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«Il centro storico di Cosenza sarà una città fantasma»

di Bianca Rende*

Pubblicato il: 18/07/2018 – 18:00
«Il centro storico di Cosenza sarà una città fantasma»

Recarsi in questi giorni nel Centro storico di Cosenza è come trovarsi al capezzale di un moribondo.
Tra le strade di struggente bellezza, ma desolatamente vuote, si incontrano solo persone disorientate e rassegnate, alla luce di una decisione, quella di limitare il traffico alle auto ai soli residenti e avventori autorizzati, inattesa da tutti e vissuta come una imposizione non soggetta ad alcuna possibilità di modifica o discussione.
È questo il frutto di una idea autoritaria e quasi “proprietaria” della città che si amministra, che equivoca il potere conferito dalla legge sulla elezione diretta del sindaco e finisce per travalicare i legittimi bisogni dei singoli, derubricati ad interessi egoistici e particolari, alla luce di un presunto interesse generale, che altro non dovrebbe essere se non la cornice in cui il benessere individuale può trovare una sua forma di appagamento e legittima soddisfazione.
Come interpretare altrimenti il disagio imposto a chi ha avuto il coraggio di investire nel centro storico con le proprie attività imprenditoriali e che oggi vede aggravarsi di molto il proprio, già precario, bilancio di esercizio?
Parlando con gli imprenditori, in alcuni casi eroici, la lettura unanime degli eventi è quella per cui il provvedimento va a incidere su una situazione di abbandono e trascuratezza già consolidata e radicata nel tempo, che non ha visto in questi ultimi sette anni nessuna inversione di rotta, ne’ seria considerazione.
Un Centro storico che si anima solo pochi giorni all’anno, che non vede mai un coinvolgimento diretto o indiretto nelle numerosissime sagre e fiere che quasi settimanalmente interessano la città nuova, che ha visto ad esempio investire in luoghi remoti e abbandonati i quasi 400.000 euro all’anno per i progetti culturali, anziché valorizzare le proprie botteghe e luoghi abbandonati per ospitare giovani artisti, musicisti e creativi di ogni genere.
L’inibizione del traffico è solo l’ultimo capitolo di un romanzo tragico che vede la totale disattenzione di questa amministrazione nei confronti di un luogo che conserva la memoria e l’anima identitaria della nostra città.
Credo che l’errore più grande sia quello di voler affrontare un problema partendo dalla “coda”. La ZTL in se’ non è esecrabile, ma lo diventa se sganciata da un contesto di misure e iniziative incentivanti delle presenze costanti e quotidiane nei vicoli della città antica. Non è esecrabile, ma lo diventa se rimane distante da ogni forma di gradualità e confronto democratico sui possibili correttivi opportuni e necessari per limitare i disagi che oggettivamente provoca a chi già deve “combattere” con fornitori e clienti per invogliarli a raggiungere il proprio esercizio commerciale o la propria attività di impresa. Lo diventa, infine, se non tiene in adeguata considerazione le osservazioni di una Istituzione certamente ispirata dal bene comune e lontana da posizioni di parte, come quella riconducibile alla guida spirituale massima della comunità cosentina.
Ed ecco allora che una misura pensata per migliorare la fruibilità di un luogo finisce per creare un “ghetto” chiuso dove nessuno ha piacere di recarsi e le attività già insediate sono costrette a chiudere.
È questo il risultato che vogliamo? Far morire il nostro centro storico? Farne una città fantasma, in cui i turisti possano muoversi senza incontrare l’anima del commercio e dei residenti? Non voglio crederlo. Ecco perché penso che il sindaco temporaneamente in carica dismetta gli abiti del “padre-padrone” e, se ne è provvisto, vesta quelli del “sovrano illuminato” che ascolta i propri amministrati e prova a mediare tra le proprie visioni di crescita urbana ed i bisogni di chi deve vivere concretamente le soluzioni organizzative che da esse discendono. Per questo non servono grandi urbanisti ed architetti di fama mondiale, ammesso che sia questo il caso, ma amministratori lungimiranti e sensibili ai bisogni concreti e facilmente dimostrabili dei propri amministrati.
A differenza di un professionista tecnico che valuta solo l’aspetto urbanistico e ambientale, magari in maniera anche idealistica e squisitamente teorica, un sindaco dovrebbe comportarsi come un “buon padre di famiglia” chiamato ad esercitare la difficilissima sintesi tra interessi diversi ed inizialmente configgenti.
Per ciò che emerso dai resoconti della riunione tenutasi in Comune con le rappresentanze di commercianti e residenti, ognuno finora è rimasto sulle sue posizioni e le proposte avanzate non sono state ritenute valide e tali da poter essere praticate o, almeno, sperimentate. Questo atteggiamento è inaccettabile sul piano della democrazia urbana e l’auspicio non può che essere in direzione di un confronto realmente aperto al superamento delle posizioni di partenza, anche con le altre istituzioni presenti nel perimetro interessato, che vanno difese e trattate con il doveroso rispetto che si deve pretendere da chi non rappresenta solo se stesso, ma ogni singolo componente della civitas.
Anche su questa vicenda come su altre, si gioca il valore etico di questa città, che prescinde dalla morale individuale, ma che tiene insieme le persone facendole sentire davvero cittadini, operatori e parte di un tutto armonico e ben amministrato e non semplici sudditi di un despota supponente e abbarbicato alle sue idee, che non riconosce altri interlocutori oltre se stesso e i componenti della propria ristrettissima corte.
Il mio appello non è per un nostalgico ritorno al passato, che non mi appartiene né per cultura, né per età, ma per la costruzione di un futuro comune in cui ognuno possa sentirsi legittimo e consapevole protagonista.

*consigliera comunale Pd Cosenza

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