REGGIO CALABRIA Sette anni e tre mesi per Emanuele Quattrone, tre per il nipote Francesco. Questa è la condanna stabilita dal tribunale di Reggio Calabria per i responsabili della lunga serie di intimidazioni e minacce subite dai coniugi Martino Parisi e Serenella Corrado, titolari della scuola di musica per bambini Pentakaris, a Gallina, alla periferia di Reggio Calabria. Lì nel 2010 hanno iniziato a costruire una villetta, in parte destinata ad abitazione, in parte pensata per ospitare la scuola negli anni tanto desiderata. Ma quello che avrebbe dovuto essere l’inizio di un sogno si è trasformato in un incubo.
Teste di capretto infilzate sul cancello, visite notturne di persone a volto coperto e armate, bombole di gas lasciate sullo zerbino, pistole puntate addosso, incendi, canali ostruiti e poi minacce di ogni genere, arrivate per lettera, per telefono, persino su Facebook. Per cinque anni la vita dei coniugi e dei loro cinque figli è stata scandita da intimidazioni sempre più pesanti.
A firmarle, ha svelato l’indagine del pm Sara Amerio, i Quattrone. Di professione pizzaiolo, già lambito da diverse inchieste di ‘ndrangheta e da più parti indicato come esponente di rilievo dei clan di Gallina, Emanuele si era presentato come capomastro della ditta incaricata di realizzare la struttura. Ed è stato lui, insieme al nipote Francesco – hanno confermato i giudici – a perseguitare i coniugi, tentando di costringerli a versare somme non dovute. Stando alle sue pretese, i titolari della Pentakaris avrebbero dovuto pagare altri 230mila per il completamento dei lavori alla scuola di musica, già abbondantemente saldati con 443mila euro.
Una vera e propria tangente – secondo coniugi e magistrati – cui i due docenti hanno detto no, denunciando regolarmente le piccole e grandi minacce ricevute negli anni. E a cui i vicini hanno assistito in silenzio. Parisi e Corrado hanno invece deciso di fare nomi e cognomi e descrivere in dettaglio soprusi, danneggiamenti e intimidazioni. Informazioni valorizzate in sede di indagine che hanno portato a identificare in modo inequivoco i Quattrone come i responsabili.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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