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Il patrimonio sprecato delle Asp calabresi – VIDEO

Il dossier di Guccione: «Dati drammatici. I privati portano via i beni grazie all’usucapione». Contratti fittizi e orali nella giungla della sanità che dimentica i propri immobili e spende 6 milion…

Pubblicato il: 27/07/2018 – 12:51
Il patrimonio sprecato delle Asp calabresi – VIDEO

COSENZA Nel mirino del consigliere regionale Carlo Guccione finiscono i beni delle Asp calabresi. Un patrimonio immobiliare che supera in valore 1 miliardo e 300 milioni di euro e che negli anni, non è azzardato dire nell’ultimo secolo, è stato via via perso dalle aziende sanitarie provinciali a favore di soggetti privati con il meccanismo dell’usucapione. «A febbraio ho chiesto al dipartimento salute di avere tutti i dati dei patrimonio delle aziende sanitarie provinciali calabresi – dice Guccione –. Il dato è drammatico perché il valore dei beni immobili di 1 miliardo e 300mila euro è a nostro avviso parziale, la stima che abbiamo fatto noi è ben più alta e arriva al doppio». Quindi dalla sala conferenze dell’hotel Royal di Cosenza Carlo Guccione chiede alla regione Calabria che si attivi attraverso una task force con la guardia di finanza affinché si verifichi la regolarità dei contratti stipulati dalle Asp calabresi e si eviti che soggetti privati attraverso il meccanismo dell’usucapione si arricchiscano in danno a beni di natura pubblica.
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CONTRATTI FITTIZI E ORALI Il ricorso alla giustizia civile per ottenere beni per usucapione non è una possibilità remota ma già più che concreta. Due sono i casi già stabiliti al tribunale di Palmi, altri 12 in attesa di definizione. «Il meccanismo è quello truffaldino dell’usucapione ma le Asp non fanno nulla per tutelare le proprietà. A Palmi sono stati assegnati due terreni di 73mila metri quadrati. Ci sono altre 12 cause per un totale di 460mila metri quadrati di terreni dell’Asp. Tutti questi beni – continua Guccione – sono iscritti nel bilancio dell’Asp di Reggio Calabria per 3 milioni di euro ma il loro valore è almeno cinque volte tanto». Nello stralcio del dossier che ha in mano il consigliere regionale ci sono contratti fatti in modo “orale” come succede a Pizzo dove, in base ai dati forniti dal dipartimento salute della regione, immobili di 50 metri quadri hanno una rendita annua di 2,47 euro o nel migliore dei casi 50 euro.

I NUMERI DEL DOSSIER Dai documenti, inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi non si rilevano dati sui contratti di fitto e non emerge nulla circa la data di stipula e di scadenza, la clausola del rinnovo e l’adeguamento del canone, la loro destinazione urbanistica. «È la dimostrazione della gestione poco oculata del patrimonio. L’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia – sottolinea Guccione – negli atti mette nero su bianco che “Non esiste un contratto” per un terreno in località Rombiolo di 45mila metri quadri il cui canone di fitto annuo (inesistente) è di 50,40 euro». C’è poi un terreno dell’Azienda ospedaliera di Cosenza il cui contratto risulta scaduto nel 1926 e il canone di fitto annuo è inferiore a 23 euro. «Dai dati della ricognizione immobiliare – afferma il consigliere regionale – risulta una scarsa utilizzazione del patrimonio pubblico con beni che non producono alcun reddito o un introito irrisorio, quasi inesistente».
I fabbricati dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro concessi in locazione hanno un canone di fitto pari a zero, ma il valore di bilancio di questi immobili  è di 4.886.941,42 euro. Diversi conduttori degli immobili risultano inadempienti. Dai documenti dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza si rileva che i contratti di locazione, laddove riscontrati, risultano tutti scaduti. Nulla è scritto, ad esempio, in merito al contratto di locazione della Banca nei pressi del nosocomio; invece il contratto dei fabbricati concessi in locazione nel Comune di Cosenza risultano scaduti negli anni 90.
Per quanto riguarda i fabbricati in possesso dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria, i contratti di locazione sono dichiarati tutti scaduti (ad eccezione di un solo caso) tra il 1958 e il 1973 e gli affittuari, nonostante i canoni esigui, risultano, anche in questo caso, inadempienti. C’è anche chi non ha pagato un fitto annuo di 2,47 euro per un fabbricato di 50 metri quadri, il cui contratto è scaduto nel 1958. Contratti scaduti e canoni non pagati anche per i terreni dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria. C’è chi avrebbe dovuto pagare 12 euro annui per un terreno di oltre 20mila metri quadri (contratto stipulato nel 1933), ma ad oggi risulta inadempiente.

IL PARADOSSO DELLE ASP Nonostante il patrimonio, immobiliare e non, con cifre a sei zeri, le Aziende sanitarie calabresi, da sempre stipulano contratti di locazione per l’esercizio delle loro attività. Questo produce un buco nelle casse che viste le cifre con cui le stesse aziende danno in fitto i propri immobili le entrate non pareggiano le uscite. «La situazione calabrese è paradossale – conclude Guccione –, spendiamo in un anno 6 milioni di fitti passivi e ne incassiamo 900mila di fitti attivi. A questo punto non mi sento di escludere che in determinati immobili abbia potuto avere interessi anche la criminalità organizzata, il plusvalore che si genera è elevatissimo».

Michele Presta

m.presta@corrierecal.it

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