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«Una seconda possibilità per Wanda e la sua squadra»

di Gianluca Gallo*

Pubblicato il: 16/07/2018 – 16:41
«Una seconda possibilità per Wanda e la sua squadra»

Caro direttore Pollichieni, chiedo ospitalità al Corriere della Calabria per poter esprimere una mia idea sul dibattito innestato in questi giorni nel centrodestra (e non solo) dalla proposta del collega Orsomarso di ricandidare alla presidenza della Regione – alle elezioni del 2019 – Wanda Ferro quale garante di un nuovo progetto politico che risollevi la Calabria dalle ceneri di tanta cattiva amministrazione (in alcuni casi, non amministrazione) del centrosinistra.
Lo dico subito, a scanso di equivoci: Wanda sarebbe una candidata ideale, al pari di tanti che, in questi anni difficili per il centrodestra, quando sembrava che il Pd fosse ormai diventato il partito unico della nazione, più che il Partito di Renzi, con coraggio hanno tenuto ferma la barra evitando che un patrimonio culturale e politico andasse perduto rovinosamente, magari infrangendosi sugli scogli al richiamo delle sirene oliveriane, come pure a qualcuno che pensava d’essere nocchiero ed invece era mozzo.
Se per cambiare pagina si partisse dai nomi, per dare un’idea di quante siano le frecce all’arco del centrodestra, potrei fare – oltre a quello di Wanda Ferro – il nome del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, o quello del senatore Giuseppe Mangialavori, o ancora quelli di Sergio Abramo, Pietro Aiello e – perché no – Jole Santelli, giusto per citarne alcuni. Tutte personalità che in questi anni hanno oggettivamente dimostrato capacità di leadership e maturità politica.
Ma dico subito che a pretendere di partire con un piede diverso, specie alla luce dell’esperienza maturata nel 2014, quando le ero convintamente al fianco, e come lo sarei adesso, dovrebbe essere proprio Wanda Ferro e con lei quanti altri, nel centrodestra, in questi anni hanno oggettivamente dimostrato capacità di leadership e maturità politica. Ma se i continui capitomboli altrui (in qualche caso anche i nostri) qualcosa ci hanno insegnato, è che le contese sui nomi, o se si vuole il plebiscitarismo su di essi, spesso e volentieri porta a sbattere al muro. Ma se qualcosa ci ha insegnato anche l’esplosione elettorale e sociale di forze un tempo antisistema, oggi già forze sistemiche, è che il sistema dei partiti (o dei movimenti, o dei comitati), quello che decide di tutto e tutti fidandosi del bilancino delle correnti e degli accordi tra segreterie, è destinato a perire se resta confinato in questi ambiti senza trovare la capacità di stabilire un contatto vero con la base di riferimento e le categorie sociali e produttive alle quali guarda con le proprie proposte programmatiche, puntando a farne centro di consenso anche per altri ambiti.
Dopo la fine della giunta Scopelliti, mai fino in fondo analizzata dal centrodestra, Wanda Ferro ha avuto il coraggio e la coerenza, insieme a pochi altri, di continuare a rappresentare una linea di chiarezza, di fermezza, di caratterizzazione identitaria: se oggi si può guardare con fiducia al futuro, lo si deve alla sua azione, al suo fiero orgoglio di donna del Sud. Ma perché quel lavoro prezioso non vada disperso, prima di ricadere nell’errore di chiudersi tra quattro mura a decidere per tutti, o di chiedere a nuovi eroi nuovi sacrifici, è tempo di domandarsi, prima di tutto, cosa fare, come e con chi.
Non c’è, né più può esserci, spazio per finzioni: il centrodestra vince se unito nella credibilità, e può essere credibile solo se, tanto per iniziare, rinuncia a ballare il valzer dei cambi di casacca. In questi anni di opposizione al centrosinistra una classe dirigente – anche sui territori – si è formata, ed è giusto, oltre che doveroso, che ad essa venga concessa la possibilità di mettersi alla prova e di presentare il proprio progetto politico per la Calabria, senza pagare lo scotto di dover cedere il passo magari a chi, dopo anni passati al governo della Regione con le maglie del centrosinistra, pensa ora di poter continuare a fare altrettanto in futuro cercando un posto al sole dalla parte avversa. Non sia consentito. Concordo con quanto affermato nei giorni scorsi dal collega Fausto Orsomarso: ci si attrezzi, invece, per rendere il dibattito sulle idee quanto più ampio possibile: ci sono un’estate che ci attende, e poi ancora un anno intero (salvo premature interruzioni), da impiegare entrambi per lanciare non solo una campagna di ascolto nei paesi e nella città di Calabria, ma anche per scrivere con i calabresi il programma della Calabria che vogliamo.
Nella chiarezza, con il senso di responsabilità che una forza che si candida a governare deve avere sempre, senza pensare a libri dei sogni: c’è da rimettere in moto una Regione rallentata da una macchina burocratica che non sempre fa il proprio dovere, che abdica al proprio ruolo nel confronto con le grandi società che da noi fanno il bello e il cattivo tempo (si pensi all’Anas), che poco combina di fronte alle reali grandi emergenze del presente, che siano quelle di carattere idrogeologico o sociale.
È il tempo della distinzione, dell’identità, dei contenuti: non si tratta più di dire, semplicisticamente, che si è contro la disoccupazione, la povertà, la‘ndrangheta (che vive dell’una e alimenta l’altra). È il momento di dire, chiaramente, in cosa si concretizzi questa opposizione, in quali misure si sostanzierà tale alterità, quale modello di regione e di Regione si intenda costruire per scrivere pagine nuove. Su questo, non su altro, saremo giudicati. Su questo, non su altro, deve nascere il centrodestra che guarda oltre l’orizzonte del 2019.

*Consigliere regionale

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