CATANZARO “Locali stracolmi. Il personale esterno che supera i dipendenti interni. Ormai, la Cittadella scoppia tanto da arrivare a casi di funzionari “cacciati” dalla propria postazione per far posto ad altri”. Esordisce così il sindacato CSA-Cisal, che è venuto a conoscenza di episodi concreti che testimoniano il disagio crescente per l’abnorme condizione di sovraffollamento che mina la sicurezza dei lavoratori della Regione presenti nei locali della Cittadella. Ma adesso siamo arrivati anche a svilire la dignità di alcuni incolpevoli dipendenti interni. “Emblematica della situazione esplosiva è infatti la storia della funzionaria trasferita il 25 ottobre del 2017 dal dipartimento “Agricoltura e Risorse Agroalimentari” al dipartimento “Tutela della Salute, Politiche Sanitarie” al Settore n. 8 “Sanità Veterinaria, Area Sian”, per l’esattezza. Non essendo disponibile una nuova postazione, insieme al trasferimento è arrivata contemporaneamente l’autorizzazione del suo dirigente (solo verbale) ad occupare la Sala Riunioni (per carità, con relativa postazione lavorativa) al 3° piano – lato Greco. Il locale assegnato alla funzionaria, oltretutto, è anche da condividere in maniera saltuaria con personale esterno all’amministrazione regionale. Tuttavia, poiché questa Sala Riunioni non è assegnata al Settore n. 8, bensì al Settore n. 4 “Controllo di gestione, monitoraggio flussi economici, beni e servizi” dello stesso dipartimento, il dirigente di quest’ultimo Settore ha invitato verbalmente e ripetutamente la stessa funzionaria ad abbandonare la Sala Riunioni e, quindi la sua postazione, perché “impropriamente” collocata. Immaginate la delusione, lo scoraggiamento e l’umiliazione della funzionaria che si vede più e più volte “invitata” a lasciare la propria postazione di lavoro, magari nel pieno dell’attività lavorativa. Quasi fosse una estranea infiltrata alla Regione Calabria. Oltretutto – prosegue il sindacato – sempre lo stesso dirigente del Settore n. 4 ha trasmesso, in data 22 giugno scorso, una nota al dirigente del Settore n. 8 (settore appartenente alla funzionaria) specificando che: «nel locale open space che ospita dipendenti e collaboratori dei Settori 4 e 5 (magari esterni!) diretti dal sottoscritto, alcune postazioni sono condivise da più risorse, il che pone le stesse e lo scrivente in situazioni di disagio sotto l’aspetto del benessere organizzativo e responsabilità sotto quello della sicurezza sui luoghi di lavoro, che si intendeva superare collocando al più presto almeno due dipendenti nella stanza attualmente occupata dalla funzionaria del Settore 8». Sì, la comunicazione è chiara: collocare altri due dipendenti nella stanza – ribadiamo una sala riunioni – attualmente occupata dalla funzionaria? È il caso di dire: spogliare un santo e vestirne un altro! O ancora, – precisa nella sua nota il dirigente – “disagi sotto l’aspetto del benessere organizzativo e responsabilità sotto quello della sicurezza sui luoghi di lavoro?” E ce ne accorgiamo proprio adesso, incalza il sindacato? Teniamo precisare ai dirigenti (e non solo) – qualora non lo avessero ancora inteso – che le Sale Riunioni presenti all’interno della Cittadella regionale sono nate con lo scopo di essere utilizzate come tali e non per ospitare postazioni lavorative o peggio – come già documentato dal sindacato CSA-Cisal – utilizzate come archivi. Insomma, si vuole correggere un errore, commettendone uno doppio. Sarebbe opportuno, oltreché doveroso, – precisa il sindacato – trovare subito una collocazione lavorativa dignitosa per la funzionaria nei confronti della quale, anche il suo dirigente, ha scritto in data 19 giugno scorso al Dirigente Generale del dipartimento “Tutela della Salute e Politiche Sanitarie” e al dirigente “Affari Generali” dello stesso dipartimento invitandoli con urgenza ad assegnare alla funzionaria una postazione di lavoro definitiva essendo stata, dal giorno del suo trasferimento, “momentaneamente” collocata nella Sala Riunioni. Intanto sono passati lunghi nove mesi e di una postazione lavorativa della funzionaria ancora nulla.
E considerato che il dirigente del dipartimento “Tutela della Salute e Politiche Sanitarie” coincide con quello del dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane”, magari da lui ci si attende un presa d’atto del problema anche più generale, prima, e un ragionevole correttivo, poi. Anzi, noi del sindacato CSA-Cisal avanziamo da subito una proposta semplice e lineare: far sgomberare al più presto tutte le Sale Riunioni che in molti settori ospitano abusivamente postazioni lavorative, per attivarle, più propriamente, negli open space. Uno spostamento da effettuare, come ovvio, dopo i dovuti sopralluoghi dei responsabili e la ricognizione del reale fabbisogno di postazioni aggiuntive per ciascun settore. E siccome quattro orecchie sono meglio di due – prosegue sempre il sindacato – estendiamo l’invito anche al neo assessore con la delega al Personale da cui ci aspettiamo comunque una non più procrastinabile ferma presa di posizione sulla faccenda del sovraffollamento della Cittadella. Anche perché ormai – precisa il sindacato – pullulano preoccupanti note interne dei dirigenti (da ultima quella del 26 giugno scorso proveniente dal settore Economato) che denunciano il superamento del limite massimo della capienza della Cittadella (1.836 unità lavorative, con una sproporzione per di più dei collaboratori esterni sui dipendenti interni). Alla persistente grave falla nella sicurezza sui luoghi di lavoro, al bubbone che rischia di mettere a repentaglio l’armonia e il benessere organizzativo della Cittadella, non è proprio il caso di aggiungere la moltiplicazioni di casi di funzionari sballottati e umiliati, come avvenuto per la dipendente assegnata al Settore n. 8 del dipartimento “Tutela della Salute e Politiche Sanitarie”. Il datore di lavoro, l’amministrazione regionale, non può più non tener conto delle esigenze e della cura della professionalità dei suoi dipendenti. È il momento di intervenire – la chiosa durissima del sindacato –, rispettando le regole sulla sicurezza dei luoghi lavorativi, programmando sopralluoghi per la corretta individuazione delle postazioni lavorative, mettendo un freno all’invasione dei collaboratori esterni e tutelando, soprattutto, l’incolumità e la dignità dei dipendenti interni all’amministrazione regionale.
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