Non è la prima volta che Sergio Abramo dice che “Catanzaro è un modello da esportare”, segno che il sindaco ne è così convinto da sfidare anche l’ilarità di quanti avrebbero desiderato ben altra sorte per la città rispetto a quella che le è stata riservata in questi anni (poco meno di 20) dalle amministrazioni con targa “Abramo”.
Superfluo fare l’elenco delle cose che non vanno a Catanzaro, degli appuntamenti perduti, dello sviluppo mancato, del degrado esistente, della povertà in aumento, del disordine perché sono ben presenti in ciascuno anche se non sembrano condivise dal Palazzo. Ma tutto questo passa in secondo piano in questo momento storico. La notizia è che Abramo è stato bocciato da Tallini! Dunque non sarà il candidato al “soglio” della regione.
In questa decisione può essere nascosta e mantenuta segreta la vera causa del fallimento del sindaco di Catanzaro. In essa si possono leggere tutte le motivazioni che hanno causato l’inquinamento politico di un rapporto che appare come deteriorato, un rapporto che si trascinava da anni ma che potrebbe essersi incrinato proprio con colui che disponendo dei voti ha dimostrato di avere in mano la maggioranza nel Consiglio comunale e, quindi, di essere corresponsabile del ventennio di Abramo.
Rimane avvolto dal mistero il motivo per cui sia venuto meno l’amalgama che fino a 24 ore prima, stando alla successione degli avvenimenti, aveva potuto sostenere l’operazione, così da far ritenere ad Abramo di poter avviare con largo anticipo il processo di sponsorizzazione della sua immagine. Aveva scelto di tacere in altre occasioni, quando avrebbe potuto parlare sicuro di ottenere consenso, perché insistere adesso se non fosse stato certo di poter contare sul sostegno dei suoi “amici” sapendo peraltro che era stato deciso di togliergli l’appoggio politico e, dunque, il sostegno elettorale?
Abramo ha voluto giocare d’anticipo e presentarsi ai calabresi come il candidato di Forza Italia per la regione Calabria. Forse ha anche sperato che sarebbe stato ingoiato il rospo? Difficile che possa essere accaduto, conoscendo quanto sappia essere spietata la politica. Si deve, dunque, pensare che abbia agito perché aveva ricevuto le garanzie dal suo Partito e il sostegno di coloro che lo avevano finora sostenuto.
Se tutto ciò non è accaduto con questa sequenza, allora Sergio Abramo è stato uno sprovveduto! Forse il tempo chiarirà l’episodio anche se sarà, per così dire, edulcorato dal “bisogno”.
Certo è che uscire di scena nel modo in cui è stato liquidato dai suoi amici non sarà stato piacevole per Abramo, che fino a qualche giorno prima aveva invaso le prime pagine dei giornali dando notizia di una sua candidatura solidale, coriacea, sicura che lasciava pensare ad una decisione altrettanto forte e condivisa dalla maggioranza dei forzisti di tutte e cinque le provincie che lo avrebbero invitato, sia pure precocemente, a presentarsi all’elettorato come il possibile governatore per amministrare la regione secondo il “modello Catanzaro”.
È pur vero che anche in politica la migliore difesa è l’attacco, ma tentare di vendere palloncini pieni d’aria facendoli passare per lampioni, è stato un atteggiamento assai leggero. Meglio attendere qualche tempo in più per avere le idee chiare, tanto da potersi calare nella realtà della città che da quasi vent’anni amministra ed analizzare i temi della sua attività amministrativa, a cominciare dalla raccolta differenziata dei rifiuti, dalla pulizia delle strade, dai filari di erbacce che invadono i marciapiedi, dall’inefficienza del servizio di trasporto urbano, dall’approvvigionamento idrico, dall’impoverimento del corpo dei Vigili Urbani, dai denari spesi per progetti risultati inutili come il “parcheggio supertecnologico” adiacente Villa Trieste che ha funzionato pochi mesi prima di essere abbandonato al degrado. Sarebbe stato sufficiente soffermarsi sulle opere mai realizzate che avrebbero potuto dare respiro alla città, come il parcheggio all’interno della rotatoria del Musofalo per risolvere i problemi connessi al traffico cittadino, e tanto altro ancora. Argomenti che gli avrebbero aperto gli occhi e risparmiato possibili figuracce evitandogli di apparire irritante nell’insistere con la solfa del “progetto Catanzaro”, anche perché Abramo sa che la città ha bisogno di essere ripresa dalle fondamenta, senza abbattere nulla (leggasi vecchio ospedale di via Acri o ex scuola Maddalena), ma dotandola dei servizi che mancano.
Adesso sui giornali si fa riferimento ad una candidatura per Abramo alla Provincia di Catanzaro lasciando intendere che possa avere anche un significato per la corsa alla Regione. E anche questa ipotesi suona come una bufala: Abramo sarà Presidente della Provincia perché, secondo il regolamento vigente, è sindaco di Catanzaro. Se viceversa il Parlamento approverà il disegno di legge dei Cinque Stelle, che prevede il ritorno delle Province secondo lo schema antico, per essere eletto presidente dovrebbe dimettersi da sindaco e partecipare alle nuove elezioni.
La verità è che Abramo deve farsene una ragione e prendere atto che l’asse con Tallini è finito, che Il candidato di Catanzaro (ammesso che ci sia), secondo i desiderata dello stesso gruppo che lo ha silurato, sarà l’ex senatore Piero Aiello, a meno di ulteriori, possibili intrecci politici per far convergere tutti su un unico candidato e cioè su Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, che, a differenza di Abramo, può contare anche sulla forza politica e sul carisma del fratello Roberto, deputato e vicecapogruppo alla Camera, e sulla dirigenza regionale di Forza Italia, Tallini compreso. Dicono di Occhiuto che sia un cavallo di razza che potrebbe correre per vincere il “palio” delle elezioni regionali.
Ma la “gara” non è solo interna a Forza Italia; ci sono anche gli altri partiti a cominciare dal Movimento 5 Stelle che nelle recenti elezioni politiche ha sfondato in Calabria il muro del 40 per cento, esattamente il 43,39 dei voti, affermandosi come primo partito.
*giornalista
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