parte, è motivato con riguardo a pregresse attività dell’interessato non valutabili perché illegittimamente svolte». La conclusione è amara per l’ex manager (oggi dirigente del Comune di Catanzaro): l’appello della Regione viene accolto, lui viene condannato al pagamento delle spese di giudizio di entrambi i processi (poco meno di 14mila euro). (ppp)
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