LAMEZIA TERME «Con Giorgia Meloni abbiamo chiesto a Wanda Ferro di rinunciare al suo posto in Parlamento qualora dovesse esserci una convergenza sul suo nome. E lei ha dato la sua disponibilità». Le indiscrezioni su una possibile discesa in campo della neo deputata di Fratelli d’Italia trovano corpo e sostanza nelle parole del collega di partito Fausto Orsomarso, che con Ferro condivide tanti progetti politici per il rilancio del centrodestra in Calabria. Progetti che, a sentire il consigliere regionale cosentino, anche la leader Meloni appoggia in pieno.
Significa che tutti gli altri pretendenti alla carica di candidato governatore riceveranno il vostro veto?
«Noi diciamo che Ferro è pronta a fare un sacrificio, ma non siamo presuntuosi al punto di dire che vogliamo la sua candidatura a tutti i costi. Occhiuto, Abramo e Aiello sono tutti nomi in campo, perché hanno le competenze e le capacità per fare bene. Il tema centrale è che chi vuole guidare questa squadra deve pensare a un progetto lungo 10 anni, che sia focalizzato sui problemi e le priorità. Altrimenti rischiamo di fare la solita armata per vincere, ma resteremo a metà del guado».
Difficile pensare a un progetto condiviso, ora. Nel centrodestra c’è molto fermento…
«Il centrodestra calabrese deve tornare a incontrarsi per organizzarsi, perché manca da tempo un luogo d’incontro dove discutere i temi principali. Il primo nodo da sciogliere è questo, al di là di chi può fare il caposquadra di un progetto. Bisogna incontrarsi per essere alternativi al centrosinistra, con le idee chiare su ciò che va fatto in Calabria in futuro. O offriamo ai calabresi un governo per i prossimi 10 anni, oppure è inutile mettere insieme una squadra. Noi, come Fratelli d’Italia, stiamo lavorando a un grande evento da fare a settembre su trasporti, internazionalizzazione e turismo, temi che ci stanno molto a cuore. Badiamo soprattutto ai contenuti».
Si spieghi meglio.
«Penso che una delle questioni principali sia l’atteggiamento che la Calabria deve avere nei confronti del governo centrale. Se non si capisce che la debolezza della politica regionale, rispetto al tema della sicurezza, è una questione centrale, non ne usciamo più. Invece di andare a San Luca, suggerirei al ministro Matteo Salvini di incontrare il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, per cercare di avere il suo aiuto in tema di legislazione e di nuovi strumenti giuridici».
Si riferisce al rapporto tra toghe e politica?
«La politica oggi è diventata sempre più debole: io dico che ci sono persone perbene nel centrodestra e nel centrosinistra; e bisogna avviare un confronto con l’esecutivo a partire da questo principio. Altrimenti rischiamo di diventare tutti ‘ndranghetisti a strascico».
Torniamo alla politica regionale. È ancora presto per parlare di candidature, ma è pur vero che nel centrodestra la confusione ha superato i livelli di guardia, in attesa di capire quale sarà la coalizione e con quali uomini affrontare la sfida elettorale del 2019.
«Lo schema secondo il quale noi rivinceremo per via del deficit amministrativo di Oliverio, sempre più uomo solo al comando, non funziona. Il centrodestra deve ritrovarsi sui progetti. Non è un discorso di nomenclatura, di persone da schierare: dobbiamo intenderci sul progetto che vogliamo portare avanti».
Secondo lei ci sono le condizioni per ripetere la vittoria del 2010? Dopo tutto, la Calabria è la regione dell’alternanza politica…
«Le stagioni cambiano e sono cambiati pure i contenitori. Da ultimo abbiamo visto il fenomeno 5 stelle, che si è già sgonfiato. Oggi ci sono tre grandi forze politiche ed è quindi necessario aggiungere energie, ma senza porte girevoli».
Vuol dire che per i delusi di Pd e centrosinistra non ci sarà spazio?
«L’allargamento che dobbiamo fare è culturale. Ribadisco la necessità di fare una proposta nel solco politico del centrodestra. Se uno vuole aderire perché condivide il progetto è un conto, un altro è invece se lo fa per un mero principio di conservazione, per salvare alcune posizioni di potere. In ogni caso, non credo possa esserci spazio per chi è stato un indefesso difensore della politica di Oliverio».
Altra questione è quella che riguarda il rapporto di FdI con Forza Italia dopo le turbolenze legate al caos per il seggio alla Camera, poi assegnato a Maria Tripodi e non a lei.
«Io non mi sono mai scomposto, a differenza di altri che hanno avuto una reazione spropositata nel difendere, legittimamente, posizioni di partito. Ormai è una vicenda passata ed è ovvio che Fi non è più il partito di una volta, mentre FdI e la Lega sono cresciuti. Resta il fatto che con i vertici di Fi noi non parliamo da prima del 4 marzo, dunque non c’è stato un confronto sulle cose da fare in futuro. Arriverà il tempo in cui dovremo rivederci, ma per discutere di progetti».
Meloni, due giorni fa, ha ufficializzato l’adesione di 200 amministratori di tutta Italia.
«Anche in Calabria vogliamo crescere, con l’adesione di forze centriste, di sindaci, amministratori ed ex consiglieri regionali. I nomi? Li faremo la prossima settimana, con annunci anche sulle Europee 2019: puntiamo al quorum e a risultati importanti nel Mezzogiorno».
Anche il governatore Oliverio ha stretto un patto con i sindaci…
«Li conosciamo i patti di Oliverio. Prima l’ha fatto con Renzi: non ha funzionato; poi ha cercato di farlo con i 5 stelle, nel tentativo di farsi nominare commissario della Sanità…».
E quindi?
«E quindi Oliverio non porterà a casa il risultato. Il suo progetto è come quello di Lehman Brothers. In pratica, stanno già facendo gli scatoloni per andare a casa».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
x
x