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Crisi maggioranza, Oliverio verso la prova di forza in Consiglio

Il governatore disposto a sottoporsi alla mozione di sfiducia per mettere all’angolo i dissidenti. Ma prima vuole una presa di posizione del Pd su Scalzo, Neri e Guccione. E tira di nuovo in ballo …

Pubblicato il: 20/07/2018 – 16:06
Crisi maggioranza, Oliverio verso la prova di forza in Consiglio

REGGIO CALABRIA «Mario non gliela farà passare liscia, se ne accorgeranno…». Oliverio, apparentemente, non ha battuto ciglio di fronte all’ultimo smottamento della sua maggioranza, ma – assicurano dal suo entourage – avrebbe già pronte le sue mosse, nel tentativo di evitare una guerra di logoramento che potrebbe trascinarsi da qui alle prossime Regionali. La nascita del nuovo gruppo dei “Moderati”, composto dai dem Scalzo e Neri e dall’indipendente Sergio, non avrebbe insomma lasciato indifferente il governatore, e non potrebbe certo essere altrimenti.
Oliverio, in particolare, sarebbe intenzionato a fare chiarezza una volta per tutte, costi quel che costi. E la sua prima sortita consisterebbe nel chiedere ufficialmente al Pd nazionale e regionale di prendere posizione rispetto al percorso autonomista intrapreso, segnatamente, da Scalzo e Neri. Il partito, avrebbe spiegato il presidente ai suoi collaboratori, «dovrà spiegare se il nuovo gruppo sia stato autorizzato o meno». E poi, dunque, agire di conseguenza. Dal canto suo, il presidente sembra interpretare le cose con molta chiarezza: «Si sono messi fuori dal Pd con le loro mani». Non solo Scalzo e Neri, ma pure Guccione, che ormai, come sostiene un importante esponente dem in consiglio regionale, «non è più in dissenso con la maggioranza, è proprio all’opposizione». Quanto meno, è da quella parte della barricata che Oliverio lo colloca. Ma se la fronda del politico cosentino non rappresenta più una novità politica di rilievo, altra faccenda è quella relativa alla nascita del nuovo gruppo, destinato a essere l’ago della bilancia consiliare con cui, necessariamente, la giunta regionale dovrà fare i conti.
Al decimo piano della Cittadella serpeggia tuttavia una convinzione: i Moderati non avrebbero ragioni politiche e di merito valide per giustificare lo strappo. Inoltre, avrebbero intrapreso il nuovo percorso solo per «contrattare» la loro posizione in vista delle Regionali. E, infine – sostengono i membri più sospettosi dell’inner circle del governatore – anche per «tentare di stoppare la ricandidatura di Oliverio».
TOCCA AL PD Questioni su cui, a parere del presidente, dovrà essere il Pd a dare risposte, al fine di chiarire le varie posizioni in campo e di restringere il campo per la formazione delle liste nel 2019. Già, ma quale Pd? A Roma c’è il segretario (a tempo) Martina, ma in Calabria? «Per fine mese è stata convocata la Direzione regionale e Magorno, seppur dimissionario, può ancora essere considerato il segretario in carica», dicono gli oliveriani più intransigenti. Dal loro punto di vista, allora, dovrà essere il senatore di Diamante a dirimere la questione. Oliverio – garantiscono i falchi – sarebbe anche disposto a «discutere e approfondire le eventuali ragioni di merito dei Moderati, ma se dovesse invece scoprire che dietro la loro decisione ci sono solo rivendicazioni personali, non esiterebbe a passare all’azione». Significa che il governatore – sarebbe questa la sua seconda mossa – potrebbe anche optare per un passaggio politico in consiglio regionale, attraverso la discussione di una mozione di sfiducia (prevista dallo Statuto: articolo 33, comma 5) per verificare la presenza o meno di una maggioranza in grado di sostenere l’ultimo anno di legislatura.
SFANGARE LA CRISI Oliverio è insomma sicuro di poter sfangare la crisi con un atto di forza, mettendo spalle al muro i dissidenti e facendo leva sul presunto attaccamento alla poltrona della minoranza, ufficiale o meno.
Al di là dell’esito di una possibile mozione di sfiducia, in ogni caso, restano le fibrillazioni politiche, che rischiano di bloccare per più di un anno l’attività amministrativa e legislativa della Regione.
I numeri – come hanno avuto modo di sottolineare nelle ultime ore anche Gallo (Cdl) e Nicolò (FdI) – non sono più dalla parte del governatore. Che, con l’esclusione di Guccione e l’incognita rappresentata dai Moderati – senza contare le posizioni critiche di altri dem come Ciconte, Battaglia e Bevacqua –, al momento può contare sulla fedeltà di soli 15 consiglieri. E la maggioranza si ottiene con un altro numero magico: il 16.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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