Il 2017 non è stato un “annus horribilis”, ma per il settore delle costruzioni in Calabria i numeri restano drammatici e il bilancio degli ultimi anni è comunque un disastro: -37% di occupati e una “mortalità” delle imprese pari al 19%. E, per non farsi mancare nulla, anche il crollo del credito in favore delle aziende.
SOS OCCUPAZIONE C’è qualche luce ma ci sono anche tantissime ombre nel rapporto annuale realizzato dall’Ance regionale sull’andamento del comparto dell’edilizia. Nel report, presentato oggi in una conferenza stampa nella sede regionale dell’Associazione costruttori edili a Catanzaro, c’è una fotografia in bianco e nero del settore calabrese. In Calabria nel 2017 – scrive l’Ance – il numero di lavoratori cresce del 12,3% confermando il primo segno positivo già registrato nel 2016 (+ 1,8%), una crescita largamente attribuibile ai lavoratori dipendenti (+37,6%) mentre gli occupati alle dipendenze registrano un più contenuto 2,7% su base annua, e anche i dati riferiti ai primi mesi del 2018 confermano la tendenza positiva, tuttavia – spiega l’associazione dei costruttori edili – il livello del 2017 degli occupati nelle costruzioni in Calabria rimane molto basso rispetto al passato, recuperando solo parzialmente le forti perdite registrate negli anni precedenti. Nel 2017 infatti, in Calabria, risultano 40mila occupati nel settore delle costruzioni, circa 24mila in meno e il 37% in meno rispetto ai livelli pre-crisi (2007: 64mila addetti)”.
ADDIO A OLTRE 2.700 IMPRESE Per quanto riguarda le imprese, secondo Ance «in Calabria dopo i pesanti cali degli anni precedenti si riscontra un lieve incremento dell’1% del numero delle imprese operanti nel settore (+115 realtà), ma nonostante questo segno positivo il bilancio dall’inizio della crisi rimane ovviamente molto elevato: in Calabria nel 2008 operavano più di 14.300 imprese nel settore delle costruzioni, otto anni dopo ne risultano quasi 11.600, con una perdita di oltre 2.700 imprese (-19%)».
EMERGENZA CREDITO Un altro elemento particolarmente negativo che emerge dal rapporto dell’Ance Calabria riguarda il credito: «L’andamento dei finanziamenti destinati alle imprese di costruzioni – si legge ancora nel dossier – ha registrato un severo crollo. Per il settore residenziale, in dieci anni i finanziamenti per investimenti sono diminuiti di circa il 90%, passando da 509 milioni nel 2007 ad appena 52 milioni nel 2017, e anche il comparto non residenziale in Calabria è stato caratterizzato da un’importante riduzione delle erogazioni destinate a muovi investimenti, essendosi passati da 218 milioni erogati nel 2007 ad appena 68 milioni erogati nel 2017, con un calo del 69% in dieci anni».
I “COLLI DI BOTTIGLIA” Impietosa l’analisi del presidente dell’Ance Calabria, Francesco Berna, che ha presentato il report insieme al direttore del Centro studi dell’associazione nazionale, Flavio Monosilio. «In generale – spiega aggiunto Berna – registriamo un’incapacità di spesa da parte della pubblica amministrazione a tutti i livelli, dalla Regione ai Comuni e a tutti gli altri enti locali, e questo è il primo e più grande problema che viviamo in Calabria. E questa incapacità è ascrivibile sia ai limiti delle pubbliche amministrazioni sia a un problema di natura normativa, perché in Italia abbiamo una legislazione troppo farraginosa, che – rileva ancora il presidente di Ance Calabria –determina insostenibili colli di bottiglia per avere le autorizzazioni se è vero che per realizzare opera dal momento della sua programmazione all’appalto passano dai 3 ai 15 anni se si tratta di una grande opera». Secondo Berna «il problema principale, a livello nazionale ma anche locale, è quello di affrontare sul piano normativo la questione eliminando lacci, lacciuoli e colli di bottiglia. Bisogna mettere mano da subito al Codice degli appalti, che per noi è stato un altro collo di bottiglia gigantesco, un mostro a livello di burocrazia perché invece di accorciare ha allungato i tempi a dismisura. È necessario rivedere i meccanismo degli appalti affinché i tempi per realizzare un’opera siano europei e umani».
LE OPPORTUNITÀ IN PROSPETTIVA Non mancano peraltro le opportunità, come emerge dal dibattito nella sede dell’Ance al quale partecipa anche l’assessore regionale alle Infrastrutture, Roberto Musmanno. Monosilio evidenzia l’importanza del corretto utilizzo dei fondi europei 2014-2020, che vedono – osserva – una positiva performance della Calabria. Ma – si specifica ancora nel rapporto – un tema interessante per la Calabria è quello del miglioramento sismico dell’edilizia residenziale, un tema definito «centrale in una regione come la Calabria che vede l’intero territorio ricadere nelle zone a rischio sismico più elevato». «Lo stock residenziale in Calabria – si legge infatti nel report – è costituito da circa 610mila immobili, localizzati per circa il 60% in zona sismica 1 secondo la classificazione della Protezione civile e il 40% in zona sismica 2. Questa distribuzione riflette anche la localizzazione di popolazione e famiglie residenti: in zona 1 vivono circa 1,2 milioni di persone per 475mila famiglie, le restanti 752 persone e 298mila famiglie risiedono nelle aree classificate in zona sismica 2. Adottando una metodologia di stima analoga a quella nazionale, si stima – evidenzia l’Associazione costruttori edili – in circa 7 miliardi il costo di intervento di miglioramento sismico. Di questo 5,2 miliardi risultano afferenti alla zona 1 e 2,2 miliardi alla zona 2».
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
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