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La guerra dei “Cacciola” per il controllo della Piana di Gioia Tauro – NOMI E VIDEO

Il delitto per la relazione extraconiugale con una Bellocco apre lo sfaldamento della famiglia mafiosa di Rosarno. Tentativi di sequestro e pistole pronte a sparare per prendere il posto dei clan s…

Pubblicato il: 09/07/2018 – 12:02
La guerra dei “Cacciola” per il controllo della Piana di Gioia Tauro – NOMI E VIDEO

REGGIO CALABRIA L’equilibrio del clan spezzato da un omicidio, quello di Domenico Cacciola, avvenuto nel 2013. E poi il progressivo sfaldamento, la divisione in due gruppi e l’inizio di un conflitto che nasce dall’onta per una relazione extraconiugale e punta a raggiungere il potere nella Piana di Gioia Tauro. Sullo sfondo, ma non troppo, enormi traffici per la vendita della coca sudamericana e dell’hashish proveniente dal Marocco. Nell’inchiesta “Ares” della Dda di Reggio Calabria sembra di leggere in controluce due piani distinti che caratterizzano le cosche: uno quasi medievale, che impone di lavare con il sangue lo sgarro di Domenico Cacciola (il suo rapporto sentimentale con una “Bellocco”); l’altro globale, con lo smercio di quintali di droga e i rapporti strettissimi con le altre mafie. L’intervento dell’antimafia reggina è servito a interrompere una guerra che si annunciava sanguinosa, ma le indagini vanno avanti.
IL FERMO E LE ACCUSE I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, nei confronti di 31 soggetti appartenenti o contigui alle cosche “Cacciola” e “Grasso” (qui la notizia), radicate nella Piana di Gioia Tauro e riconducibili alla società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, danneggiamento, minaccia, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.
Il provvedimento è la sintesi di un complesso lavoro di ricostruzione degli assetti e degli equilibri interni ed esterni alla cosca Cacciola, documentati nel corso tempo grazie alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e attualizzati da un’articolata attività investigativa, avviata nel settembre 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro sotto la direzione della locale Dda, con il coordinamento del procuratore aggiunto Gaetano Paci e del sostituto procuratore Adriana Sciglio.
https://www.youtube.com/watch?v=dRpNnYbo6P4
L’ONTA DA LAVARE NEL SANGUE: IL DELITTO CACCIOLA L’indagine, denominata “Ares”, ha accertato che l’originaria compattezza della cosca si era affievolita già dopo la scomparsa di Domenico Cacciola, avvenuta nel 2013, ucciso, dai suoi sodali per lavare l’onta di una relazione extraconiugale intrattenuta con una donna riconducibile ai “Bellocco”, Francesca Bellocco, anche lei vittima di omicidio per mano del figlio, Francesco Barone, recentemente condannato per il delitto.
L’esplosione delle conflittualità è stata registrata lo scorso 16 settembre, quando un “commando” capeggiato da Gregorio Cacciola, 38 anni, figlio di Domenico, ha tentato di sequestrare, in pieno giorno e in pieno centro a Rosarno, con l’intento di condurlo in un luogo isolato e ucciderlo, Salvatore Consiglio. Quest’ultimo, considerato uno degli emergenti della ‘ndrina dei “Grasso”, tradizionale cosca satellite dei “Cacciola”, è riuscito a scampare al proprio destino solo reagendo prontamente al fuoco con una pistola illegalmente portata all’interno dell’autovettura.
https://www.youtube.com/watch?v=XaaCsagYhjE&feature=youtu.be
LA GUERRA DEI CACCIOLA Dalla contestualizzazione dell’episodio e dalle attività investigative avviate dal Gruppo di Gioia Tauro è emersa una precisa chiave di lettura delle dinamiche mafiose interne al gruppo “Cacciola”, ormai scisso nelle due cosche dei “Cacciola-Grasso” e dei “Cacciola”.
L’indagine, infatti, ha potuto chiarire che i componenti dei due gruppi in lotta hanno iniziato a muoversi armati, pronti per sostenere un eventuale conflitto a fuoco, con armi detenute e trasportate attuando diversi escamotage, come quello di occultarle all’interno dei vani di allocazione degli airbag delle autovetture.
Le attività tecniche di intercettazione hanno consentito di registrare le dinamiche conflittuali, con l’arresto in flagranza di armi di alcuni componenti dei due gruppi, individuandone gli assetti attuali nelle due formazioni omonime dei “Cacciola-Grasso” e “Cacciola”, attribuendo ad ognuno degli associati le mansioni svolte, comprese quelle penalmente più rilevanti di promozione, direzione e coordinamento dei due sodalizi, documentandone le iniziative criminali e i rispettivi ambiti di interesse illecito, nel più ampio contesto della società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, con proiezioni e rapporti consolidati in altre aree del territorio nazionale ed estero.
In particolare, dentro tale contesto è stato anche accertato il tentativo del gruppo “Cacciola” di più recente formazione di assumere una posizione egemonica, approfittando della condizione di maggiore debolezza delle famiglie mafiose dei “Pesce” e dei “Bellocco” indotta dalle più recenti operazioni di polizia giudiziaria.

Francesco Cacciola (1968), Giovanni Battista Cacciola (1964), Gregorio Cacciola (1951), Gregorio Cacciola (1980), Salvatore Cacciola (1982), Vincenzo Cacciola (1977)

IL NARCOTRAFFICO Sul versante del narcotraffico internazionale è stato documentato il trasferimento di un ingente quantitativo di stupefacente, circa 300 kg di cocaina con un elevatissimo grado di purezza (oltre il 95%), importati dai “Cacciola-Grasso” attraverso individuati emissari delle cosche sanlucote in Colombia nonché rapporti con le organizzazioni criminali della penisola iberica, da dove è stato possibile documentare il trasferimento di almeno 500 chili di hashish, provenienti dal Marocco, indirizzate alle “piazze di spaccio” del Nord Italia, specie quelle dell’hinterland milanese e delle provincie più piccole della Lombardia e del Piemonte, consentendo agli organizzatori rosarnesi di accreditarsi come grossisti puntuali ed affidabili, in cima alla catena distributiva dello stupefacente.
Serhiy Chimbru, Simone Ciurleo, Domenico Grasso (1956), Giovanni Grasso (1992), Rosario Grasso (1988)

I “FUOCHI D’ARTIFICIO” È stato accertato, inoltre, che le famiglie mafiose “Cacciola-Grasso” abbiano utilizzato un’impresa di fuochi d’artificio per confezionare gli ordigni esplosivi per l’attuazione del loro programma delittuoso e che hanno contribuito a rafforzare il potere delle due consorterie. Dalle conversazioni intercettate, infatti, risulterebbe evidente che i “Cacciola-Grasso” hanno commissionato a Giovanni Ursetta delle vere e proprie bombe – solitamente impiegate per danneggiamenti agli esercizi commerciali – fabbricate con una carica di esplosivo talmente elevata che Giovanni Grasso riferiva al suo interlocutore che «avevano fatto vibrare il paese».
Inoltre, le attività tecniche e i servizi di pedinamento hanno registrato come i luoghi di detenzione domiciliare dei soggetti indagati fossero diventati teatro dei summit necessari a pianificare le diverse operazioni illecite, compresa l’importazione della cocaina dal Sudamerica.
Giuseppe Maduli, Giuseppe Nardelli, Giuseppe Nasso, Fabio Nullo

I FERMATI Sulla base degli approfondimenti investigativi, il provvedimento della Procura distrettuale reggina è pensato per interrompere la sequenza di gravi delitti accertati e soprattutto per impedire la fuga all’estero di alcuni degli indagati di vertice dell’organizzazione, mediante la predisposizione di falsi passaporti, per sottrarsi alla imminente esecuzione di titoli penali definitivi.
I destinatari del provvedimento sono
CACCIOLA Francesco, nato a Rosarno il 08.10.1968;
CACCIOLA Giovanni Battista, nato a Rosarno il 31.8.1964;
CACCIOLA Gregorio, nato a Rosarno il 07.05.1980;
CACCIOLA Gregorio, nato a Rosarno il 28.09.1951;
CACCIOLA Salvatore, nato a Rosarno il 12.04.1982;
CACCIOLA Salvatore, nato a Rosarno il 25.5.1958;
CACCIOLA Vincenzo, nato a Rosarno il 25.10.1977;
CHIMBRU Serhiy, nato in Ucraina il 23.03.1979;
CIURLEO Simone, nato a Polistena il 21.09.1987;
CONSIGLIO Salvatore, nato a Taurianova il 25.06.1980;
FANTASIA Gianluca, nato a Cosenza il 13.09.1975;
GIAMPAOLO Domenico, nato a San Luca il 18.05.1960;
GIAMPAOLO Giuseppe, nato a Locri l’8.10.1992;
GRASSO Domenico, nato a Rosarno (RC) in data 09.08.1956;
GRASSO Giovanni, nato a Gioia Tauro il 08.06.1992;
GRASSO Rocco, nato a Gioia Tauro il 21.01.1979;
GRASSO Rosario, nato a Cinquefrondi il 25.12.1988;
IENI Dario Giuseppe Antonio, nato a Catania (CT) il 20.03.1992;
IENI Francesco, nato a Catania (CT) il 25.02.1982;
MADULI Giuseppe, nato a Polistena il 28.03.1989;
NARDELLI Giuseppe, nato a Rosarno il 04.01.1971;
NASSO Giuseppe, nato a Taurianova il 19.11.1979;
NULLO Fabio, nato a Rosarno il 06.05.1973;
PETULLA’ Michele, nato a Cinquefrondi il 13.05.1989;
PULVIRENTI Cristian Angelo, nato a Catania (CT) il 08.02.1980;
QUARANTA Giuseppe, nato a Cinquefrondi il 30.06.1982;
RASO Giuseppe, nato a Polistena l’1.08.1990;
SORBARA Giuseppe, nato a Taurianova il 02.08.1974;
SURIANO Giuseppe, nato a Cosenza il 31.03.1977;
URSETTA Domenico, nato a Vibo Valentia il 15.01.1979;
ZUNGRI Vincenzo, nato a Rosarno il 23.02.1959.
Michele Petullà, Giuseppe Quaranta, Giuseppe Raso, Vincenzo Zungri

I SEQUESTRI Alla luce delle risultanze investigative è stato disposto il sequestro preventivo delle attività economiche riconducibili alle cosche indagate: un fondo agricolo – messo a disposizione dei “Cacciola-Grasso” per occultare le armi della consorteria – e 1’autovettura sistematicamente impiegata per il trasporto delle armi, per un valore stimato di circa 5 milioni di euro.
Queste le attività commerciali sottoposte a sequestro:
“Royal Bar di Petullà Kevin”, esercizio pubblico in Rosarno;
“Valentiniano Francesco”, attività di lavaggio auto e commercio di accessori per auto, con sede in Rosarno;
“Nuove creazioni di Grasso Marilena”, attività di commercio al dettaglio di abbigliamento, in Rosarno;
“Freedom Store di Borgese Caterina”, attività di commercio al dettaglio di abbigliamento, in Rosarno;
“E20 di Spettacolo di Ursetta Domenico”, attività di spettacoli pirotecnici, con sede in Vibo Valentia.
LE PERQUISIZIONI
All’esito delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro complessivamente:
– 1 fucile a canne mozze cal. 12;
– 1 fucile mitragliatore AK47;
– 1 mitragliatrice cal. 9 marca Uzi;
– 1 pistola cal. 9;
– munizionamento vario tipo e calibro e caricatori;
– 8 kg. di marijuana e 3 kg. di hashish;
– denaro contante per circa 900.000 euro.

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