LAMEZIA TERME Un circolo vizioso in cui era incappato qualche anno fa quello che stava portando all’esasperazione la vittima, un imprenditore dell’hinterland lametino il quale, a seguito di una proposta truffaldina avanzata da un suo vecchio conoscente, assumeva fittiziamente Nicola Anzani Ciliberti, 31enne, la moglie Ida Villella 34enne e Antonio Pasquale Saporito, 54enne, per poi licenziarli a fine anno, garantendo così loro di percepire indebitamente l’indennità di disoccupazione. Un sistema fraudolento ormai collaudato quello di false assunzioni e licenziamenti che, tuttavia, si è inceppato lo scorso luglio con il blocco dei pagamenti da parte dell’Inps a causa delle anomalie riscontrate. È da allora che sono iniziati i problemi per la vittima. Un crescendo di lamentele e recriminazioni sfociate nell’ultimo periodo in richieste estenuanti accompagnate da pressanti minacce fino ad arrivare alle aggressioni fisiche. Era di 8mila euro la cifra richiesta da Anzani quale corrispettivo delle somme non percepite a seguito dei controlli dell’Ente previdenziale.
Una spirale di violenza al centro della quale la vittima era stata risucchiata tergiversando fino al 18 giugno scorso allorquando, durante un incontro con i suoi aguzzini, gli veniva intimato di consegnare la somma richiesta entro la mattina successiva. In questa morsa soffocante, quindi, interveniva Antonio Pasquale Saporito che proponeva alla vittima di “accollarsi” il debito previa cessione, però, nei suoi confronti di un terreno agricolo sito a Gizzeria. Ma il 5 luglio l’imprenditore si presenta all’incontro fissato per il pagamento solo con 4.000 euro. «Che ci devo fare la spesa con questi? Non pensare che vai dai carabinieri che io non ho paura di nessuno…..salgo a Gizzeria e ti ammazzo a te cu tutta la famiglia, ti sotterro sotto un piede d’olivo». Queste le parole rivoltegli con tono furibondo da Anzani. E poi schiaffi in faccia, con il plauso di Saporito che assisteva impassibile alla scena. Solo con la promessa della cessione del citato appezzamento di terra e quindi con la fissazione dell’appuntamento presso il notaio la vittima riusciva a placare temporaneamente i suoi aggressori rinviandosi al giorno seguente. Non si fermavano, intanto, le minacce. «Hai venti minuti di tempo sennò prendo il camion con l’escavatore prendo gli ulivi e te li vengo a mettere davanti casa, ti ammazzo a te ed alla tua razza». È a questo punto che l’imprenditore decide di denunciare tutto ai carabinieri, raccontando il lungo periodo di vessazioni. Nel frattempo si incontra con Villella che gli “consiglia” di trovare i soldi, «…vai a vedere chi ti presta i soldi perché Nicola ti prende pure la terra… sennò te ne puoi andare in Australia, in America… Nicola ti trova sempre». Queste solo alcune delle condotte degli odierni indagati interrotte stamani dai carabinieri di Lamezia Terme che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale emessa dal locale Tribunale su richiesta della locale Procura della Repubblica che ha immediatamente assunto la direzione delle indagini dall’avvenuta denuncia dei fatti. L’Anzani è stato pertanto sottoposto a custodia cautelare in carcere mentre il Saporito e la Villella agli arresti domiciliari, tutti a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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