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Diagnosi inspiegabili e una morte sospetta, 5 medici indagati a Locri

Le accuse della Procura per l’odissea di un paziente in Pneumologia. I sanitari pensano prima a una polmonite, poi alla tubercolosi, infine “spunta” una Tac che segnala la presenza di un solo polmo…

Pubblicato il: 10/07/2018 – 20:51
Diagnosi inspiegabili e una morte sospetta, 5 medici indagati a Locri

LOCRI Indagini di laboratorio non accurate, «farmaci inappropriati», diagnosi inspiegabili, esami prescritti «tardivamente». E, per finire, «veniva sostanzialmente favorito» l’insorgere di un’infezione polmonare «che gradualmente si diffondeva cointeressando il muscolo cardiaco». L’atto d’accusa della Procura di Locri nei confronti di cinque medici riassume così le fasi che hanno portato alla morte di Giuseppe Galea, ricoverato il 24 gennaio scorso nel reparto di Pneumologia dell’ospedale di Locri a causa di una broncopolmonite.
Il primario Domenico Calabrò e i medici Giorgio Carlo Cotrona, Domenico Niceforo, Antonio Staltari e Giuseppe Varacalli sono accusati di omicidio colposo in concorso. Per il pm Ezio Arcadi di Locri l’operato dei sanitari mostrerebbe «una sottovalutazione della patologia iniziale di Galea – broncopolmonite batterica» e poi una serie di «ritardi e incredibili perplessità nella diagnosi» che avrebbero portato a ipotizzare le patologie più disparata, dalla tubercolosi fino alla presenza di un unico polmone.
IL CALVARIO Le carte giudiziarie raccontano un calvario iniziato il 26 dicembre 2017, quando il paziente accusa dolori al torace, tosse e difficoltà respiratorie. Nell’ospedale di Locri gli viene diagnosticata una broncopolmonite: viene dimesso e inizia a curarsi a casa. Diversi giorni dopo, il 23 gennaio, l’uomo chiede di tornare al Pronto soccorso perché accusa gli stessi sintomi. Inizia così un’odissea di esami e diagnosi. Secondo lo pneumologo, la «forte tosse» di Galea è dovuta a una polmonite. Due giorni dopo l’arrivo al Pronto soccorso, il paziente viene sottoposto a una visita otorino, che «sembra non essere stata riportata in cartella». Il 26 gennaio, ai parenti viene spiegato che «probabilmente è affetto da tubercolosi». Passa qualche altro giorno e la diagnosi cambia: «Alveolite». Intanto, dall’ospedale di Lamezia arrivano gli esiti degli accertamenti per la Tbc, e sono negativi. Si spera nelle dimissioni entro 8-10 giorni, ma Galea non sta ancora bene e insiste «nel chiedere aiuto». Un medico parla addirittura di «miglioramento», ma passano poche ore e Galea si aggrava. Viene trasferito in rianimazione, con i sanitari che accennano a una disfunzione cardiaca. Il paziente si aggrava e muore mentre «una dottoressa presente riferisce che da una Tac eseguita il 26 gennaio risulta (ma se ne parla allora per la prima volta) che il paziente presenta un solo polmone». Un’incredibile sequenza di fatti che porta il fratello della vittima a denunciare tutto il 5 febbraio. È così che si mette in moto la macchina delle indagini. Che evidenzia altre anomalie.
IL PRIMARIO: «NON RICORDO» Il pm, ad esempio, definisce «disarmanti» le dichiarazioni del primario Domenico Calabrò. Che spiega ai magistrati: «Non ricordo personalmente il ricovero del Galea Giuseppe. Oltre ad essere direttore della Struttura complessa di Pneumologia, sono anche direttore di dipartimento e quindi la mia attività si svolge nei quattro ospedali dell’Asp. Alcuni giorni della settimana, prima di andare a Reggio Calabria alla direzione generale o presso gli uffici dell’Asp, mi reco al reparto di Pneumologia dell’ospedale di Locri e mi consulto con i colleghi, i quali mi riferiscono su eventuali problemi di reparto». Ma, nel caso specifico, nessuno avrebbe «mai rappresentato delle criticità durante il suo ricovero, né di eventuali criticità che riguardassero altri pazienti in quei giorni». Il medico spiega, inoltre, «che da venerdì 2 febbraio 2018 sono partito per Firenze e sono rientrato in servizio giovedì 8 febbraio», dunque «non ho mai prestato la mia assistenza al signor Galea Giuseppe». Per l’accusa, si mostra «completamente all’oscuro dei compiti estremamente seri e rilevanti che la Legge assegna al direttore di struttura complessa». (ppp)

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