La Calabria non ha rappresentanti nel Governo ed è stata tagliata fuori dai nuovi organigrammi del Pd nazionale. Se ne lamenta il nostro Pietro Bellantoni.
Ma ha torto.
Il punto è che nella sua analisi, per il resto acuta come sempre, mancano alcuni dati sfuggiti alla sua percezione: in luna di miele non si leggono i giornali e quindi Pietro ha perso qualche puntata. Vediamo di spiegare di cosa si tratta (siamo combinati che per avere un minimo di dibattito politico dobbiamo confrontarci tra noi del “Corriere”….).
Intanto sgombriamo il campo dalla presenza nel governo: abbiamo perso i due sottosegretari, è vero, ma abbiamo mantenuto il ministero dell’Interno, anzi ci abbiamo aggiunto per buon peso l’incarico di vicepresidente del Consiglio. E sì, perché Matteo Salvini è eletto nel collegio di Rosarno e quindi è, come dire, quantomeno naturalizzato calabrese visto che ne rappresenta i cittadini elettori.
Più complessa la vicenda del nuovo assetto datosi dal Pd con la segreteria Martina. E qui dobbiamo fare riferimento alla poliedrica figura di Emilio Magorno. Sì, Emilio…. non è un errore… Ernesto non c’è più, è “evaporato in una delle tante feritoie della notte” direbbe De Andrè. Ha dismesso i cenciosi panni di ex sindaco, ex segretario regionale, ex deputato e risorge a nuova vita renziana come Emilio. Matteo Renzi va a lavorare per Mediaset? Magorno lo seguirà con le deferenza del miglior Emilio Fede.
Del resto Emilio Magorno aveva già provato a fare da apripista, stringendo rapporti con una prestigiosa televisione calabrese diretta, almeno così pareva, da inossidabili mani marxiste. Ad un passo dall’approdo, però, il progetto è naufragato e i profughi del Pd sono stati respinti dalla emittente “amica” che sì è scoperta animata da solida fede populista e si è affidata ad un traghettatore affidabile come l’onorevole Furgiuele per soccorrere il vincitore Salvini.
Massimo D’Alema, intervenendo su “La7” ha liquidato la scelta di Renzi con una delle sue dichiarazioni al vetriolo: «Se fa televisione benissimo, purché non si occupi più di politica perché lì ha fatto danni incalcolabili». E se questa definizione va bene per Renzi figuriamoci per Emilio “Fido” Magorno.
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