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Un docu-film su Giuseppe Gangale al Musmi

La straordinaria opera del professore mandato dall’Università di Copenhaghen per interessarsi della comunità arbreshe al museo di Catanzaro. L’anteprima del documentario diretto da Eugenio Attanasi…

Pubblicato il: 10/07/2018 – 10:37
Un docu-film su Giuseppe  Gangale al Musmi

CATANZARO Gangale/presenze arbreshe a Marcedusa è il titolo del docu-film di Eugenio Attanasio prodotto dalla Fototeca della Calabria e dal Comune di Marcedusa, che verrà presentato giorno 12 luglio al Musmi di Catanzaro, in collaborazione con l’amministrazione provinciale di Catanzaro. Una produzione che racconta, con il supporto di storici e glottologi di livello internazionale, la storia, poco conosciuta, di questo piccolo grande uomo, che ha lasciato un patrimonio di registrazioni sonore , di scritti, di materiali sulle comunità arbreshe della Calabria, di straordinario interesse antropologico.
Gangale, nativo di Ciro’, frequentò il Collegio di Sant’Adriano a S. Demetrio Corone , dove si recava per studiare l’intellighentia arbereshe ed albanese, per poi trasferirsi a Firenze, dove divenne saggista ed editore in un periodo in cui la libertà di pensiero era sottoposta a dure censure. Ritornò in Calabria dopo un lungo pellegrinaggio fisico e spirituale che lo aveva portato in mitteleuropa, tra riforma protestante e filosofia.
Il documentario ricostruisce alcuni momenti della sua vita nelle diverse comunità arbereshe , rappresentando la mirabile opera condotta nei comuni della Calabria centrale, per recuperare la lingua, l’identità e la cultura di comunità che la società industriale stava massificando. Partì proprio dal Comune di Marcedusa perché considerava questo come uno dei centri di più antico insediamento degli Albanesi in Calabria, e, distante dalle comunità della Provincia di Cosenza, vi si parlava una lingua diversa, con minori contaminazioni.
Con piglio certosino e con metodo scientifico, il professore Gangale, interpretato nel film dall’attore Mario Marascio, registrava le conversazioni con giovani e meno giovani, alla ricerca di vocaboli, espressioni, modi di dire, o più semplicemente racconti, favole, poesie. A distanza di quasi quarant’anni dalla sua scomparsa, sono stati rintracciati alcuni testimoni del suo passaggio, come Giulio Peta di Caraffa, che oggi gestisce l’Unlla dove si trovano molti materiali interessanti, Carmine Talarico, che ha ricordato i tempi di Radio Macondo a Crotone, Corrado Iannino che ha scritto una interessante pubblicazione, Cesare Marini, che fu uno dei promotori in parlamento della legge di tutela e salvaguardia delle minoranze linguistiche, John Trumper uno dei più importanti glottologi d’Europa. Nel terzo millennio il linguaggio si è evoluto in altre direzioni, rendendo le problematiche gangaliane assai distanti da una vita frenetica che, piuttosto che ritrovare la fisicità della lingua del passato, cerca nuovi sistemi di comunicazione virtuale. Però questo straordinario lavoro di salvaguardia della lingua oggi dimostra di aver avuto un senso, grazie ad un gruppo rock che pensa, scrive e suona musica arbereshe.
In Calabria vi sono numerosi istituti che portano il suo nome e che conservano ancora la memoria di questa grande figura della cultura calabrese e internazionale. È il primo lavoro documentario sul personaggio, che rinnova la tradizione del cinema antropologico e del documentario etnografico che ha scelto il Meridione come campo d’indagine e come scrigno di tesori culturali da proteggere dalla dispersione della memoria storica.

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