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«Sulla riforma del welfare forti resistenze»

di Antonio Grimaldi*

Pubblicato il: 23/07/2018 – 19:01
«Sulla riforma del welfare forti resistenze»

Nell’Auditorium del Centro culturale Rosmini a Capo Rizzuto si è svolto un convegno dal titolo emblematico “La riforma del welfare in Calabria, ci sarà l’atteso cambiamento?”.
A noi è parso indicativo che ci si debba chiedere se una riforma sia in grado di produrre cambiamenti o possa invece accadere che sulla carta tutto cambi ma nella dura realtà calabrese non possa sortire effetti di novità nessuna riforma al mondo.
Il convegno è stato organizzato dall’Agci-Calabria, sigla che rappresenta gli associati di una tra le tre centrali cooperative italiane.
Per capire la portata di questo evento è necessario, però, fare qualche passo indietro nel tempo: nel 2000, dopo decenni di discussioni e accesi dibattiti, il governo vara la sua riforma del sistema di welfare: nasce la legge quadro che norma tutti i servizi socio-assistenziali, finora rimasti nel disordine, terreno di nessuno sul quale ciascuno poteva operare con le sue buone o cattive finalità.
La legge è la numero 328/2000 e rappresenta una vera rivoluzione in un settore finora rimasto nel caos.
A ogni Regione il compito di farla propria adeguandola ai propri territori e ai propri bisogni.
A distanza di tre anni la Regione Calabria recepisce la legge nazionale e la fa propria con la legge regionale numero 23 del 2003.
Ora nel 2018, dopo ben 15 anni, arrivano i decreti attuativi che possono consentire l’attivazione della legge stessa, finora rimasta sulla carta, dando finalmente risposte ai problemi della gente e mettendo ordine in un settore, finora mai normato, pure se così delicato e fondamentale.
Il compito deve essere stato davvero grande e difficile se per 15 anni in Regione non si è potuto provvedere a fare le scelte indicate dal legislatore.
Infatti dove non c’è mai stata chiarezza, trasparenza, certezza del diritto, omogeneità nell’azione, hanno messo radici-
naturalmente – privilegi, interessi economici, rendite di posizione che hanno prodotto, per i cittadini più bisognosi del territorio calabrese, servizi spesso di scarsa qualità, intermittenti, molto utili quasi sempre, solo alle tasche di società più o meno trasparenti, spesso serbatoi di clientele elettorali delle varie amministrazioni che si sono succedute in questi anni in Calabria.
Questa volta, finalmente, sono stati messi dei punti fermi, ci sono regolo certe e requisiti indispensabili per poter essere ritenuti in grado di svolgere un servizio socio-assistenziale e non ci si può più improvvisare in strutture sistemate alla meno peggio e con personale trovato tra i più vicini senza badare alle competenze professionali necessarie a svolgere un buon servizio all’utenza.
Quante volte servizi televisivi sul trattamento riservato agli ospiti ci hanno inorridito e indignato.
Con la nuova legge ora anche i calabresi e i più poveri tra questi hanno diritto a servizi di serie A. Finalmente.
Ma solo un ingenuo non può immaginare quanto malcontento possa provocare tutto ciò.
È come aprire una finestra e fare entrare aria fresca in uno scantinato chiuso da decenni: ogni oggetto ha preso il suo posto, si è riempito di polvere e ragnatele e non vuole essere spostato: spesso se ne muovi uno ne vengono giù quattro.
Fuori di metafora non è per niente facile mettere ordine e le resistenze sono forti, hanno potenti alleati e protezioni.
Alla giunta regionale che ha prodotto gli atti di attuazione della riforma, varati prima dall’assessore Roccisano e ora in mano all’assessore Robbe, che ha relazionato su questi temi al convegno del 12 luglio, il difficile compito di portare avanti e concludere un iter iniziato 15 anni fa, resistendo alla tentazione di cedere alle forti pressioni a cui è sottoposta.
La Calabria ha bisogno di aria fresca, di un nuovo vento di pulizia e trasparenza.
Riuscirci con la riforma del Welfare, che riguarda i più poveri tra noi – minori, anziani soli, disabili – ha detto l’assessore Robbe nelle conclusioni, sarà il segnale che le cose sono cambiate davvero e che altre ancora ne potranno cambiare per dare dignità ai cittadini calabresi che da troppo tempo, invano, chiedono rispetto per la propria terra.
Il convegno si è avvalso, inoltre, del prezioso contributo di Gianluca Callipo, presidente dell’Anci Calabria il quale, augurandosi che la riforma vada a buon fine,non ha potuto evitare di mettere in risalto i problemi di natura finanziaria e di risorse umane che affliggono i comuni che dovranno poi gestire quotidianamente tutte le tematiche coinvolte nell’attuazione della riforma.

*componente Agci Tavolo tecnico regionale

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