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«Le cure per mio figlio? "Deve aspettare"»

Lettera firmata

Pubblicato il: 13/07/2018 – 17:37
«Le cure per mio figlio? "Deve aspettare"»

Sono un genitore di un bambino a cui sono state prescritte cure sanitarie importantissime per la sua stessa riabilitazione, ma che come purtroppo accade in Calabria rimangono degli interventi urgenti solo sulla carta.
La mia storia magari rispecchia tante realtà come quella che di seguito descritta.
Innanzi tutto mi chiamo Claudio M., nel novembre del 2016 sono diventato papà di un bimbo il quale è nato con gravi problematiche di salute.
Evito di raccontare il cambiamento radicale della qualità della vita mia e di mia moglie, ma per un figlio si rinuncia a tutto.
Premetto che mio figlio è in carico per somministrazione terapie all’ospedale di Lamezia Terme dal 12 dicembre 16.
Dopo un percorso per la sua stessa stabilizzazione in vari ospedali Calabresi e non, io e mia moglie ci siamo rivolti alla struttura sanitaria del Policlinico Universitario G. Martino Uoc di Neuropsichiatria Infantile di Messina.
Quest’ultima, dopo aver preso in carico il piccolo, ha prescritto il piano terapeutico, indicando di “avviare terapia riabilitativa di psicomotricità 3 volte alla settimana e logopedia una volta alla settimana” rinviando il controllo al 25 maggio 18
Mi recavo tempestivamente all’ospedale di Lamezia per prenotare quanto prescrittomi.
Allo sportello mi veniva riferito che non vi era disponibilità immediata per la riabilitazione psicomotrice.
Lo sconforto è che non vi era neanche la possibilità di sapere quando ci fosse stata un eventuale presa in carico del piccolo e la risposta è stata “deve aspettare”.
Il 25 maggio scorso mi recavo al controllo a Messina e la dottoressa che ha in cura nostro figlio si raccomandava di iniziare la prenominata terapia.
Al lunedì successivo, con tanta pazienza, mi recavo nuovamente all’ospedale di Lamezia per insistere o comunque per richiedere eventualmente una soluzione alternativa a questa inefficienza del servizio sanitario lametino.
Pur avendo spiegato l’importanza di tale terapia all’incaricata, la risposta è stata “deve aspettare”.
In ultimo, il giorno 6 luglio scorso la dottoressa che ha in cura il piccolo indicava di iniziare “tempestivamente e di implementare la frequenza di entrambi i percorsi terapeutici, riferendo che in questa fase di crescita sono trattamenti indispensabili e le migliorie si dovevano già vedere”.
In data 9 luglio scorso mi sono recato all’ ospedale di Lamezia per sentirmi nuovamente “rimbalzare” da una addetta del personale, diversa dalla precedente, con la solita frase “deve aspettare” aggiungendo che “il personale abilitato sarebbe andato in ferie”.
Io posso aspettare, ma ad un bimbo con gravi problematiche di soli 20 mesi, nel pieno sviluppo cognitivo e motorio, come può essergli spiegato che “deve aspettare”? Che cosa deve attendere? Che differenza c’è tra un bambino di Bologna, uno di Messina e uno di Lamezia? Non è mica vero che il diritto alla salute è espressamente riconosciuto e garantito sia dalla Carta dei diritti del fanciullo e sia dalla stessa nostra costituzione?
Se tali premesse corrispondono davvero a realtà perché a Lamezia c’è questo lassismo o “menefreghismo” perché l’ente a cui è demandato l’incarico e la competenza di vigilare è assente?
Scrivo queste poche righe perché confido che si possa trovare una soluzione per nostro figlio e non solo, ma per tutti quei bambini e genitori che hanno queste problematiche e devono affrontarle serenamente i percorsi riabilitativi trovando al loro fianco strutture idonee ed efficienti a fare ciò.
È assurdo che io debba avvalermi della via mediatica per sensibilizzare una realtà che proprio per la sua funzione lavora e vive quotidianamente con vissuti di sofferenza e vulnerabilità umana.
Il prossimo controllo è fissato ad ottobre dove avremo la visita di valutazione dello sviluppo del piccolo, chissà che riesca dimostrare, ora per allora, i miglioramenti…

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