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Case dignitose al posto del ghetto di Rosarno

Il progetto prevede 150 alloggi da 4-6 posti ciascuno destinati ai lavoratori stagionali della Piana di Gioia Tauro. Si basa sulla “green economy” con una spesa di 3 milioni di euro

Pubblicato il: 03/07/2018 – 19:56
Case dignitose al posto del ghetto di Rosarno

SAN FERDINANDO Una casa al posto delle baracche nel ghetto di San Ferdinando. Non più lamiere di eternit ma un vero soffitto, dignità invece di una condizione disumana. Il progetto “Green economy and immigration” sarà presentato il prossimo 6 luglio. Ma le sue linee guida sono già disponibili e i costi ipotizzati: circa 3 milioni di euro. Così come l’intento, che è quello di superare la baraccopoli, la sua assenza di servizi, le precarie condizioni igienico-sanitarie. Si può fare – l’idea è partita dalla Fai Cisl, che ha coinvolto le organizzazioni agricole – con il coinvolgimento delle aziende agricole e delle istituzioni. Ciascuna delle ditte, per cominciare, dovrebbe individuare un’area idonea dedicata alla costruzione di alloggi non invasivi, ecosostenibili e dignitosi, pensati per accogliere i lavoratori agricoli. E poi monitorare lo stato dei luoghi e «individuare e sostenere un adeguato collegamento tra la campagna e i centri abitati». I prefabbricati da 4-6 posti ciascuno saranno posizionati in tutte le aziende che aderiranno al progetto e saranno abitati solo da «lavoratori in regola con tutta la documentazione prevista per soggiornare nel nostro Paese». Pre-requisito necessario è quello di avere un regolare contratto di lavoro e il progetto è quello di realizzare 150 moduli abitativi, con una capienza complessiva di 600-900 posti letto. Difficile? Forse, ma l’idea di “Green economy and immigration” è quella di ottenere la collaborazione delle istituzioni, per velocizzare le procedure burocratiche, una «ponderata agevolazione fiscale o detassazione» e una «facilitazione di accesso al credito dedicato, anche per rendere più semplice la canalizzazione dei pagamenti dei salari dei lavoratori, secondo le ultime norme sulla tracciabilità e antiriciclaggio».
 L’ecocompatibilità non è l’unico obiettivo: gli alloggi saranno dotati «di strumentazione informativa adeguata» e di un «collegamento in rete, con monitor dedicato in tutte le strutture, affinché, su specifici piani di scambi culturali e formativi, si possa interagire in videoconferenza, per comunicare, contemporaneamente, con tutte le 150 strutture».

L’IMPIEGO DEI GIOVANI Il progetto prevede il coinvolgimento dei giovani. Su due assi: il primo rivolto a un percorso di formazione e animazione culturale e linguistica per i migranti, il secondo dedicato ai servizi in generale. Anche le risorse di “Io resto al Sud” «potrebbero tracciare una via percorribile, facendo inserire i giovani in veri progetti di grande utilità umanitaria ed economica, in un’area che presenta delle grosse difficoltà di gestione del fenomeno immigrati».
I COSTI Dalle linee guida ai costi del progetto, per il quale è prevista una spesa complessiva di 3 milioni di euro. La fetta maggiore, ovviamente, sarebbe impegnata per la realizzazione dei moduli abitativi: 2 milioni e 250mila euro (15mila euro per ciascuno dei 150 moduli abitativi). C’è, ovviamente, la questione che riguarda la copertura delle spese: gli ideatori del progetto hanno pensato di attingere da fondi europei, del governo nazionale, della Regione, della Città metropolitana, della Fondazione per il Sud. Toccherà verificare la disponibilità politica e finanziaria delle casse pubbliche. Tradurre in fatti le enunciazioni pubbliche sulle condizioni inaccettabili della vita nella baraccopoli non sarà facile. Ma qualcuno vuole provarci.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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