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Un raggiro da 400mila euro, indagate madre e figlia a Cosenza

Il Riesame ha confermato il sequestro disposto dal gip nei confronti di un’avvocatessa e della sua congiunta. L’indagine è partita dalla denuncia di una famiglia che avrebbe subìto una truffa sull’…

Pubblicato il: 26/07/2018 – 14:59
Un raggiro da 400mila euro, indagate madre e figlia a Cosenza

COSENZA A Maria Carmela Chiappetta e Maria Aragona la Procura di Cosenza contesta il reato di riciclaggio continuato. Per il pubblico ministero sussistevano anche i requisiti del reato di truffa, ormai prescritto, visti gli anni in cui l’illecito si sarebbe consumato. Le due donne sono finite nel registro degli indagati dopo la denuncia che una famiglia ha presentato alla polizia giudiziaria. Le presunte vittime, secondo quanto riferito anche in fase di interrogatorio, si sarebbero rivolte a Maria Carmela Chiappetta per incassare i soldi della polizza vita dopo la morte della signora Grazia Laino, congiunta e madre delle vittime che hanno denunciato l’episodio. Un totale di 800mila euro, la metà dei quali però, secondo gli inquirenti, sarebbe finita sul conto dell’avvocato Chiappetta nei confronti della quale nel mese di giugno è stato disposto il sequestro di una polizza vita dal valore di 370mila euro e di una somma di 29mila euro. Il decreto del Giudice per le indagini preliminari è stato confermato nei giorni scorsi anche dal Tribunale del riesame.
L’INGANNO Secondo le indagini della polizia giudiziaria l’avvocato Chiappetta avrebbe convinto le vittime a stornare in suo favore la cifra di 400mila euro, facendoli accreditare sul conto della madre (Maria Aragona, anch’essa indagata). Metà dell’importo della polizza vita è la parcella da pagare all’avvocato e l’intera legalità dei movimenti bancari, secondo gli agenti coordinati dal luogotenente Aurelio Tirrito, sarebbe stata poi formalizzata attraverso l’incontro tra le parti da un notaio e stipulando tutto con un patto. Ma quello che emerge dalle indagini è anche come Maria Carmela Chiappetta, secondo l’ipotesi accusatoria, «convinceva gli stessi (i familiari della defunta) ad accantonare le somme percepite a titolo di pensione di reversibilità al seguito di Grazia Laino, al fine di poter far fronte alle richieste di danno da parte del terzo trasportato nel sinistro dove aveva perso la vita la loro congiunta». Tutto questo, secondo l’accusa, accompagnato dal fatto che le vittime consegnarono anche il bancomat dal quale l’indagata prelevava dei soldi «senza nessuna autorizzazione», ammettono le persone offese davanti al magistrato. Ed è proprio dopo aver sentito i familiari che il gip scrive come «Carmela Chiappetta, abusando del rapporto di fiducia che la legava alle vittime e favorita dalla credulità delle stesse, sia riuscita attraverso menzogne, a far credere alle vittime che la metà del considerevole importo liquidato dalla compagnia assicurativa spettasse a lei a titolo di spese legali».
BANCOMAT E POLIZZA VITA Il profilo della truffa, secondo il giudice, trova riscontro anche nel fatto di far accantonare tutte le somme della pensione di reversibilità su di un conto al quale si deve aggiungere un altro aspetto e cioè che le comunicazioni da parte della banca arrivavano direttamente all’avvocato indagato e non agli intestatari del conto. «In questo modo li teneva oscurati dei movimenti bancari del conto», riporta il giudice. Terminata questa fase entra in gioco l’altra indagata. Sul conto di Maria Aragona, secondo gli inquirenti, sarebbero finiti i soldi al fine di «consentire l’investimento delle somme di provenienza delittuosa e l’identificazione delle stesse». E per mettere al sicuro il bottino, dalle risultanze investigative, salterebbe fuori l’accensione di una polizza vita (la stessa sequestrata, ndr) «resistente ad eventuali iniziative di recupero da parte dei soggetti danneggiati».

Michele Presta
m.presta@corrierecal.it

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