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«In Calabria il 60% dei contribuenti in difficoltà»

di Claudio Cavaliere*

Pubblicato il: 06/07/2018 – 16:42
«In Calabria il 60% dei contribuenti in difficoltà»

Il tema della povertà in Calabria ha finalmente assunto rilievo tra gli argomenti della politica regionale. I dati ufficiali parlano oramai di una situazione drammatica per ampie fasce della popolazione.
Sui dati diffusi dal ministero dell’Economia relativi ai redditi dichiarati dagli italiani nel 2016 (gli ultimi disponibili su base comunale) è possibile ricavare elementi assai interessanti su quanto accade nella nostra regione.
Uno stallo al ribasso nella divisione del benessere locale per aree territoriali; la lenta ma costante erosione dei Comuni minori alla partecipazione del riparto della ricchezza regionale; l’incidenza del reddito da pensione sull’imponibile complessivo; i Comuni nei quali si registrano le peggiori performance; sono tutti fattori desumibili dai quali è possibile comprendere le dinamiche sociali in corso.
Elementi peraltro che incrociano l’altro grande tema, quello della dimensione ottimale dei governi locali, dove livelli elevati di reddito imponibile significano in proporzione livelli più elevati di tassazione comunale che necessitano, in ogni caso, di ampie fasce di popolazione attiva affinché si alimenti il circuito positivo dell’economia locale.
In Calabria, nel 2016, meno del 2% dei contribuenti detiene l’11% della ricchezza complessiva mentre il 60% dei contribuenti partecipa per appena il 28% e versa in uno stato di difficoltà serio.
Nel triennio 2014-2016 la Calabria si è conferma una regione sostanzialmente “immobile” senza grandi rivolgimenti nella distribuzione della ricchezza.
Di particolare interesse la divisione per classi demografiche dei Comuni che ci restituisce un dato fin troppo ovvio, ossia che la ricchezza sale al crescere della dimensione media dei Comuni. Man mano che la classe demografica dell’ente locale aumenta sale anche il procapite per contribuente e quello per famiglia mentre diminuisce la percentuale del reddito da pensione.

I 319 piccoli comuni calabresi contribuiscono per il 28% della ricchezza regionale mentre quasi la metà del reddito si concentra nei 20 Comuni con oltre 15mila abitanti.
Aumenta la forbice del valore del reddito nei piccoli Comuni. Diminuisce infatti sia il valore assoluto della ricchezza locale che la percentuale sul totale. Anche la percentuale dei pensionati è in calo, fenomeno questo da addebitare al progressivo impoverimento demografico.
Si mantiene stabile la differenza media per contribuente nei piccoli comuni rispetto alla media regionale che rimane del -15,1% come nel 2015.
Allo stesso modo si mantiene stabile a poco oltre il -14% la differenza pro capite per famiglia sempre nei piccoli comuni rispetto alla media regionale.
Così se la ricchezza media per famiglia nei comuni di Palermiti, Centrache, Terravecchia e Falconara Albanese (rispettivamente 1.213, 401, 823 e 1.427 abitanti) non giunge a 12mila euro e ben al di sotto della media regionale di 21.632 euro, Castrolibero e Catanzaro fanno registrare poco oltre 30mila euro procapite a famiglia.
Nei piccoli Comuni calabresi – anche se non in maniera generalizzata come si penserebbe – è forte inoltre l’influenza del reddito da pensione sul totale dei contribuenti.
Il dato medio regionale, abbastanza elevato, risulta del 37,5% ma 42 Comuni calabresi fanno registrare percentuali oltre il 50%, con i valori più elevati nei “Comuni polvere”.
Cresce anche rispetto al 2015 il numero dei Comuni con valori medi di ricchezza per famiglia inferiori a quella regionale. Erano il 22% dei comuni calabresi (90 comuni) nel 2015, sono diventati nel 2016 il 32%, ben 129 comuni.
Ancora una volta il risultato è appannaggio (tranne che in pochi casi) dei piccoli comuni a conferma della straordinaria difficoltà di questi enti locali di uscire da un crisi che rimane grave.
Ulteriori segnali si possono ricavare da altri elementi.
Nel 21% dei Comuni (84 municipi di cui l’86% piccoli) è risultata crescente la percentuale di reddito da pensione sul totale dei contribuenti rispetto al 2015.
Un ulteriore preoccupante segnale sulla tendenza allo spopolamento di molte aree della regione è legato alla mancanza di attività in grado di produrre reddito e alla carenze di politiche territoriali regionali in grado di arrestare, o quanto meno contenere, i segnali avanzanti di povertà ed emarginazione.

*Sociologo

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