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Diciottenne ucciso a Crotone, al via il processo – VIDEO

Davanti ai giudici della Corte d’assise di Catanzaro il 56enne Salvatore Gerace, accusato di aver ucciso Giuseppe Parretta. Parte civile anche il Comune che destinerà eventuali risarcimenti ai giov…

Pubblicato il: 05/07/2018 – 12:11
Diciottenne ucciso a Crotone, al via il processo – VIDEO

CATANZARO Ha preso il via giovedì mattina, davanti alla corte d’Assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, il processo a carico di Salvatore Gerace 56 anni, accusato di avere ucciso a colpi di pistola Giuseppe Parretta, 18 anni, lo scorso 13 gennaio nel centro storico di Crotone. Il ragazzo si trovava all’interno della sede dell’associazione “Libere donne” in compagnia della madre Katya Villirillo, della fidanzata e due fratelli minorenni.
Gerace ha esploso diversi colpi di cui due mortali hanno raggiunto il 18enne al torace. Oggi si sono costituite le parti civili: i familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Emanuele Procopio, del foro di Locri e Jessica Tassone. Si è inoltre costituito parte civile anche il Comune di Crotone, rappresentato dall’avvocato Mario Nigro il quale ha specificato che il Comune intende destinare eventuali risarcimenti ad attività in favore dei giovani. Lo stesso legale lavora praticamente pro bono.
LE ECCEZIONI DELLA DIFESA E LE DECISIONI DELLA CORTE L’avvocato Garofalo, che difende Gerace, ha presentato due eccezioni: la nullità del decreto immediato non custodiale emessa dal gip di Crotone per incompetenza funzionale del magistrato il quale avrebbe avuto l’obbligo di astenersi dal pronunciarsi sul giudizio immediato poiché lo stesso aveva già adottato l’ordinanza di carcerazione e interrogato l’imputato. Secondo l’avvocato veniva violato il dovere di astensione in principio degli articoli 24 e 25 della Costituzione. Il pubblico ministero Alfredo Manca e le parti civili hanno chiesto il rigetto della eccezione. Secondo l’avvocato Procopio nessuna norma prevede che il giudizio immediato debba essere adottato da persona diversa da colui che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare. La difesa ha inoltre presentato eccezione anche contro la costituzione di parte civile del Comune di Crotone in assenza di un danno ravvisabile per l’ente in seguito alla vicenda.
La corte ha, però rigettato le eccezioni presentate dalla difesa accogliendo le argomentazioni dell’accusa. E ha ammesso il Comune parte civile.
Al termine dell’udienza, Gerace ha consegnato al presidente Bravin una lettera manoscritta e una memoria con allegato un ritaglio di giornale. L’imputato, detenuto, ha seguito il processo appoggiandosi alle stampelle essendo affetto da una lesione alla schiena irreversibile e degenerativa.
Subito dopo il delitto Gerace si consegnò ai poliziotti accorsi sul posto. In seguito il 56enne, già noto alle forze dell’ordine, dirà di avere agito perché si sentiva spiato dal ragazzo col quale abitava vicino.
Tutta la vicenda verrà ora dipanata nel corso del dibattimento che prenderà il via il prossimo 20 settembre con l’escussione dei primi testi.
KATIA VILLIRILLO: «GIUSTIZIA E NON VENDETTA» «Mi aspetto giustizia e non vendetta». Lo ha detto Katia Villirillo (nella foto a sinistra), la madre di Giuseppe Parretta, il 18enne ucciso lo scorso 13 gennaio a Crotone in una lite per motivi di vicinato, parlando con i giornalisti davanti la Corte d’assise di Catanzaro.
«Mi aspetto – ha detto Katia Villirillo – giustizia e non vendetta, mi aspetto regole di vita che valgano non solo per Gerace ma per tutti gli altri, mi aspetto umanità e una giustizia che si metta a fianco delle famiglie che subiscono un dolore così grande».
«Dico questo – ha aggiunto la madre di Parretta – non perché si tratta di Giuseppe, ma perché si è trattato di un omicidio gratuito, inflitto senza alcun motivo alla famiglia, alla fidanzata, agli amici, a tante persone che piangono e soffrono. Come Giuseppe non ha avuto sconti, non debba averne nemmeno chi l’ha ucciso, e che a mio avviso deve scontare la sua pena com’è giusto che sia. A essere sincera – ha concluso Katia Villirillo – mi aspetto una condanna importante al carcere perché solo così si può parlare di rieducazione: e lo Stato deve dare un segnale di sicurezza ai suoi cittadini». Ad accompagnare Katia Villirillo alla Corte d’assise di Catanzaro ci state anche una ventina di familiari e amici di Giuseppe Parretta provenienti da Crotone.

ale. tru.

https://www.youtube.com/watch?v=9vjJvu79czM&feature=youtu.be

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