VIBO VALENTIA È entrato in Polizia nel lontano 1983 e a Vibo ci è arrivato negli anni ’90, all’epoca mandato a dirigere la Squadra Mobile in un territorio difficile dopo aver fatto altrettanto a Gioia Tauro. Oggi, però, Giuseppe Gualtieri torna in quel territorio in un’altra veste: non più da poliziotto che ha indagato per anni sul campo, ma da prefetto, da uomo dello Stato e alto rappresentante delle istituzioni governative. La sua esperienza e i suoi meriti sono noti – da dirigente della Squadra Mobile di Palermo, tanto per fare un esempio, catturò Bernardo Provenzano dopo 40 anni di latitanza – ma ora il suo compito è un altro, perché un prefetto «deve mettere insieme e rappresentare tante parti della società civile». Il giorno dopo il suo insediamento, incontrando i cronisti vibonesi, Gualtieri – affiancato dal vicario Eugenio Pitaro e dai suoi più stretti collaboratori – sottolinea l’importanza di «dialogare con chi ha il compito di interfacciarsi con l’opinione pubblica».
«Qui – spiega il neo prefetto riferendosi ai “suoi” anni vibonesi – tutto è cambiato, sotto certi aspetti purtroppo in peggio. Le persone perbene però – aggiunge – sono convinto che siano ancora di gran lunga in maggioranza rispetto a banditi e faccendieri. Ho accettato con gioia di venire a Vibo, un luogo che ho sempre avuto nel cuore». Dare risposte a cittadini con approccio costruttivo, «col sorriso», è una delle cose che Gualtieri annovera tra le sue priorità, ma bisogna farlo «senza nascondere le carenze strutturali con cui abbiamo a che fare».
Il nodo delle commissioni d’accesso e degli scioglimenti dei consigli comunali per mafia è nel Vibonese «la priorità», ma non va dimenticato che il prefetto «ha a che fare con le carte e da quelle non si può discostare, non è un investigatore». Importante per Gualtieri è una «quotidiana sinergia con le Procure», perché il fenomeno delle infiltrazioni mafiose negli enti pubblici «non va nascosto ma affrontato, non in maniera scandalistica ma con fermezza, perché chi ne fa le spese è sempre il cittadino». L’argomento scioglimenti è certamente quello più “caldo”, a Vibo e non solo. Gualtieri spiega che la legge in materia «finora ha fatto il suo dovere a pieno», ma non nasconde che la normativa «ha bisogno di qualche aggiustamento». «C’è una grande confusione negli enti locali tra il tecnico e il politico. Capita a volte – commenta il prefetto – che sindaci presi dalla passione civile di risolvere i problemi non vigilino sui tecnici e non si accorgano di cosa succede negli apparati burocratici. E questa, più che normativa, è una lacuna culturale».
Ritornando infine sugli anni alla guida della Mobile vibonese, Gualtieri rileva che «qui non è mai mancato lo Stato dal punto di vista della polizia giudiziaria, non c’è stata soluzione di continuità». «Poi però, dopo le operazioni delle forze dell’ordine, deve scattare un cambio di mentalità. Oggi – chiosa Gualtieri – c’è un black out sociale che ci impone di fare quadrato, perché la società civile c’è ancora e si può recuperare. Possiamo ancora alzare la testa».
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s. pel.
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