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“Decreto dignità”, 5 Stelle contro Pipita: «L’Abramo si assuma le sue responsabilità»

I parlamentari attaccano l’ad della società sull’annuncio dei licenziamenti e difendono il provvedimento: «Lotta il precariato»

Pubblicato il: 14/07/2018 – 10:12
“Decreto dignità”, 5 Stelle contro Pipita: «L’Abramo si assuma le sue responsabilità»

CATANZARO «Il “Decreto dignità” ha come obbiettivo quello di umanizzare il mercato del lavoro. Per il MoVimento 5 Stelle i lavoratori sono persone e non oggetti da utilizzare e poi gettare a piacimento. Siamo lontanissimi dalle parole dell’amministratore delegato dell’Abramo Customer Care, Giovanni Pipita, recentemente protagonista di un attacco al provvedimento governativo, con relative minacce di futuri licenziamenti (400 lavoratori nel solo periodo estivo)». È quanto scrivono, in una nota congiunta, i parlamentari del Movimento 5 Stelle Riccardo Tucci, Anna Laura Orrico, Francesco Forciniti, Massimo Misiti, Rosa Silvana Abate, Margherita Corrado, Bianca Laura Granato, Elisabetta Barbuto ed Alessandro Melicchio.
«Il responsabile dell’azienda crotonese – affermano – mostra una visione deleteria del mondo del lavoro, frutto di un neoliberismo barbaro, che ha fatto strame dei diritti dei lavoratori e che fa ricadere sugli stessi, anello debole della catena, i rischi d’impresa. Col “Decreto dignità”, al contrario, abbiamo voluto dare un segnale forte per abbattere il precariato e tutelare le giovani generazioni. Il secondo passo sarà quello di favorire le assunzioni stabili e contestualmente abbassare il costo del lavoro per gli imprenditori».
«Il lavoro precario – sostengono i parlamentari pentastellati – influisce direttamente e negativamente non solo sulla vita privata delle persone, ma anche sull’economia del Paese. Se tutti gli imprenditori assumono con contratti precari a risentirne saranno i consumi e quindi anche i profitti d’impresa».
«L’equazione sostenuta da Pipita – aggiungono i Cinquestelle – che a una maggiore tutela del lavoro corrisponderebbe una minore sostenibilità aziendale è falsa e senza alcun fondamento scientifico, dato che un’azienda “si sostiene” quando ha domanda per i suoi prodotti, e ciò dipende dall’abilità dell’imprenditore di individuare le migliori strategie di mercato, investendo, per esempio, in innovazione e ricerca. Non è, quindi, e non deve essere, la maggiore flessibilità dei lavoratori (leggasi abuso dei contratti a termine) la leva su cui agire per assicurare la continuità operativa dell’azienda».
Secondo i parlamentari, «non è vero nemmeno che i vincoli al contratto a termine scoraggiano gli investimenti». «Gli investimenti, infatti – a detta degli esponenti pentastellati – dipendono da ben altri motivi ed in particolare dalle aspettative di profitto. La conseguenza più logica sarà invece quella di favorire le assunzioni a tempo indeterminato essendo economicamente più convenienti».
«Da segnalare, infine – conclude la nota – che in Paesi come la Germania, la Francia e la Spagna esistono più vincoli per il contratto a termine che in Italia. È il momento di assumersi le proprie responsabilità dopo aver giocato per anni sulle spalle dei lavoratori costringendoli ad un precariato estremo e senza diritti».

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