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«Più di 50 indagati all’Autorità di bacino e la Regione resta inerte»

Il sindacato Csa-Cisal chiede l’applicazione del Piano anticorruzione dopo l’inchiesta sull’alluvione di Corigliano. «Si sposti il personale in altri settori»

Pubblicato il: 22/07/2018 – 8:05
«Più di 50 indagati all’Autorità di bacino e la Regione resta inerte»

CATANZARO «Sono passate due settimane da quando è diventata di pubblico dominio la notizia dell’inchiesta “Flumen luto” sui fatti legati all’alluvione del 2015 che colpì i territori di Corigliano e Rossano che conta un totale di 195 indagati. Fra questi ci sono 54 dipendenti di un settore strategico della Regione Calabria come l’Autorità di bacino regionale (Abr). Eppure, a fronte della rilevante portata dell’inchiesta, l’amministrazione regionale, a partire dai suoi vertici, si è dimostrata inerte, se non del tutto indifferente». Esordisce così il sindacato CSA-Cisal che evidenzia la «colpevole indolenza mostrata dall’amministrazione nei confronti non di una manciata di suoi dipendenti bensì di un intero settore». 
«Conosciamo la serietà, il senso di responsabilità, le professionalità e le capacità tecniche comprovate dall’esperienza acquisita sul campo e supportato da un forbito bagaglio culturale di questi lavoratori – evidenzia il sindacato – che hanno garantito attraverso il loro impegno in tutti questi anni nell’Autorità di bacino regionale. Confidiamo nella possibilità che tutti possano difendersi al meglio nelle sedi opportune. Così come siamo altrettanto fiduciosi sull’operato della magistratura, certi che la giustizia farà presto chiarezza su questa vicenda e ridarà la possibilità a tutti i lavoratori di tornare a svolgere con serenità il lavoro per cui sono stati chiamati. Una qualsiasi forma di sostegno invece è completamente mancata da parte della Regione. Un vuoto assoluto. Come se d’incanto su un settore così nevralgico – uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione dichiara il sindacato – fosse calata la nebbia dell’indifferenza. Uno dei trattamenti più umilianti che un datore di lavoro può riservare al suo personale. Nessuna presa di posizione chiara, se non un silenzio assordante e ormai consueto». «Un’amministrazione che si gira dall’altra parte al cospetto di tali vicende non solo abbandona cinicamente al proprio destino i suoi lavoratori, ma si autoinfligge un grave danno di immagine e di credibilità perché non riesce nemmeno a giustificare il suo operato. I dipendenti dell’Abr per anni hanno svolto la delicata e fondamentale funzione di tutelare, attraverso le attività di programmazione e controllo, il territorio calabrese in nome e per conto dell’amministrazione. Tutto questo è stato cancellato? A ben vedere – incalza il sindacato – la sonnecchiante amministrazione potrebbe ben operare una scelta ragionevole per dare un segnale concreto ai dipendenti del settore e, al contempo, per rispettare regole che la stessa si è data. Uno strumento valido per affrontare situazioni di questo genere è l’applicazione del Piano triennale per la Prevenzione della Corruzione e la Trasparenza. In caso di procedimenti penali in corso, esso prevede l’utilizzo dell’istituto della rotazione, quindi lo spostamento del personale in un altro settore. La rotazione è una scelta di buon senso. In primo luogo, per la salvaguardia dei diritti e degli interessi degli stessi lavoratori. Un presidio a loro tutela affinché possano contare su una maggiore tranquillità nell’ambiente lavorativo. Tutelare un lavoratore dai rischi presenti sul posto di lavoro significa anzitutto informarlo sulle conseguenze di quei pericoli. Un atto dovuto dell’amministrazione. E invece? Si lasciano da soli i dipendenti».
«Un’accortezza – precisa il sindacato – che mette davanti il bene dei lavoratori e che non vuole guastare il clima o infondere paure e preoccupazioni. Cosa sta aspettando la Regione ad attuare questa normativa? L’amministrazione non solo si dimostra insensibile alle sorti del suo personale ma addirittura non applica basilari regole tese a garantire serenità organizzativa interna e la credibilità dell’istituzione. L’inerzia, in questo caso, va di pari passo con l’inadempienza. Come sindacato Csa-Cisal siamo ormai piuttosto disillusi sulla volontà di reazione dei vertici amministrativi e politici della Regione, per questo preferiamo rivolgerci direttamente ai dipendenti. Di fronte ad un’amministrazione sorda i colleghi dell’Autorità di Bacino pensano davvero di ricoprire ancora il loro ruolo con la necessaria serenità? Chiediamo a queste persone, professionisti seri e competenti, di prendere in considerazione l’eventualità di spostarsi autonomamente in un altro settore. Ribadiamo, che l’istituto della rotazione del personale è uno strumento che soprattutto in questi casi rappresenta un baluardo necessario per la tutela e la salvaguardia dei lavoratori. Dinnanzi a tutto questo, un’amministrazione rimasta impassibile, incapace di difendere il suo stesso operato piccona ancor di più la sua già dissestata credibilità».
«Non resta altro che il buon esempio venga dal basso, dai suoi stessi valenti dipendenti. È necessario – chiosa il sindacato – decidere in tempo e con senso di responsabilità.

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