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«Liste d’attesa “anomale”, uno dei colpevoli è proprio Scura»

I sindacati dei medici dell’ospedale di Reggio rispondono alle accuse del commissario: «Le inadempienze sono sue e della Regione»

Pubblicato il: 06/07/2018 – 18:54
«Liste d’attesa “anomale”, uno dei colpevoli è proprio Scura»

Pubblichiamo la lettera inviata dall’intersindacale della dirigenza medica del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria al commissario al Piano di rientro Massimo Scura e – per conoscenza – al ministro della Salute, al presidente della Regione, al dg del dipartimento Tutela della salute e alla direzione generale del Gom di Reggio Calabria. I medici rispondono alle accuse del commissario riguardo all’anomala durata delle liste d’attesa (leggi qui).
Le scriventi organizzazioni sindacali della Dirigenza medica del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, constatato – ancora una volta – l’assordante silenzio della direzione aziendale, intendono rispondere alle Sue accuse, tanto generiche quanto gravissime, nei confronti dei medici calabresi, e in particolare di quelli reggini, contenute in un articolo apparso il 2 luglio sul Corriere della Sera a firma della giornalista Margherita De Bac e poi ripreso dalle testate online calabresi.
In tale articolo lei lascia intendere che i medici ospedalieri farebbero parte di un sistema volto a determinare un allungamento delle liste d’attesa per visite ed esami diagnostici al fine di favorire l’attività intramoenia svolta “in orario di servizio” o consentirebbero presunti sistemi basati sulle “amicizie giuste”.
Visto che il ruolo che riveste – per il quale percepisce uno stipendio di oltre 200mila euro annui – le consente di possedere o richiedere tutte le informazioni in merito a quanto affermato genericamente sulla stampa, le scriventi organizzazioni sindacali la invitano ad indicare con la dovuta precisione:
–  quali siano le strutture ospedaliere e le Unità Operative in cui si verificano meccanismi distorsivi determinanti l’allungamento delle liste d’attesa;
–  quali siano tali meccanismi e da chi siano agevolati;
–  quali siano i Direttori Generali responsabili del mancato controllo sulle liste d’attesa o del rispetto dei 
LEA e, se confermato, perché non ha ancora adottato i dovuti provvedimenti previsti dalla legge nei 
confronti di questa grave inadempienza;
–  cosa intenda per svolgimento dell’attività intramoenia “in orario di servizio”;
–  quali siano le “amicizie giuste” da sfruttare per ottenere l’esecuzione di una visita o un esame 
diagnostico, ovvero dove e per mezzo di chi si verifichi tale meccanismo.
In assenza di tali precisazioni o di smentite saremmo autorizzati a pensare che le sue accuse nei confronti della classe medica rappresentino – come già nel caso delle affermazioni del Dott. Brancati, Direttore Generale dell’ASP di Reggio Calabria – un magistrale esempio di tentativo di coprire inefficienze ed inadempienze del sistema che al vertice vede la sua figura e che, costituendo a parere degli scriventi una diffamazione, sono già state consegnate ad un legale per valutare gli estremi della querela. 
Lei sa bene che Il Commissario ad acta per il Piano di rientro ha, in realtà, tutti gli strumenti per affrontare il problema delle liste d’attesa in maniera seria e puntuale risparmiando a tutti la demagogia da quattro soldi. Infatti, caro Ingegnere Lei potrebbe, anzi dovrebbe (in virtù dei Suoi doveri d’ufficio) andare a verificare le singole responsabilità in merito all’applicazione di quanto contenuto in:
1)  DGR n.126 del 02/11/2011 – Piano Regionale di Governo delle Liste d’Attesa;
DPGR-CA n.141 del 16/10/2013 – Adempimenti urgenti per l’attuazione del Piano di Governo delle liste 
d’attesa e i relativi monitoraggi;
3)  DCA n.119 del 04/11/2016 – Piano Operativo 2016-2018
4)  DCA n.82 del 25/07/2016 – Atto Aziendale Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria
Il DGR n.126 del 2011, basato sul Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa (PNGLA) 2010-2012, tutt’ora vigente, prevedeva:
–  realizzazione di un CUP regionale, ovvero un CUP distinto per ambiti territoriali precisi con integrazione fra Aziende Ospedaliere ed ASP;
–  applicazione e gestione da parte del CUP delle Classi di Priorità;
–  gestione separata delle agende informatizzate dei primi accessi rispetto ai successivi;
–  gestione separata delle agende incluse in Percorsi Diagnostico Terapeutici;
–  gestione del Drop-out, ovvero delle disdette;
attività specialistica integrativa (A.S.I.).
Il DPGR-CA n.141 del 16/10/2013 disponeva che i direttori generali, entro 30 giorni, provvedessero ad integrare i sistemi Cup per ambito territoriale (unico per Azienda Sanitaria Provinciale e Ospedaliera ricadente nel territorio di competenza) e ad adeguare i sistemi Cup esistenti, in modo da rilevare adeguatamente i dati relativamente alle classi di priorità e tipologia di visita ( primo accesso o controllo). 
Egregio Commissario in tal modo potrà facilmente verificare che, in atto, presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, nulla di quanto sopra previsto risulta attivo: 
1) il CUP Aziendale non è integrato a quello dell’ASP;
2) il CUP aziendale non gestisce le classi di priorità (preferendo affidare a singoli soggetti interni all’Ospedale 
tale compito);
3) il CUP Aziendale non ha una gestione separata fra primi accessi e successivi o delle agende incluse in PDTA; 
4) l’Azienda non gestisce il fenomeno del drop-out, né applica sanzioni a coloro che non effettuano formale disdetta della prenotazione; 
5) non è mai stata attivata l’ASI.
Chi avrebbe dovuto realizzare e poi far osservare tali disposizioni? I medici o non già i direttori generali con il controllo e la verifica, dovuti per legge, da parte del dipartimento Tutela della salute e del Commissario ad acta? Ma il dipartimento Tutela della salute era, evidentemente, troppo impegnato a valutare positivamente l’attività svolta dai direttori generali, riconoscendo loro premi in denaro, e lei era tropo occupato per interessarsi di simili quisquilie. 
Nel Programma Operativo 2016 – 2018, emanato con DCA n.119 del 04/11/2016, l’abbattimento delle Liste d’attesa era da Lei indicato come uno dei “Grandi Progetti” ma, dato nelle 146 pagine non veniva spiegato come sarebbe dovuto avvenire tutto ciò, potrebbe sfruttare questa occasione per indicarci in che modo tale progetto si sarebbe dovuto realizzare.
Infine, Le ricordiamo quanto contenuto nell’Atto Aziendale, sempre da Lei approvato, del nostro G.O.M.: 
Art. 3 – Missione Istituzionale 
L’Azienda, in coerenza agli indirizzi del PSN e del PSR, concorre a garantire l’assistenza ad alta complessità ed alto contenuto tecnologico, erogando prestazioni sanitarie per acuti secondo i principi di appropriatezza,
efficienza ed economicità in ambito provinciale e regionale, in quanto centro HUB per la Provincia di Reggio Calabria e Centro di Riferimento Regionale per le funzioni determinate dalla programmazione regionale.
Siamo dunque certi che non possa sfuggire ad un tecnico della Sua esperienza il particolare che, in termini di erogazione di visite ed esami diagnostici, non è la nostra Azienda ad avere la funzione di garantire i LEA, bensì l’ASP di Reggio Calabria, e che, come riportato nel punto 7.11 del PRGLA, a norma dell’art.1 comma 282 Legge Finanziaria 2006, le Aziende Sanitarie non possono sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni di cui al DPCM 29 Novembre 2001 come invece è avvenuto nell’azienda territoriale di Reggio Calabria (ad esempio Colonscopia non erogata presso il P.O. Spoke di Locri).
Concordiamo con lei, però, su una sua affermazione: il beneplacito della politica a sua volta collusa. Infatti esiste una completa collusione tra commissario ad acta, presidente della Regione (di cui il dipartimento Tutela della salute costituisce articolazione tecnica e di controllo) e direttori generali delle aziende, nell’evadere, per come finora dimostrato, l’applicazione delle leggi nazionali, regionali e dei suoi decreti commissariali.
Come vede non è stato difficile per noi rimandare al mittente, con argomentazioni specifiche, le sue generiche e infamanti accuse; è invece per noi difficile comprendere come faccia lei a non capire che, in un territorio come quello calabrese, simili parole possano tradursi in istigazione ad aggressioni verbali e fisiche nei confronti del personale medico, come purtroppo già avvenuto in passato. Nei nostri ospedali vi sono aule e reparti intitolati a medici assassinati da chi, accecato dalla rabbia, ha riversato su di loro non parole ma piombo.
Si informi Ing. Scura e si vergogni per le parole pronunciate nel tentativo di addossare ad altri la responsabilità del suo personale fallimento.

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