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Surroga di Mangialavori, Chiappetta diffida (ancora) il Consiglio

I legali del politico invitano l’assemblea a proclamarlo al posto del neo senatore: «L’ingresso di Parente è contrario alla normativa»

Pubblicato il: 04/07/2018 – 11:08
Surroga di Mangialavori, Chiappetta diffida (ancora) il Consiglio

COSENZA L’ormai ex consigliere regionale Giuseppe Mangialavori «è entrato in Consiglio in seno al Collegio unico regionale e quindi su base regionale, così da risultare eletto “nella lista regionale”». Dunque «è evidente che lo “scorrimento” debba riguardare sempre chi, su base regionale e sempre nell’ambito del predetto Collegio unico, abbia raggiunto la più alta percentuale tra i non eletti. Ossia appunto il mio assistito, Gianpaolo Chiappetta (nella foto)». Sono parole della diffida firmata dagli avvocati Vittorio Gallucci e Giovanni Spataro. Un atto indirizzato al consiglio regionale (tra i destinatari ci sono il presidente Nicola Irto, il presidente della Giunta per le elezioni Sebi Romeo, il segretario generale Maurizio Priolo, la dirigente del settore Segreteria assemblea Maria Stefania Lauria e tutti i consiglieri di Palazzo Campanella) che segna un nuovo step nello “scontro” tra l’ex consigliere e gli uffici che hanno rifiutato la sua richiesta di entrare in assemblea come sostituto di Mangialavori. I legali del politico, infatti, invitano il Consiglio a «individuare/proclamare» Chiappetta consigliere regionale «in surroga dell’onorevole Giuseppe Mangialavori» e avvisano che, qualora questo non dovesse accadere, «ci vedremo costretti a tutelare le prerogative e gli interessi lesi nelle competenti sedi giurisdizionali, ove richiederemo anche di valutare l’eventuale sussistenza di ipotesi di reato nei fatti esposti».
Dalle lettere agli uffici del Consiglio, dunque, si potrebbe passagli agli esposti in Procura.
La vicenda è nota. L’interpretazione di Chiappetta chiama in causa due diversi momenti post elettorali. E due fasi distinte. Nella prima entrano in gioco i consiglieri eletti su base circoscrizionale, nella seconda quelli che afferiscono al Collegio unico regionale. Secondo questa lettura delle leggi che disciplinano l’elezione in Consiglio, c’è una distinzione chiara: essendo stata eletta Wanda Ferro (seppur dopo un lungo tira e molla giudiziario) nella graduatoria unica, appartiene allo stesso elenco anche il suo sostituto Mangialavori e va da sé che al posto del neo senatore di Vibo Valentia debba subentrare un altro aspirante consigliere che figura nel Collegio unico regionale, cioè Chiappetta.
La risposta arrivata dalla burocrazia non analizza questo aspetto: si limita a dire che il consiglio non può intervenire su eventuali errori nella fase elettorale e cita riferimenti normativi che porterebbero in aula Claudio Parente, primo dei non eletti nella circoscrizione Centro. 
Una scelta senza senso per i legali del politico cosentino: «Non può beneficiare della surrogazione – scrivono – chi attualmente risulta posizionato sotto l’onorevole Mangialavori, nella circoscrizione “Centro”, ossia Claudio Parente, il quale non ha conseguito, come invece ha fatto il nostro assistito, la più alta percentuale su base regionale». E «non potrebbe nemmeno sostenersi l’avvicendamento in favore del candidato Parente in ragione di un presunto mantenimento della rappresentatività per ciascuna provincia». Per rafforzare questa tesi, i legali riportano lo stralcio di una sentenza del Consiglio di Stato («il consigliere regionale non rappresenta la provincia di provenienza ma l’intera regione»).
L’ultima stoccata è per il settore Segreteria assemblea e Affari generali del Consiglio, la cui risposta a Chiappetta «da un lato si è limitata a paventare un’inconferente “impossibilità” di “aderire alla sua richiesta” per “il prescritto difetto, da parte delle Regioni, di competenza in materia giurisdizionale” e, dall’altro, ha affermato che “non potrà che procedersi in conformità al vigente articolo 16 della legge del 17 febbraio 1968, numero 108».

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