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L'abbraccio della Calabria a mister Mancini – VIDEO

Il commissario tecnico della nazionale a Catanzaro per il Premio Ceravolo: «Dal profondo Sud all’estremo Nord, gli azzurri hanno bisogno dell’aiuto di tutti»

Pubblicato il: 25/07/2018 – 21:08
L'abbraccio della Calabria a mister Mancini – VIDEO

CATANZARO Un tuffo nel passato con gli occhi del presente, per i tanti amanti del calcio calabrese, che abbracciano il Ct della nazionale Roberto Mancini, ospite della nona edizione del Premio Ceravolo, dedicato al patron artefice della prima promozione in serie A del Catanzaro. Due storie che per poco non si sono incrociate, perché Mancini avrebbe iniziato la sua straordinaria carriera calcistica subito dopo l’addio di Ceravolo dalla presidenza delle Aquile, ma il mister degli azzurri ha perfettamente chiara la stoffa del patron giallorosso, del quale – ricorda – «conosco la storia, una bella storia perché ha fatto la storia del Catanzaro, e conosco la personalità, molto simile a quella del mio presidente alla Sampdoria, Mantovani: due uomini eleganti e appassionati».
«ENTUSIASMO DA NORD A SUD» Parole che sono come una carezza sul volto dei due figli di Ceravolo, Mariella e Pippo, che consegnano a Mancini il premio intitolato al padre lanciando un ponte tra generazioni ma anche un messaggio quasi politico, l’auspicio di una Nazionale che non solo torni a essere vincente ma torni a unire gli italiani. Mancini il messaggio l’afferra quando spiega che nella sua nuova esperienza da Ct dell’Italia «si parte da quello che abbiamo: tanto entusiasmo in questo momento dopo il dispiacere di un mondiale senza l’Italia. Vorremmo che non accadesse più, e per far questo dobbiamo essere uniti, dal profondo Sud all’estremo Nord. Ci vuole l’aiuto di tutti, e ci vuole entusiasmo perché – prosegue Mancini – la Nazionale ha una storia importante e non può restare fuori da competizioni così prestigiose».
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«UNA SCELTA DI AMORE E DI CUORE» Il mister azzurro non nega che il calcio anglosassone sia qualche passo avanti a quello italiano, ma subito precisa: «La mia è stata una scelta di amore e di cuore, quando c’è la possibilità di allenare la squadra della tua nazione – spiega Mancini – tutte le altre cose passano in secondo piano. Questa esperienza mi piaceva molto soprattutto perché è un momento difficile, quindi ho fatto poche valutazioni, è stata davvero una questione di amore per la Nazionale e per la nazione. Ci sarà da lavorare, non sarà tutto semplice, ma ho molto entusiasmo: bisognerà rimboccarsi le maniche e lavorare con serenità, e attraverso il lavoro cercheremo di arrivare a vincere qualcosa di importante».
LA SCOMMESSA SUI GIOVANI Molti gli appassionati, soprattutto bambini e ragazzi, che fanno da corona a Mancini, ospite nella sede della Figc a Catanzaro per questa nuova edizione del Premio Ceravolo, che in passato, grazie anche all’attivismo dell’organizzatore Maurizio Insardà, ha già visto sfilare nel capoluogo calabrese i massimi nomi del calcio italiano. A salutare Mancini, in una kermesse condotta da Marica Giannini e introdotta dalle domande di Italo Cucci a Mancini, anche le istituzioni, dal sindaco Sergio Abramo al presidente della Provincia Enzo Bruno, e poi il rappresentante della Federazione Gioco Calcio Saverio Mirarchi e il presidente dei giornalisti calabresi Peppe Soluri, e infine i dirigenti delle principali squadre calabresi, dal Catanzaro alla Reggina. I temi al centro del Premio sono occupati dall’attualità calcistica, dalla possibile scelta di Andrea Pirlo come vice Mancini alle previsioni sul prossimo campionato, che vedrà – sostiene Mancini – «la Juve favorita e rafforzata con l’acquisto di Cristiano Ronaldo ma sarà comunque combattuto». Il messaggio del Ct azzurro vuole comunque essere improntato all’ottimismo: «Ci sono momenti storici per tutte le nazioni, momenti in cui le cose vanno bene e momenti in cui vanno meno bene. In questi ultimi momenti – rileva Mancini – bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare un po’ di più, ma credo che il calcio italiano ha dato sempre qualcosa di buono e continuerà a darlo. Spero che i giovani giochino, perché i giovani hanno bisogno di giocare con continuità e di fare esperienza, questo è importante per loro e in prospettiva Nazionale». Perché – conclude – nel calcio italiano «forse non c’è il fuoriclasse come nel passato, ma i Mondiali hanno dimostrato che chi aveva Messi o Ronaldo ha avuto difficoltà. Bisogna mettere insieme una squadra vera e pensare a qualificarci per gli Europei e i Mondiali, poi tutto può succedere».

ant. cant.

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