CATANZARO «Sono passati ormai tre anni dall’avvio del trasferimento degli uffici regionali all’interno della Cittadella. Una struttura che è l’immagine dell’Amministrazione più importante della Calabria. Eppure, a tre anni di distanza, il nuovo palazzo pare già destinato a riassumere tutti i connotati più negativi e decadenti di un ufficio periferico che sembra avere non tre anni ma decenni sul groppone». Inizia così il sindacato CSA-Cisal che torna a gettare luce sulla preoccupante situazione di sovraffollamento del massimo ufficio regionale. «Delle 80 sale riunioni attive appena 24 sono utilizzate come tali. Il resto delle stanze è invaso da postazioni lavorative e archivi in modo del tutto improprio. La sicurezza dei luoghi di lavoro, dignità e privacy del personale e dei visitatori sono stralciate. Quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello fra gli enti calabresi è obeso di dipendenti esterni e sconclusionato nell’organizzazione degli spazi». Insomma «un far west amministrativo in salsa calabrese» per il sindacato CSA-Cisal che si è preso la briga di fare un viaggio all’interno degli uffici documentando piano per piano della Cittadella quello che definisce «caos gestionale».
LE SALE RIUNIONI SONO ARCHIVI Le sale riunioni, come più volte denunciato dal sindacato CSA-Cisal, «sono utilizzate come terra di conquista dei vari dirigenti per attivare nuove postazioni, dimenticandosi la funzione di queste stanze che, ripetiamo, non è quella di ospitare le postazioni lavorative o peggio di diventare un archivio pieno di faldoni. Il rapido censimento ci ha lasciato senza parole quando – prosegue il sindacato – abbiamo conteggiato ben 66 postazioni lavorative presenti all’interno delle 80 sale riunioni. E il calcolo è al ribasso perché mancano le famose postazioni “volanti” (personale esterno che utilizza gli spazi seppur senza dispositivi fissi). Per la precisione, di postazioni lavorative ne abbiamo contate ben 30 nella zona Greco-Levante-Scirocco (con visuale a destra per chi non è pratico con la strutturazione della Cittadella), altre 29 nella zona Maestrale-Ponente-Libeccio (lato sinistro) e 7 nella zona dell’area Tramontana (centrale). Ma fra le 66 postazioni ce ne sono 7 che meritano un plauso, ironico ovviamente. Come in una commedia quando si arriva al paradosso, sono 7 infatti i dirigenti di diversi settori (di cui 2 fanno parte del dipartimento “Agricoltura e Risorse Agroalimentari”, 2 del dipartimento “Tutela della Salute, Politiche Sanitarie”, 1 del dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane” e 2 del dipartimento “Ambiente e Territorio”, con il bonus di altri 2 funzionari di cui uno appartenente “all’Autorità di Audit” e l’altro appartenente al dipartimento “Presidenza”) che si ritrovano con una postazione lavorativa impropria, all’interno di una sala riunione. Proprio coloro che dovrebbero dare l’esempio. Non solo postazioni, spesso le sale riunioni diventano al tempo stesso archivi. Carte, fascicoli e documenti che in queste stanze non dovrebbero assolutamente comparire».
«Il sindacato CSA-Cisal ha individuato ben 31 archivi all’interno delle 80 sale riunioni esistenti. Sono 11 nella zona Greco-Levante-Scirocco, 19 nella zona Maestrale-Ponente-Libeccio e 1 nella zona Tramontana. Anche in questo caso non manca la ciliegina indigesta. Quest’ultima sala, al V piano della zona Tramontana, è strapiena. Contiene cartoni pieni di fascicoli della Stazione Unica Appaltante (Sua) regionale. Documenti che con ogni probabilità conterranno bandi di gara importantissimi, relegati alla polvere e a sedie accatastate. Evviva l’efficienza e la digitalizzazione! In definitiva, sulle 80 sale riunioni esistenti alla Cittadella soltanto 24 vengono adoperate come ambiente di confronto operativo fra il personale del settore a cui la stanza è assegnata. Nemmeno un terzo è quindi in regola. Sono 9 nella zona Greco-Levante-Scirocco , 2 nella zona Maestrale-Ponente-Libeccio e 13 nella zona Tramontana. Aggiungiamo che queste 13, quindi la metà delle sale riunioni adoperate correttamente, sono lasciate volutamente libere perché destinate ad assessori e direttori generali, altrimenti ci sarebbe stata l’ormai diffusa occupazione abusiva».
DUE POSTAZIONI DAVANTI AI BAGNI I settori sono stracolmi, alcuni sono arrivati a un livello talmente esplosivo da fare di necessità non virtù, ma un vizio. «È il caso del settore Avvocatura dove – denuncia il sindacato CSA-Cisal – , al VII Piano, si è pensato bene di allestire due postazioni lavorative addirittura davanti ai servizi igienici. Adesso, al di là delle battute che di certo non piaceranno ai due malcapitati dipendenti, come si può pensare che il settore alle prese con delicate liti da centinaia di migliaia di euro (e a volte milioni di euro) possa rappresentare un’impostazione solida per difendere al meglio le ragioni dell’Amministrazione regionale nei tribunali se al suo interno ci sono immagine come questa? Dipendenti costretti ad assistere al via vai dei colleghi che utilizzano i bagni. Sarà pure un caso estremo – continua il sindacato – ma non vorremmo che questo fosse il preambolo di future postazioni in altri settori con collocazioni analoghe, anche in altri settori. A meno che non si vogliano invadere i corridoi. Una denigrazione dell’immagine di chi lavora in Regione. Una profonda umiliazione del benessere organizzativo».
EFFETTI COLLATERALI «In Cittadella – prosegue la denuncia del CSa-Cisal – spesso sono accolti visitatori esterni. Magari cittadini che chiedono informazioni su una pratica direttamente al dipendente responsabile. È chiaro però che se ogni spazio è saturo, il contenuto delle discussioni con gli esterni diventano di dominio pubblico con altri dipendenti che finiscono per venire a conoscenza anche di informazioni private. Le persone sono spesso ricevute in piedi nei corridoi, non assicurando minimamente la privacy degli utenti. Ma se la Cittadella sta diventando un luogo di gossip, è prima ancora un posto poco sicuro per i lavoratori. A seguito delle nostre precedenti note, apparse sulla stampa, pare che il datore di lavoro si sia attivata, attraverso i dipendenti del suo settore, al fine di effettuare “un censimento a vista” mandando dipendenti piano per piano a verificare il numero delle postazioni occupate dai lavoratori. Ci chiediamo come sindacato: ma che senso c’è nel fare tali rilevazioni? Forse il datore di lavoro non sa ancora che questi dati può richiederli direttamente al suo dipartimento a cui sono stati trasmessi tramite Pec da tutti gli altri dipartimenti (eccezion fatta per il dipartimento “Tutela della Salute, Politiche Sanitarie”, ancora inerte) con la certificazione esatta del numero delle postazioni lavorative e dei dipendenti che le occupano. E soprattutto è mai possibile che nessuno si accorga che lo stato di sovraffollamento sta attribuendo un’immagine denigrante per l’intera Amministrazione regionale? Invitiamo quindi il datore di lavoro ad attenersi alle norme, ordinando di sgomberare al più presto le sale riunioni utilizzate abusivamente. Estendendo magari lo sguardo anche su cartoni, faldoni, strumenti vecchi che sono abbandonati lungo i corridoi. E se di tutto questo non ne fosse ancora a conoscenza, esortiamo l’assessore al personale a mettere presto mano alla vicenda. E se nessun input venisse dall’alto, richiamiamo al senso di responsabilità quei dirigenti e quei funzionari che occupano una postazione attivata in luogo non adatto, ripristinando prontamente il normale e regolare uso delle sale riunioni». «Si prenda il buon esempio dell’istanza lanciata dal nostro sindacato qualche giorno fa, e per fortuna accolta, sulla necessità di trovare una degna collocazione alla funzionaria del dipartimento “Tutela della Salute, Politiche Sanitarie” costretta ad alzarsi continuamente, e con tanto di umiliazione, dalla sua postazione poiché allestita in una sala riunioni di un altro settore. Insistiamo, la Cittadella è divenuta insicura e con una distribuzione delle postazioni del tutto sconclusionata e irragionevole. Si riprenda il controllo prima che il bubbone scoppi. In questo clima infernale, c’è poi chi non si fida più di tanto. E allora cominciamo ad assistere a dirigenti che hanno pensato bene di chiudere la sala riunioni presso la quale lavorano con tanto di catena e lucchetto. E questa volta – chiosa il sindacato – non è uno scherzo, ma una triste realtà».
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