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Jonny, parte il processo. E don Scordio resta ai domiciliari

Respinta la richiesta del sacerdote, che chiedeva la mitigazione della misura cautelare. Prima udienza fiume. Tra le parti civili ministero dell’Interno e Libera

Pubblicato il: 25/07/2018 – 21:15
Jonny, parte il processo. E don Scordio resta ai domiciliari

CROTONE Un’udienza fiume, davanti al tribunale collegiale di Crotone, quella per il processo nato dalla maxi-inchiesta “Jonny”, condotta dalla Dda di Catanzaro contro le cosche di Isola Capo Rizzuto che, secondo l’accusa, avevano messo le mani, tra le altre cose, sul centro di accoglienza migranti Sant’Anna di Isola. Iniziata alle 10 del mattino la prima udienza con rito ordinario è terminata alle 19. Ammesse le parti civili: l’Avvocatura dello Stato rappresenterà il ministero dell’Interno – che ha chiesto un risarcimento record da 52 milioni di euro – e l’Agenzia delle entrate. Ammesse come parte civile anche l’associazione “Libera, noi e numeri contro le mafie” e l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione. In occasione dell’udienza preliminare erano state già accolte le richieste avanzate da Confederazione nazionale delle Misericordie, Federazione interregionale delle Misericordie di Basilicata e Calabria, Comune di Isola Capo Rizzuto e dall’imprenditore Antonio Frustaglia. Per quanto riguarda la costituzione di quest’ultimo, nel corso dell’udienza le difese di Pasquale Poerio e Maria Lanatà avevano chiesto l’esclusione della costituzione dell’imprenditore. Eccezione respinta dal collegio presieduto da Marco Bilotta (a latere i giudici Rizzo e Bonfantini).
SCORDIO RESTA AI DOMICILIARI Respinta dai giudici anche la richiesta di revoca, o sostituzione con altra misura, degli arresti domiciliari per don Edoardo Scordio, che si trova a Rovereto la casa religiosa dei padri rosminiani. L’ex parroco di Santa Maria Assunta, fondatore della confraternita Misericordia di Isola Capo Rizzuto che gestiva il centro di accoglienza, è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso per avere, insieme al governatore della confraternita, Leonardo Sacco (che sta affrontando il processo con rito abbreviato), operato la distrazione di grandi risorse in favore della bacinella della cosca.
Secondo l’accusa sia Sacco che Scordio avrebbero garantito alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto l’ingerenza nella gestione del centro di accoglienza.
LE FOTOCOPIE La lunga udienza è stata resa ancora più lenta e pesante dalle questioni sollevate da alcuni avvocati che avevano chiesto ai rappresentati di Libera di produrre copia della costituzione di parte civile dell’associazione per tutti e 38 gli imputati che stanno seguendo il rito ordinario. L’udienza è stata sospesa anche per dare la possibilità agli avvocati di fare le numerose fotocopie richieste. Alla fine dell’udienza, però, i legali di Libera hanno dovuto fare presente al giudice Bilotta che, nonostante le richieste, erano rimaste 26 copie del documento.
CALENDARIO Al termine della giornata, in un’aula sovraffollata e con parecchie persone costrette a stare in piedi, sono state calendarizzate le prossime udienze che si terranno il 29 ottobre – occasione nella quale il pm Domenico Guarascio sentirà tre testi – il 26 novembre e il 10 dicembre.
Gli imputati nel procedimento Jonny sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dal metodo mafioso. L’inchiesta, condotta in interforze tra Carabinieri, Guardia di finanza e Squadra Mobile, ha preso di mira gli illeciti che orbitavano intorno alle famiglie di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, Arena e Nicoscia. Interessi che si sono spinti fino a lambire la provincia di Catanzaro grazie ad accordi con le ‘ndrine locali, come quella dei Catarisano.

ale. tru.

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