Quella dell’Ortopedia negli ospedali calabresi è «un’emergenza annunciata». A lanciare l’allarme sulla carenza di personale che, da ultimo, ha causato la chiusura del reparto dell’ospedale di Soverato, era stato nei giorni scorsi (qui la notizia) Giorgio Gasparini, direttore della Scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia della “Magna Graecia” di Catanzaro, che ha commentato il mancato accreditamento da parte del Miur parlando di «un vero e proprio esproprio che lede il diritto alla salute dei cittadini calabresi». Ora a supportare la denuncia di Gasparini è Massimo Candela, presidente di Oto Calabria (la sezione calabrese della Otodi, Ortopedici e Traumatologi Ospedalieri d’Italia) e direttore della Struttura operativa complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Paola.
«Le 15 unità operative di Ortopedia e Traumatologia afferenti al Servizio sanitario regionale – osserva Candela – sono da tempo penalizzate dalla cronica carenza di personale. Ad oggi quattro reparti (Soverato, Melito Porto Salvo, Castrovillari e Gioia Tauro) sono addirittura chiusi per mancanza di specialisti ortopedici. Tanti (troppi) malati calabresi sono stati costretti, con sacrificio proprio e delle proprie famiglie, a curarsi fuori regione (con ingenti costi per il Servizio sanitario regionale) alimentando il vergognoso fenomeno dell’emigrazione sanitaria che vede proprio l’ortopedia calabrese ai primi posti di una avvilente classifica». «Al contempo i neospecialisti ortopedici calabresi – prosegue Candela – sono stati costretti ad emigrare per trovare una collocazione professionale in altre regioni (privando loro malgrado la Calabria di preziose risorse professionali). Da tempo, infatti, nella nostra regione i concorsi per specialisti in Ortopedia e Traumatologia vanno semideserti. L’ultimo episodio è di un mese fa: ad un concorso a tempo indeterminato per tre posti di ortopedico, indetto dall’Asp di Cosenza, presidio ospedaliero di Paola, hanno partecipato due candidati, ma solo uno ha preso servizio. Se poi si considera che l’età media degli ortopedici attualmente in servizio particolarmente elevata si deve amaramente constatare che il numero di specialisti sul territorio regionale è destinato a scemare ulteriormente».
La soluzione a questa «emergenza sanitaria annunciata» non può essere secondo Candela la chiusura dei reparti di Ortopedia degli ospedali pubblici né la chiusura dell’unica Scuola di specializzazione della regione. «Occorre invece – è la conclusione – investire in risorse strutturali ed umane. Occorre che il Servizio sanitario regionale affronti immediatamente e concretamente l’emergenza degli organici. Occorre che il Servizio sanitario regionale e l’Università interagiscano per mettere la Scuola di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia in condizioni di raggiungere per il prossimo anno gli standard previsti».
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