CATANZARO Regime di carcere duro per Francesco Patitucci, esponente della cosca “Lanzino di Cosenza, condannato lo scorso 11 giugno a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Luca Bruni, giovane boss dell’omonimo clan. Il boss Patitucci, braccio destro di Ettore Lanzino, è considerato tra i mandanti dell’agguato che nel gennaio 2012 costò la vita a Bruni. Secondo le ricostruzioni investigative, due clan decisero di porre fine all’esistenza del capo dei “Bella Bella” (così erano nominati i Bruni) che meditava vendetta per la morte di suo padre e che pretendeva di essere compartecipe nella suddivisione dei proventi della “bacinella”, la cassa comune della consorteria. Patitucci era uscito dal carcere a settembre 2015 dopo avere scontato la condanna inflitta nel corso del processo Terminator sul racket delle estorsioni a Cosenza. Ma la libertà è durata poco.
Il boss è ritornato in carcere a febbraio 2016 dopo essere stato trovato in possesso di una pistola in seguito a un controllo stradale dei carabinieri. Tra l’altro è stato fermato a Cosenza mentre aveva obbligo di dimora a Rende.
Dopo la condanna per l’omicidio Bruni la Dda di Catanzaro ha proposto il carcere duro per l’ex numero due della cosca Lanzino. Proposta accolta dal ministro della Giustizia che ha firmato il decreto col quale Francesco Patitucci è destinato al 41bis.
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