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Racket dei buttafuori, chiesti fino a 20 anni per i Condello

L’inchiesta Eracle ha svelato l’imposizione dei buttafuori abusivi nella movida a Reggio. All’interno dei lidi “gestiti” dalla cosca era permesso far girare la coca degli arcoti. Scoperto anche un …

Pubblicato il: 06/07/2018 – 10:48
Racket dei buttafuori, chiesti fino a 20 anni per i Condello

REGGIO CALABRIA Da 20 anni di carcere a 4 mesi di reclusione. Sono articolate le richieste di condanna avanzate dai pm Sara Amerio e Walter Ignazzitto al termine della requisitoria al processo abbreviato Eracle, scaturito dall’inchiesta che ha svelato il racket di buttafuori abusivi tramite cui il clan Condello ha imposto la protezione sui locali della movida cittadina, garantendosi anche un utile canale per lo spaccio di droga. Attività che i rampolli del clan Condello alternavano alle corse clandestine dei cavalli e alle altrettanto clandestine scommesse sulle gare.
LE RICHIESTE Per questo i magistrati hanno chiesto la condanna di Michele Panetta (15 anni), Fabio Caccamo (10 anni), Giuseppe E. Pecora (9 anni e 6 mesi) Basilio Cutrupi ( 9 anni), Luciano Baione (10 anni), Francesco Barbaro (8 anni), Enrico G. Barcella (12 anni), Nino Berlingeri (2 anni), Francesco A. Eneide (2 anni), Salvatore Falduto (14 anni di reclusione), Francesco Ferrante (16 anni), Fabio V. Minutolo (18 anni ), Andrea Morelli (20 anni) Cosimo Morelli (20 anni), Domenico Nucera (20 anni), Carmine Surace (2 anni e 4 mesi), Attilio Buontempone (9 anni), Francesco Condello (4 mesi), Paolo Cosoleto (6 mesi), Bruno Antonino Crucitti (1 anno), Mostafa Nkairi (10 anni), Fabio Puglisi (12 anni), Bruno Magazzù (4 anni), Giovanni Magazzù (12 anni), Egidio Morabito (6 mesi), Antonino Marino ( 6 mesi), Fabio Morelli (12 anni), Francesco Ferrara (9 anni).
L’INDAGINE Al centro dell’inchiesta, attività, affari e reti delle giovani leve del clan Condello che insieme a famiglie a loro storicamente collegate per anni hanno funestato e controllato le notti reggine. Su locali e “lidi” i clan – è emerso dall’inchiesta – avevano imposto una vera e propria guardiania, assicurata da un branco di buttafuori abusivi, che nessun gestore poteva permettersi (e nemmeno ha tentato) di allontanare.
SPEDIZIONE PUNITIVA Un servizio security armato e pericoloso, tanto da arrivare ad organizzare una vera e propria spedizione punitiva conclusasi con una gambizzazione, nei confronti di un 28enne di Gallico che si era permesso di “disturbare” una serata. Ma la security dei Condello non si occupava solo di “ordine pubblico” nei locali. Anche di spaccio.
SERVIZIO COCA Nei lidi su cui “vigilavano”, i buttafuori avevano anche la facoltà di far girare la cocaina degli arcoti. Stesso ramo di business al quale i clan della periferia nord – Rugolino e Stillitano soprattutto – avevano ammesso anche gli uomini della comunità rom di Arghillà, affidata a Cocò Morelli. Individuato come reggente della banlieue che si allarga ai piedi del carcere con tanto di battesimo, Morelli ha assicurato agli arcoti un esercito di armieri, pusher e forse sicari. «Diceva di avere a disposizione oltre 500 uomini» ha messo a verbale il pentito Vincenzo Cristiano. E su di loro i clan hanno voluto imprimere il proprio marchio criminale.
VETERINARIO FAI DA TE Ma l’indagine ha anche permesso di scoprire e documentare un giro di corse clandestine di cavalli, gestito personalmente da Domenico Francesco Condello, figlio del superboss Pasquale. Responsabile della scuderia che porta il nome del casato di famiglia, in parte – hanno scoperto gli investigatori – costruita su suolo demaniale, Condello jr, considerato «astro nascente dell’organizzazione criminale», era anche a capo del giro di corse e scommesse clandestine che era stato organizzato attorno ai suoi cavalli. Tutti pesantemente dopati.
IL MENGELE DEI CAVALLI Per questo deve rispondere non solo di diversi episodi di maltrattamento nei confronti degli animali, ma anche di aver somministrato ai cavalli farmaci inadeguati, non necessari, e persino guasti e mal conservati pur di migliorarne le prestazioni durante le gare, che generalmente si svolgevano sul tratto cittadino della Gallico -Gambarie.
IL GIRO DELLE SCOMMESSE A organizzarle per gli investigatori era proprio Condello, uno dei pochi per sangue e casato, in grado di bloccare una delle fondamentali arterie di collegamento fra la città e la montagna. Quando i cavalli dei Condello si misuravano in velocità e potenza su quella strada, da lì non passava nessuno prima che la corsa fosse finita. E nessuno doveva azzardarsi a disturbare. Anche perché, attorno a quelle gare c’era un giro di scommesse clandestine, con puntate da capogiro.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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